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Questo articolo è stato pubblicato il 05 ottobre 2012 alle ore 19:19.
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Indirizzi. Orari. Cartografie. Bilanci. Sono informazioni che possono essere disponibili come open data per essere riutilizzate da parte di aziende, istituzioni, cittadini. E arricchiscono una filiera nell'economia della conoscenza in grado di contribuire allo sviluppo economico e alla trasparenza. In Italia, alcuni enti locali sono stati pionieri nella liberazione dei dati e nella loro diffusione: la Regione Piemonte ha aperto la strada con la pubblicazione dei primi dataset scaricabili da un singolo spazio sul web e riutilizzati in altre applicazioni. È un esempio seguito, finora, dai portali di altre Regioni: Emilia Romagna, Lombardia, Veneto, Toscana. Hanno contribuito ad arricchire gli open data disponibili online anche Province e Comuni sull'intero territorio nazionale. Ma sono ancora gli inizi. A riunire i dataset della pubblica amministrazione, locale e nazionale, è il portale dati.gov.it.
I dati aperti sono accessibili per chiunque sul web. In Italia, spesso, hanno licenze Creative Commons oppure Iodl (Italian open data licence), definite da FormezPa. Aumenta il perimetro dei dataset che arrivano online come dati aperti. Sono un punto di partenza. Startup e imprese possono utilizzarli per costruire app consultabili anche in mobilità.
Che innescano progetti sul territorio, come la visualizzazione di percorsi del trasporto pubblico su mappe e opportunità per ecommerce e turismo. Ma fanno parte di un mosaico più ampio che rivela la rapida evoluzione delle città: New York è stata la prima a varare la piattaforma di New York City Digital, dove ha aperto un archivio di open data e raccoglie app per scoprire il territorio urbano, selezionate anche attraverso competizioni pubbliche. In particolare sono stati rilasciati di recente gli "open transit data" che permettono di accedere ai dati del trasporto pubblico in tempo reale.
Quella della competizione aperta alle proposte del pubblico è un'intuizione seguita in Italia da concorsi come Apps4Italy. In Europa, il Regno Unito ha incoraggiato sperimentazioni pionieristiche. Il ministero della Salute inglese ha varato consultazioni online per raccogliere idee utili: come in un forum, i cittadini possono sottoporre suggerimenti per varare applicazioni capaci di contribuire al miglioramento della qualità di vita. E, inoltre, dallo spazio online di data.gov.uk sono accessibili dataset che contribuiscono all'analisi dell'offerta sanitaria locale. Anche alcune utility hanno varato portali di open data: in Italia Enel ha iniziato a pubblicare i bilanci in formato riutilizzabile.
Secondo Gartner, i dati aperti dovrebbero essere «una priorità per qualsiasi organizzazione che usa il web come canale per la distribuzione di beni e servizi». In particolare, possono essere distribuiti attraverso api (application programming interface) che semplificano il riutilizzo delle informazioni. Il «Guardian» è stato tra i pionieri nel data journalism (o "giornalismo dei dati"): la disponibilità di dataset è diventata un terreno fertile per condurre inchieste e progettare visualizzazioni. Il quotidiano ha attivato anche collaborazioni con i lettori, che possono utilizzare i dati raccolti dai giornalisti e rielaborarli in modo creativo con grafici o infografiche condivisi sui social network.
Di recente, anche Europeana ha aperto i suoi scaffali: è il progetto di una biblioteca digitale europea che riunisce video, immagini e testi, resi accessibili come linked open data.
Ma quello degli open data è anche un percorso verso la trasparenza: la condivisione dei dataset delle pubbliche amministrazioni incentiva la collaborazione dei cittadini. Che alimentano smart communities. Anche per le imprese sul territorio è un volano. A partire dal Canada una società che noleggia biciclette, Bixi, ha coinvolto i suoi utenti con i dati aperti: alcuni sviluppatori hanno usato le informazioni sulle abitudini dei ciclisti per progettare app che indicano i percorsi ottimali in città.
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