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Questo articolo è stato pubblicato il 21 ottobre 2012 alle ore 17:39.

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Grazie alla vicenda dell'Ilva di Taranto, l'opinione pubblica si è improvvisamente ricordata che di Sin, in Italia, che ne sono 57 e che il 3% del territorio è contaminato. I Sin sono Siti di interesse nazionale da bonificare e, come insegna proprio l'Ilva, l'opera da realizzare è ciclopica.

Da anni, però, c'è chi lavora per trovare metodi più efficienti di quelli tradizionali per l'analisi del terreno e delle falde contaminati, ma anche per l'avviamento e poi il monitoraggio della bonifica. È un team internazionale con 20 partner che per quattro anni, grazie a tre milioni concessi dall'Unione europea, ha lavorato sul progetto ModelProbe, finalizzato alla messa a punto di sistemi più efficaci e meno invasivi; il progetto si è appena concluso e i risultati sono stati presentati a Ferrara, al Remtech Expo, la fiera delle Remediation Technologies, le tecnologie per le bonifiche dei siti contaminati e la riqualificazione dei territori. Spiega Giorgio Cassiani, docente di geofisica applicata dell'Università di Padova, uno dei responsabili della parte italiana del progetto: «Tradizionalmente si fanno dei grandi carotaggi e si vanno a verificare le sostanze chimiche presenti, ma il metodo è costoso e poco efficiente, perché molto dipende da quanti carotaggi si fanno e da dove li si fa.

Per questo si è pensato che mettere insieme approcci complementari potesse portare a risultati più soddisfacenti». In effetti ModelProbe si basa proprio su questo: la complementarietà delle diverse tecnologie. Così per esempio, alcuni si sono occupati della presenza di contaminanti nella vegetazione di un certo sito, altri hanno messo a punto tecniche simili alla Tac da applicare ai terreni, altri ancora hanno studiato gli isotopi naturali, mentre Cassiani ha compiuto studi sulle caratteristiche elettriche dei terreni. Spiega l'esperto: «La conduttività elettrica di un suolo cambia a seconda di molti fattori, tra i quali la presenza di idrocarburi. Infatti, anche se l'olio minerale è un isolante, quando è nel terreno viene metabolizzato dai batteri, che producono elementi di scarto idrosolubili, modificando la conduttività. I batteri poi, a loro volta, vivono in colonie dotate di una propria conduttività: calcolando come influiscono le caratteristiche elettriche in base a tutte queste variabili si possono avere molte informazioni utili». Non solo. Per fare questo tipo di studi – spiega Cassiani – è sufficiente fare carotaggi assai più limitati nel tempo, meno profondi e ampi di quelli tradizionali; una volta acquisiti i dati fondamentali, li si incrocia infatti con tutti gli altri (per esempio sulla presenza di metalli pesanti o di gas) e si ottiene una stima molto affidabile della condizione generale di un sito.

Tra i partner del progetto c'è anche Createc, consorzio di una ventina di imprese lucane che lavorano sull'ambiente e sull'innovazione tecnologica, in collaborazione con l'Istituto di metodologie per l'analisi ambientale del Cnr di Potenza diretto da Enzo Lapenna, in Basilicata, altro partner di ModelProbe.

Il nuovo approccio è stato sperimentato a Trecate, il sito in provincia di Novara dove c'è stato uno sversamento di 15mila metri cubi di idrocarburi nel 1994, con ottimi risultati, e lo stesso è avvenuto nei diversi siti europei dove lo si è testato (in Europa i siti da bonificare sono circa 20mila).
Visto però che il progetto europeo è terminato, la domanda è: che succede adesso? «Parte fondamentale di ModelProbe – risponde Cassiani – era la cosiddetta disseminazione, ossia la messa a disposizione gratuita di tutto ciò che abbiamo scoperto. Per questo sul sito di ModelProbe sono presenti i riferimenti per ricevere gratuitamente sia un corso di e-learning sia il volume curato dall'Università Sapienza di Roma, altro partner italiano (in particolare Marco Petrangeli Papini) e intitolato «Model-Driven Soil Probing, Site Assessment and Evaluation. Guidance on Technologies». L'idea «è facilitare la diffusione di queste tecnologie molto più sostenibili tra le Arpa ma anche tra le aziende che si occupano di bonifiche e risanamenti, affinché in Italia come nel resto dell'Europa le riqualificazioni possano procedere in modo molto più efficiente e rapido di quanto non sia avvenuto finora. Quanto a noi, stiamo andando avanti con le ricerche dei metodi di bonifica più sostenibili, tagli ai fondi (italiani) permettendo».

www.ufz.de/modelprobe/index.php?en=18269

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