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Questo articolo è stato pubblicato il 12 novembre 2012 alle ore 16:56.

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Con senso dell'umorismo tutto britannico l'hanno chiamata Silic on Roundabout: un'umile rotatoria nel traffico incessante di Londra, ben lontana dalla più celebre Silicon Valley americana. Dietro l'ironia, però, c'è molta ambizione: quella di creare un centro della tecnologia e dell'innovazione che possa rivaleggiare con quanto di meglio producono gli Usa.

Benvenuti a Tech City, hub tecnologico nella zona orientale di Londra, un tempo depressa ma ora rigenerata grazie anche alle Olimpiadi.
Nelle intenzioni del premier britannico David Cameron, che ha promosso il progetto, sarà proprio il Parco olimpico il cuore della nuova Tech City. Gli inquilini sono alcuni nomi già celebri come Google, Intel, Vodafone, Yammer e Airbnb, mentre Facebook sta aprendo qui il suo primo engineering hub fuori dagli Stati Uniti. Accanto a loro ci sono migliaia di startup e piccole società con grandi aspirazioni: ben 3.200 allo stato attuale, che danno lavoro a 48mila persone.
Il progetto, annunciato lo scorso anno da Cameron, è partito in sordina, con molto entusiasmo e pochi fondi, ma è cresciuto. «La zona est di Londra ora ha un profilo globale, - afferma Rohan Silva, consigliere del premier per la tecnologia e ideatore del progetto londinese -.

Il Governo ha ascoltato le richieste degli imprenditori accelerando la concessione di permessi di lavoro e investendo nella banda larga superveloce. E ora vogliamo facilitare l'accesso alla quotazione in Borsa per le società tecnologiche in crescita». Poste le basi nel 2012, dall'inizio del prossimo anno scatta la fase di accelerazione. A questo fine Silva è riuscito a tirare fuori il coniglio dal cilindro con l'annuncio che Joanna Shields dal 1° gennaio 2013 sarà chief executive della Tech City Investment Organisation. La Shields, vicepresidente di Facebook e managing director per l'Europa, il Medio Oriente e l'Africa, negli ultimi due anni è stata la regista dell'enorme espansione del social network, passato da 130 a 283 milioni di utenti nella sua zona, che ora rappresenta il 41% degli utili totali del gruppo.

Prima di Facebook era stata managing director di Google in Europa, Medio Oriente e Russia, e poi chief executive del social network Bebo, che nel 2008 era riuscita a vendere a Aol per 530 milioni di sterline, diventando anche presidente della divisione social and communications products di Aol.
Secondo Silva la Shields «ha tutto quello che serve per far fare a Londra il salto di qualità: esperienza, abilità, determinazione, e una lunga lista di contatti globali». I cacciatori di teste incaricati dal Governo hanno telefonato alla Shields per chiederle se aveva qualcuno da raccomandare per l'incarico a Tech City. Con grande sorpresa si sono sentiti rispondere: «Sì, sono io la persona che cercate». Dopo anni a lavorare per grandi corporation, voleva la sfida di far crescere un'entità piccola e fare da trait d'union tra il settore pubblico e le società private.

«Non c'è motivo per cui non possiamo fare di Londra il primo posto al mondo per società tecnologiche, - dichiara la Shields -. Londra non dovrebbe essere un luogo di passaggio, ma conquistarsi il posto che le spetta di centro dell'innovazione nel mio mondo, il settore digitale. È importante attirare le startup perché se iniziano qui e costruiscono il loro business allora resteranno qui e si quoteranno qui, ed è quello che vogliamo».
Oltre alle startup britanniche, Tech City punta ad attrarre anche società dal resto del mondo, Silicon Valley compresa. Come Virtual Instruments, gruppo di creazione di software per la gestione della performance che ha sede a San Josè, e ha appena aperto un ufficio a Tech City. Avrà 20 developer e altri dieci verranno assunti il prossimo anno. La ragione, spiega Skip Bacon, chief technical officer, è che «la concorrenza nella Silicon Valley è tale che è diventato impossibile reclutare le persone giuste. Per ogni ingegnere ci sono dieci ditte pronte a offrirgli un posto di lavoro». A Londra, invece, «abbiamo trovato le persone migliori, un forte sostegno locale e il minimo di problemi».

Video - East London Tech City

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