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Questo articolo è stato pubblicato il 18 novembre 2012 alle ore 15:11.

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Memorie di massa allo stato solido. Costano 20 volte più dei dischi rigidi tradizionali e hanno una vita corta la metà, ma sono più veloci, silenziose e risparmiose in termini energia. Dopo che Ibm ha inventato nel 1965 il primo disco rigido moderno "350 Ramac" (grande quanto un'utilitaria, dotato di 50 dischi rotanti e capace di archiviare meno di 4 megabyte), sta cambiando il paradigma sul quale ci siamo basati finora: le unità allo stato solido (Ssd), gli hard disk senza piatti rotanti, stanno crescendo.

Sono a bordo di un pc ogni 10 e saranno su un pc ogni tre in due anni.
La tecnologia degli Ssd è analoga a quella delle chiavette di memoria Usb: si tratta delle memorie Nand Flash, inventate nel 1980 da Fujio Masuoka nei laboratori giapponesi della Toshiba. Dopo quasi due decenni di sviluppo (e lo scontro con la tecnologia concorrente creata da Intel, Nor Flash, soprattutto per le prime schede di memoria delle fotocamere) da 10 anni le memorie Ssd sono diventate un'opzione possibile. Nel museo all'interno del stabilimento Samsung di Hwaseong alle porte di Seoul, il cammino di questa evoluzione è palese. Dai primi pezzi venduti negli anni 90 che costavano decine di migliaia di dollari a quelli commercializzati oggi il salto tecnologico è impressionante: miniaturizzazione, evoluzione e affinamento delle tecniche di produzione, riduzione degli scarti di fabbrica lungo linee di produzione che costano 10 miliardi di dollari.

Oggi con un wafer standard di silicio da 300 millimetri si possono produrre memorie Ssd con lavorazioni da 21 nanometri, in futuro anche da 14 e poi 11 nanometri. Ma la cosa più interessante è che diventano sempre più affidabili le tecnologie più avanzate che permettono correzioni di errore e compressione dei dati, arrivando a offrire unità Ssd in sostituzione agli hard disk dei computer portatili a un costo di un dollaro a gigabyte, contro gli 0,5 centesimi al gigabyte per i dischi rigidi.

Grazie a tablet e ultrabook, ma anche ai server nei data center che hanno bisogno di memorie ad accesso super-veloce, il mercato sta crescendo in maniera esponenziale. Per Samsung la crescita è del 183% per gli Ssd, con la media del 20% nel settore server e il 231% per quello dei notebook. E se fino a due anni fa cambiare il disco rigido con un Ssd con molta meno memoria voleva comunque dire spendere più di 2mila dollari, oggi si possono spendere meno di 300 dollari per avere un Ssd di buone dimensioni.

I vantaggi degli Ssd sono tre: maggiore velocità di lettura e scrittura, consumi molti più bassi (e temperature molto più basse) con errori meccanici inesistenti perché privi di parti in movimento ed estrema silenziosità. I problemi derivano invece dal ciclo di vita ridotto rispetto ai dischi magnetici o magneto-ottici: le tecnologie più costose permettono fino a 100mila cicli di lettura-scrittura, mentre le tecnologie più economiche si fermano a meno di mille cicli. Quanto basta comunque per usare un Ssd tutti i giorni, 24 ore al giorno, per un anno.

La preoccupazione maggiore per il mercato rimane il costo per gigabyte, tanto che le maggiori case produttrici stanno sfruttando la possibilità di creare dischi ibridi, con una quota di memoria Ssd e la maggior parte tradizionale su disco per poter avere i vantaggi dell'accelerazione e sfruttare una grande capacità a prezzi contenuti.

Il punto chiave, però, sostengono i ricercatori di Samsung, è che entro pochi anni i dischi rigidi non avranno più senso sia in termini di costi che di velocità di utilizzo. Ora nel mercato dei pc sta l'esplosione dei volumi siamo al 5-10% del mercato pc con Ssd, nel 2013 saremo al 20% e per il 2016 la metà dei pc venduti avrà un Ssd a bordo, senza contare tutti i tablet e gli ibridi.

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