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Questo articolo è stato pubblicato il 18 novembre 2012 alle ore 15:08.

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Ritrovarsi tra gli uomini di Neanderthal, su una nave fenicia, negli abissi del Mar Baltico per esplorare un relitto settecentesco. Oggi è possibile, grazie al sempre più massiccio utilizzo di tecnologie nell'ambito dei beni culturali. «Esempi - spiega Sofia Pescarin direttore scientifico di Archeovirtual e coordinatore di V-Must – di una serie infinita di applicazioni destinate a influire in maniera determinante su quantità e tipologia dei flussi del turismo culturale».

Lo si è visto ad Archeovirtual, sezione dedicata all'archeologia virtuale, all'interno della Borsa Mediterranea del Turismo archeologico che si è tenuta a Paestum dal 15 novembre e si chiude oggi. La sezione Archeovirtual è stata organizzata e coordinata dall'Istituto per le Tecnologie applicate ai beni culturali del Cnr, che fa da osservatorio internazionale di tecnologie per il patrimonio attraverso V-Must, la rete internazionale dei musei virtuali.

Grazie alla rete, sono stati presentati a Paestum 19 progetti provenienti da Finlandia, Egitto, Spagna, Grecia, oltre, chiaramente, all'Italia. Sono stati classificati in sei sezioni a seconda delle tecnologie impiegate. Si va dai semplici filmati, che arricchiscono le informazioni del turista integrando la realtà con ricostruzioni computerizzate; ai prodotti illustrativi per iPad e smartphone che utilizzano il tablet a disposizione dell'utente mentre visita i luoghi, anche con immagini tridimensionali. Ci sono poi tecnologie touchscreen, sempre più utilizzate dai musei, in sostituzione della "vecchia" postazione multimediale. Si presentano nuove possibilità di arricchire le proprie conoscenze anche dal pc casalingo, trovando, ora sì, su internet immagini 3D.

Per poi offrire nelle ultime due sezioni esempi di interazione naturale: una prima che consente, grazie a camere con raggi infrarossi, al visitatore di immergersi in un ambiente ricostruito senza utilizzare apparentemente alcuno strumento. La seconda, ancora molto sperimentale, che grazie a un sensore posto sulla fronte dell'utente, monitora l'attività elettrica del suo cervello e dosa, a seconda della sua attenzione, la quantità e qualità di informazioni da somministrargli. Un workshop a chiusura dei lavori ha poi consentito di tirare le fila delle proposte e degli studi in corso, alla presenza del presidente del Cnr, Luigi Nicolais, e con la partecipazione del presidente dell'Iccrom (Unesco) Stefano De Caro.

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