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Questo articolo è stato pubblicato il 25 novembre 2012 alle ore 15:51.

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Prepariamoci a tre anni di grossi cambiamenti nelle nostre città, in nome delle nuove reti banda larga. Vedremo spuntare antenne sui tetti – e su vari tralicci, in campagna – per il mobile di quarta generazione (Lte). Circa cento città conosceranno importanti "lavori in corso", per scavi in fibra ottica. E nei principali 30 capoluoghi ci sarà anche qualcosa in più: gli operatori andranno a bussare nei condomini per cablare la fibra fin dentro le case.

Adesso che tutte le carte degli operatori sono sul tavolo, è possibile immaginare quello che vedremo. Grandi opere: per circa 8 miliardi di euro da qui al 2015. Arriviamo a questa cifra sommando gli annunci degli operatori sulle nuove reti. Confrontandoli, si scopre per esempio che quella più diffusa sarà l'Lte: Telecom Italia promette di raggiungere il 40% della popolazione entro il 2014 (con mezzo milione di euro d'investimento in antenne). È il solo operatore ad aver dichiarato la copertura di medio periodo, ma è prevedibile che gli altri non saranno da meno. «Per alcune antenne dovremo anche potenziare il backhauling – il collegamento al resto della rete – in modo da supportare le alte velocità permesse dall'Lte (100/50 Mbps a livello di cella)», dice Roberto Opilio, responsabile Technology di Telecom. Ancora nel 2011, la maggior parte delle antenne Telecom aveva un backhauling su semplice rame. Nei suoi piani 2014, il 60,3% sarà in fibra, mentre il 32% sarà in ponte radio ad alta capacità (centinaia di megabit).

La fibra ottica, insomma, sarà la vera protagonista del cambiamento. Tanta ne verrà messa da Telecom Italia, Fastweb e F2i/Metroweb (che poi affitterà la rete agli operatori, come si appresta a fare a Milano con Vodafone e Wind). In modi diversi, però. Telecom e Fastweb metteranno fibra fino agli armadi stradali, investendo in modo congiunto laddove possibile. Per Telecom significa portare la fibra nel pozzetto dell'operatore, sotto l'armadio, aprirlo e mettere 1 o 2 mini-dslam. Ciascuno di questi apparati supporta 48 doppini-utenze. Ogni armadio ne gestisce 200. Il mini-dslam avrà quindi da una parte la fibra e dall'altra il fascio di doppini, che arriva fino alle case. Questa tecnologia si chiama Vdsl2 e costerà a Telecom 200 euro per casa fornita; l'operatore prevede di coprire 100 città, 7 milioni di famiglie, entro il 2014. Fastweb invece costruirà un proprio armadio, probabilmente interrandolo. Il suo è un piano in 20 città (5,5 milioni di famiglie, di cui ne copre già 2,2 milioni con la propria storica rete in fibra). La velocità Vdsl2 è di 50 Megabit, ma può arrivare a 100 Megabit grazie al vectoring, tecnologia che riesce ad annullare il rumore sul cavo (grazie a un algoritmo di gestione dello spettro frequenziale). Lo rende così più idoneo a trasferire informazioni e quindi gli permette velocità più elevate. Il vectoring va installato nei sistemi degli operatori e supportato dai modem degli utenti.

F2i/Metroweb ha invece un piano da 4,5 miliardi di euro per portare fibra ottica nelle case e negli uffici di 30 città (20% della popolazione, 23% delle utenze business) entro il 2015, con velocità da 100 Megabit in su. Significa scavare per mettere fibra fino alla base del palazzo (saltando l'armadio) e poi salire lungo le canaline, fin dentro gli appartamenti, in modo analogo a quanto avviene adesso con il doppino di rame.

In particolare userà un'architettura Gpon per le famiglie: dalla centrale, la fibra arriva a un punto, da cui si dirama verso i singoli utenti. Destinerà invece l'architettura Point to point agli uffici: un collegamento diretto per ciascuna utenza e quindi massime prestazioni. Anche Telecom userà queste tecnologie, ma in un secondo momento e laddove richiesto dal mercato. Ma quale sarà l'impatto ambientale di queste nuove reti, nei nostri tetti e nelle strade? Notevole, ma alcune norme del decreto Crescita 2.0 (ora in discussione al parlamento) provano a ridurlo al minimo. Il decreto abilita le minitrincee, tecniche di scavo che consentono di completarlo in 24 ore, aprendo una porzione ridotta di asfalto. Consente inoltre agli operatori di riutilizzare, per le antenne Lte, gli stessi tralicci già adoperati per Gsm e Umts (grazie a un ritocco del sistema di misura delle emissioni elettromagnetiche).

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