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Questo articolo è stato pubblicato il 24 novembre 2012 alle ore 20:15.

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«Vengo dal banking, ma il mondo delle startup è più attrattivo», dice Antonino Rindone che a 32 anni è diventato cfo di Beintoo, impresa innovativa con l'intuizione di coinvolgere il pubblico online in campagne promozionali attraverso meccanismi ludici. Ha uffici a Milano e New York: può contare su una sede a Palo Alto, città della Silicon Valley dove sono concentrate startup capaci di allargare i confini al mondo. Beintoo sarà la prima a entrare nell'acceleratore Vodafone xone che lunedì ha tagliato il nastro inaugurale a Milano: è una piattaforma per facilitare lo sviluppo delle imprese grazie ad asset come l'accesso al management dell'operatore di telefonia mobile, le tecnologie di rete, la platea di clienti e il network della distribuzione sul territorio.

Ma il progetto è più ampio e risponde a esigenze di internazionalizzazione: costruisce un ponte con la Silicon Valley attraverso l'incubatore gemello Vodafone xone varato un anno fa e affiancato dal braccio finanziario Vodafone Ventures, a differenza dell'Italia dove il gruppo di telefonia mobile non entra nel capitale delle imprese che aiuta a decollare. È la spinta propulsiva a un ecosistema che trova un terreno fertile nel tessuto locale. «Bisogna avere una testa da piccola azienda per lanciare una startup: il mondo delle piccole e medie imprese dovrebbe essere un fornitore forte di quella materia prima», ha osservato il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera che ha ricordato accordi informali con il Fondo Italiano d'Investimento della Cassa Depositi e Prestiti per stanziamenti indirizzati alle nuove imprese innovative.

«Prevediamo di avere 5-6 startup l'anno», dice Vincenzo Scarlato, head of innovation e new product di Vodafone Italia. A valutare la partecipazione alla piattaforma di accelerazione sono i partner locali di Vodafone xone: l'incubatore Digital Magics e le società di venture capital 360º Capital Partners, Innogest Sgr e Tlcom Capital Llp. Prima del debutto, è iniziata una sperimentazione con il progetto Vodafone Beta: le idee di alcuni dipendenti sono state sostenute con un budget e risorse tecniche esterne, fino a diventare applicazioni software pubblicate sul sito web di Vodafone xone. L'esigenza di piattaforme per lo sviluppo sul territorio e per l'internazionalizzazione è diffusa tra gli startupper. Aldo Daghetta, country manager di Etalia, per un anno e mezzo ha vissuto con fondi personali e, dopo aver bussato a molte porte, ha trovato finanziatori. Non dimentica gli ostacoli affrontati nei mesi precedenti: «Fare una startup in altri Paesi è più facile», commenta Daghetta che ha aperto il centro di sviluppo tecnologico in Svizzera, è presente anche a Milano e vuole sbarcare negli Usa e in Gran Bretagna. Appdoit, invece, ha radici nel capoluogo lombardo e a Cagliari, all'interno di Applix: ha varato il laboratorio per applicazioni software accessibili da dispositivi mobili. Scommette poi sull'espansione nel mercato cinese dove ha accordi con due editori locali e guarda alle opportunità in Sudamerica, Sudest asiatico, Balcani e Turchia.

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