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Questo articolo è stato pubblicato il 09 dicembre 2012 alle ore 13:44.

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Joacy Barreto Marquez impugna il piccolo registratore digitale con fierezza. Sta intervistando - per modo di dire, visto che non esiste una lingua comune - una decina di giornalisti stranieri. Sono venuti da tutto il mondo in questo angolo di Amazzonia per vedere cosa significa portare la Networked Society in luoghi quasi inaccessibili, dove non arriva nemmeno l'elettricità. A Suruacà, villaggio di un centinaio di famiglie sulle rive del fiume Tapajòs, che incontra il Rio delle Amazzoni a un paio d'ore di barca da qui, il generatore funziona per poco tempo ogni giorno. Serve per guardare le gare di Formula 1 e l'immancabile telenovela sulla tv a schermo piatto nella sala comune. Ma poche centinaia di metri più in là, dove inizia la foresta, si erge l'antenna alta 60 metri e alimentata da pannelli solari che nel 2011 ha portato internet. E una connessione 3G più rapida ed efficace che nel centro di Milano. Joacy, 54 anni portati senza sconti, è il factotum di Radio Japiim fm, la radio del villaggio che diffonde note e parole da un altoparlante e si sente fino all'ultima casa. Non ha il look da dj ma la comunità gli riconosce un ruolo importante e nessun giovane osa tentare di "rottamarlo".

«Barreto si occupa della radio ma sono almeno 400 i "forest reporter" attivi nell'area che fanno web tv» spiega Eugenio Scanavino, medico, anima di Saúde e Allegria, Salute e Allegria, la Ong che ha portato un nuovo modo di fare medicina lungo i fiumi dell'Amazzonia. Eugenio assomiglia a Gino Strada. Non solo per le attività che conduce. Ne ha i modi, l'irruenza, la passione e anche una straordinaria somiglianza fisica. Racconta cosa ha significato portare la connessione internet in queste zone. Il futuro più sfrontato e denso di promesse immerso nella quiete arcaica della foresta amazzonica. Il progetto si deve a Ericsson, in collaborazione con l'operatore telefonico locale Vivo. Il gigante svedese degli apparati per telecomunicazioni presente con uno stabilimento in Brasile dal 1955 è leader in America Latina con una quota superiore al 40% nel mercato telecom e sta ora lanciando la copertura 4G/Lte per la telefonia mobile. La banda larga mobile sarà lo strumento del salto di qualità: consente di portare connessioni in aree disagiate e lontane, permette collegamenti finora impensabili, mette in rete intelligenze e saperi. «È quello che stiamo cercando di fare con il progetto Connect to learn – spiega Carla Belitardo, responsabile Sostenibilità di Ericsson America Latina – un'iniziativa no profit avviata in Africa e ora introdotta in Sudamerica. Abbiamo già connesso alcune scuole cilene, adesso lavoriamo su due comunità brasiliane». In pratica Ericsson ha portato connessione veloce in due scuole, una a Vila Cruzeiro, la favela di Rio de Janeiro preferita dal calciatore Adriano per le sue scorribande notturne, e l'altra in Amazzonia, a Suruacà. È un processo di education in the cloud: ai ragazzi che partecipano al progetto vengono messi a disposizione netbook per studio, ricerche, social media e si provvedono collegamenti via Skype con gli studenti in Amazzonia. «Garantiamo più flessibilità nell'accesso ai contenuti e maggiore condivisione – sintetizza Belitardo – l'utilizzo è user friendly e ci consente di monitorare i progressi». Per l'azienda svedese, che opera nel b2b, questo contatto diretto con l'utente finale, seppure veicolato tramite l'operatore telefonico, è una grande opportunità. «Che non intendiamo sottovalutare», garantisce Belitardo.

Anche se in ultima istanza l'operazione è volta a mostrare a partner e istituzioni il potenziale dell'investimento in tecnologia. Lei ci crede talmente da aver convinto buona parte dei dipendenti Ericsson brasiliani ad operare come Virtual volunteer, sorta di insegnanti virtuali impegnati con le due scuole connesse: a ottobre sono state avviate due classi di digital inclusion utilizzando i social media.

Non è che i ragazzi di Rio fossero a digiuno di internet. Hanno cellulari e amano i videogame ma spesso la connessione è precaria e devono ricorrere a quella messa in vendita dai piccoli negozi della favela. Il progetto di connessione 3G in Amazzonia è partito nel 2009 a Belterra nello stato del Parà, con la posa della prima antenna che ha consentito di mettere in rete 16mila persone di 170 comunità lungo il fiume Tapajòs. Questo ha portato a un aumento del 74% del commercio locale, il 43% degli studenti sono attivi sul web e persino la rielezione del sindaco Pastana sembra collegata al piano di inclusione digitale voluto dalla municipalità all'insegna dello slogan "Educazione, priorità". La giovane Monica, appassionata di politica ed attiva con un blog ha avuto talmente seguito da ottenere il posto di "segretario delle comunicazioni" del Comune. L'anno scorso Ericsson ha raddoppiato, impiantando la seconda antenna a Suruacà. Oggi oltre 150 villaggi hanno connettività Gsm e 3G con una copertura su 44mila chilometri quadrati nella foresta amazzonica.

Ma non è tutto. Internet si è rivelato un formidabile alleato anche su un altro fronte. Abaré, nella lingua indigena "un amico che si prende cura di te", è il tipico barcone che si incontra lungo questi fiumi. All'interno non ha cabine per viaggiatori ma studi medici (persino un'unità semi-intensiva) e porta la sanità ai villaggi. Risale il fiume Tapajòs e organizza visite, controlli, cure dentistiche. Il progetto è nato dalla Ong di Scanavino in collaborazione con Terre des Hommes Olanda ed Ericsson che garantisce le connessioni internet a bordo. «Così possiamo anche permetterci di fare consulti con colleghi di San Paolo o Rio a 4mila chilometri di distanza – dice Scanavino – il progetto ha funzionato talmente bene che ora anche il governo ci crede e ha avviato la costruzione di una trentina di barche-ospedale simili, con l'obiettivo di arrivare a cento unità». Si comincia alle sei e mezza di mattina, dopo una notte di navigazione, e la giornata scorre tra vaccinazioni, analisi prenatali, esami di prevenzione ed educazione sanitaria. Alla sera si fa il circo. Perché non ci può essere salute senza allegria.

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