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Questo articolo è stato pubblicato il 15 dicembre 2012 alle ore 16:38.

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Moneta sonante. Come i punti dell'Esselunga, le miglia dell'Alitalia o i buoni pasto aziendali. Anzi, come le figurine Panini, che da ragazzi per far tornare gli scambi diseguali compensavamo con una Coca-Cola o un ghiacciolo.

Mentre la moneta emessa dalle banche centrali continua ad avere un valore (dettato dal valore nominale o dal tasso di cambio) e un prezzo (il tasso di interesse), emergono dalla rete nuove forme di monete che hanno un valore ma non un prezzo. Sono cioè utilizzabili come i "miniassegni" degli anni Settanta: lo scambio avviene perché chi offre e chi riceve la moneta alternativa ne accetta il valore, ma non c'è un tasso d'interesse e tantomeno uno spread da pagare. Non c'è neanche una banca centrale o un singolo organo emittente. È più simile a un'economia di baratto che non a un sistema monetario, ma non è neanche un vero baratto. Perché, se i mercati sono conversazioni, la moneta in ultima analisi è informazione. E la rete serve a far circolare informazione come mai nessuna tecnologia prima. Se ne sta rendendo conto anche il sistema monetario mondiale.

Hanno iniziato le valute digitali create all'interno dei grandi giochi online (i Linden Dollars di Second Life, le valute dei videogame in rete, ma prima ancora i crediti delle BBS e i punti di The Well) che hanno l'ambizione limitata di consentire scambi in ambienti limitati. Come le perline usate nei villaggi-vacanza per pagare le consumazioni al bar, oppure le fiches di un casinò. Soldi del Monopoli. Però dai fondali della rete sta emergendo anche un animale di un altro tipo: una sorta di Godzilla post-moderno creato da un anonimo genio informatico (un tal Satoshi Nakamoto, che in realtà è l'alias di un hacker sconosciuto) basato su una crittografia indistruttibile e sull'anonimato assoluto. I Bitcoin sono monete digitali emesse in quantità finita (21 milioni di monete generate in modo automatico dal 2009 sino al 2140) e senza un organo centrale: tutti quelli che li utilizzano con un borsellino elettronico scaricano anche il database di tutte le transazioni effettuate fino a quel momento, in maniera rigorosamente anonima ma che permette di tracciare la storia di ciascun singolo Bitcoin. Una banca centrale peer-to-peer.

Le implicazioni stanno affascinando gli economisti: c'è chi critica e chi invece magnifica le sorti progressive di questa moneta differente dalle altre (si veda al riguardo "Baratto 2.0 alternativa anti-crisi" di Nòva24 di domenica 21 ottobre), e finora solo pochi la prendevano sul serio, nonostante alcune aziende avessero deciso di offrire servizi di cambio con dollari ed euro (oggi attorno ai 13,6 dollari e 10,4 euro). «Eppure – dice l'economista dell'università Bocconi Carlo Alberto Carnevale Maffé – è evidente che il monopolio della moneta per diritto sovrano come lo conosciamo dagli ultimi secoli è messo in discussione e che i mezzi di scambio informativo a disposizione delle persone sono sufficienti a chiudere le transazioni anche in presenza di scarsa liquidità. Questa è una progressiva crepa nel grande muro della moneta così come la conosciamo».

Il primo a cercare di dare gambe finanziarie ai Bitcoin è stato MT.Gox, da cui sono passate fino all'80% delle vendite e acquisti di questa moneta virtuale e che era stato sospeso temporaneamente dalla Banca di Francia l'anno scorso. Per questo Bitcoin-Central (di proprietà del gruppo francese Paymium), altra entità che si occupa di comprare e vendere Bitcoin sui mercati, ha stipulato un accordo con il Credit Mutuel Arkéa e l'istituto di pagamento Aqoba (capace di offrire servizi di pagamento come le banche ma anche come Paypal o Dwolla, ad esempio) al fine di poter dare ai suoi clienti un codice Iban, tenere conti in bitcon, emettere carte di debito, accettare pagamenti e accrediti per i suoi clienti. Non potrà invece investire i soldi dei suoi clienti o aprire linee di credito come una vera e propria banca. Ma c'è tempo per tutto. «La rivoluzione degli smartphone – dice Carnevale Maffé – ha creato una tecnologia di scambio orizzontale inedita: cambiano le occasioni di utilizzare la moneta tradizionale, si crea spazio per quella alternativa, svincolata dal monopolio di una banca centrale. Dopotutto, dove sta scritto che lo Stato debba avere un monopolio assoluto in questo campo se la comunità ne ammette anche altri?».

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