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Questo articolo è stato pubblicato il 15 dicembre 2012 alle ore 16:39.
Sotto la pressione degli interventi legislativi il testo scolastico accelera nella dismissione dei panni cartacei sulla strada verso i nuovi supporti digitali. Ma già guarda al superamento della tradizionale forma libro per sciogliersi in una versione liquida in grado di sfruttare tutte le potenzialità della rete. Prima sono state la lavagna interattiva multimediale e la legge 133, che ha obbligato gli editori a estensioni web per il testo. Adesso è il decreto Sviluppo a imprimere un'accelerazione che ha provocato non poche polemiche. Ma quel che è certo è che il libro di testo digitale sarà una rivoluzione ineludibile che gli editori hanno avviato da tempo per consolidare un mercato da 650 milioni di euro. Partendo dal presupposto che la tecnologia non sia un fine, ma uno strumento per facilitare l'apprendimento e il coinvolgimento degli studenti. Sempre che induca un cambio della didattica: «È di scarso valore pedagogico rendere disponibile la tecnologia se non cambiano le strategie educative, gli obiettivi, le attività didattiche e i ruoli che in esse hanno docenti e studenti, così come i contenuti stessi», sottolineava recentemente Rosa Bottino del Cnr.
La tecnologia «diventa uno strumento abilitante, che attiva processi a fini didattici», sostiene Roberto Gulli, ad di Pearson Italia (Bruno Mondadori e Paravia tra gli altri), che sottolinea come il digitale possa spingere nella direzione imposta dall'Ocse-Pisa, il lavoro di gruppo: «Nella didattica del futuro non contano tanto le conoscenze e le competenze individuali, ma il mettere insieme i saperi per costruire un'intelligenza condivisa». «La tecnologia diventa il perno di un nuovo ecosistema didattico digitale, con la scuola che può contribuire a chiudere il gap tecnologico che viviamo oggi», sostiene Carlo Parmeggiani, direttore Education di Intel, che ha da poco siglato un accordo con Microsoft, Giunti e Paperlit per una piattaforma integrata di tecnologie, formazione e contenuti attorno a un sussidiario per le elementari e un manuale di geografia per le medie.
«Carta e digitale non sono in contrapposizione, anzi sono destinati a coesistere nell'ottica dell'integrazione», aggiunge Giorgio Palumbo, presidente del Gruppo Educativo dell'Aie. Ma intanto si sperimentano forme e modelli che vadano oltre il libro tradizionale. Come le piattaforme di apprendimento che diversi editori hanno introdotto: ambienti multimediali per singole materie con esercizi e test monitorati direttamente dal docente, ma che introducono anche forme collaborative tra studenti sul modello del web 2.0. Quello che Maria Vittoria Alfieri, responsabile econtent di Rcs Education, chiama «collaborative learning». E una delle grandi opportunità che il supporto digitale può sfruttare deriva dalla sua flessibilità: «Il contenuto può essere fruibile non più in maniera uniforme, ma il sapere può essere plasmato sulla base delle esigenze personali del docente e, soprattutto, dello studente», spiega Andrea Chiaramonti, ad di Giunti Scuola. Senza perdere di vista le potenzialità della possibilità di interazione multimediale: «Il digitale è uno strumento di learning by doing, utilizzabile come approfondimento ma anche come sostituzione dell'esperienza laboratoriale», sottolinea Irene Enriques, direttore generale della Zanichelli.
Senza contare che per una volta il digitale permette di rendere protagonisti i ragazzi, che sfoggiano competenze molto più elevate dei loro insegnanti. Proprio qui sta uno dei nodi: «Con una preparazione tecnologica dei docenti a macchia di leopardo – sostiene Alfieri –, la preoccupazione è quella di creare prodotti semplici e intuitivi, che rendano comprensibili le potenzialità e gli strumenti a disposizione». D'altra parte «il docente resta al centro del processo didattico – afferma Enriques –: il nostro compito è quello di rendere riconoscibile e di accompagnare i professori nel percorso da fare». Coinvolgere i docenti è una delle priorità della "rivoluzione digitale", perché sono loro i veri agenti della didattica. Sempre che – e su questo sono tutti d'accordo – la scuola ritorni a essere una delle priorità del rilancio del sistema Paese. Ma questo non dipende dalla tecnologia.
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