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Questo articolo è stato pubblicato il 17 febbraio 2013 alle ore 15:07.

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Il 2013 sarà l'anno dell'audio in 3D. Ci crede Hollywood, ci credono i produttori cinematografici ma anche i i big dell'elettronica di consumo. È la rivincita del suono sull'immagine: l'accelerazione tecnologica che ha conosciuto il video prima con il 3D (nel 2009 il debutto con Avatar della stereoscopia nei cinema) e oggi con il 4k (l'altissima risoluzione) non ha stimolato i sistemi audio sia in ambito domestico che nelle sale cinematografiche.

Come spesso lamentano gli audiofili, il lancio dell'audio digitale nei cinema è roba antica, da anni Novanta. Nelle case solo gli appassionati del surround hanno montato sei diffusori per provare l'ebrezza del 5.1. Oggi poi ci si può spingere al 7.1 ma cambia poco. Il suono è ancora qualche passo indietro rispetto agli effetti speciali dell'immagine in movimento.

Quest'anno questo gap potrà essere colmato. Il suono in 3D è uscito dai laboratori. A differenza però di quanto avviene con la "terza dimensione" (con o senza occhiali) l'"inganno" è meno macchinoso. Il nostro cervello naturalmente ascolta in 3D, interpreta i suoni e li posiziona nello spazio dandoci così la possibilità di capire da dove arrivano. Le vibrazioni impresse all'aria sono riflesse dagli oggetti e dalle superfici intorno a noi, il ruolo della tecnologia consiste quindi nel conferire una dimensione spaziale al suono. Già da qualche anno i nuovi home theatre parlano di audio in 3D. Come il sistema 3D Orchestra di Loewe che propone diffusori di forma cilindrica che possono emettere i suoni a 360° per riempire meglio spazi anche a pianta irregolare. Su questa falsariga, lavorando sulla tecnologia dei diffusori si muovono anche Philips, Bose, Sony, Lg e molti altri.

Ma è dal cinema (e dai teatri, si legga l'articolo a fianco) che si attendono le novità più interessanti. Dolby Laboratories ha presentato nei giorni scorsi Atmos, una piattaforma audio che rende ciascuno speaker indipendente e consente ai registi ed addetti al suono di posizionare il suono all'interno della sale. L'audio teoricamente potrà essere mixati e posizionato all'interno della sala. Se un personaggio sullo schermo guarda all'interno della sala verso una sorgente audio, l'addetto al mixaggio avrà la possibilità di posizionare con precisione il suono in modo che corrisponda alla linea di visuale del personaggio e che l'effetto sia uniforme per tutto il pubblico. Al contrario, in un mixaggio tradizionale 5.1 o Dolby Surround 7.1 l'effetto dipenderebbe dalla posizione in cui è seduto lo spettatore. Inoltre, il sistema supporta fino a 128 flussi audio simultanei (canali o elementi audio) e consente fino a 64 feed di altoparlanti discreti.

Il passaggio è quindi da sei, dieci altoporlanti a 64 posizionanti anche sopra la testa dello spettatore. Se l'audio si sente dall'alto, dall'"emisfero superiore", la sensazione di realismo aumenta, così assicurano i manager dei Dolby Laboratories. L'innovazione di questo sistema consiste nella possibilità di creare una configurazione precisa di suoni selezionati che provengono da molteplici canali, posti frontalmente, intorno e sopra la platea. In sostanza, il regista potrà decidere cosa far sentire allo spettatore e dove a prescindere dalla configurazione degli altoparlanti all'interno delle sale cinematografiche. Per gli addetti al mixaggio, la tecnologia rappresenta una tavolozza per creativi. Per i gestori delle sale una tecnologia in più e investimenti. Per ora sono solo una ottantina le sale nel mondo. Per l'Italia, sono in corso dei contatti. Per ora la rivoluzione può attendere.

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