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Questo articolo è stato pubblicato il 17 febbraio 2013 alle ore 15:06.

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Generazione di influenzati. Siamo tutti sempre più condizionati nelle nostre scelte d'acquisto, soprattutto online. A confermarlo è il Global Web Index, osservatorio indipendente che monitora i flussi in rete di 7 paesi europei e di 31 nel mondo, arrivando a coprire l'87% della popolazione digitalizzata.

Nei numeri presentati in anteprima per l'Italia su Nòva24 i ricercatori leggono i nuovi comportamenti dei net-consumatori: nell'anno passato gli utenti sono diventati più coinvolti dai commenti della blogosfera e dei social network. E l'acquisto si è trasformato in una conversazione continua. Così investitori e brand stanno correndo ai ripari, perché la nuova stagione dell'e-commerce fotografa una maggiore partecipazione e un processo di acquisto più lungo perché più condiviso.

Secondo il Global Web Index il 62% degli utenti su scala mondiale ha commentato un prodotto online dopo averlo acquistato (escludendo l'effetto social network). Il dato comprensivo dei commenti che rimbalzano a suon di post e tweet si attesta addirittura al 69% e oltre la metà degli utenti cosiddetti "ibridi" – ovvero coloro che iniziano l'acquisto informandosi in rete, ma che poi lo completano nel punto vendita – postano commenti. Per l'esattezza sono il 55 per cento. E si spinge addirittura al 79% tra coloro che acquistano completamente online.

Così certamente in rete si acquista (e le crescite sono esponenziali), ma soprattutto si confrontano tariffe, si scovano offerte, si dialoga con community verticali. Il profilo di chi compra grazie a internet è sempre più complesso. E alla promozione si affianca la conversazione. Ecco allora che si moltiplicano piazze virtuali dove si dialoga, ci si arrabbia, ci si confronta, e poi (finalmente) si acquista.

In Italia la fotografia mostra contorni più sfumati, smorzando facili entusiasmi: un utente su due commenta sul web l'acquisto (si tratta del 51% senza considerare i social media, 11 punti in meno rispetto alla media mondiale). Continuando il parallelo con i dati globali da noi crescono gli utenti "ibridi", sospesi tra online e offline: sono ben il 34 per cento. Si assottigliano invece i tecno-consumatori che comprano con smartphone: sono solo l'11%, a fronte del 25% nel mondo. «In Italia il tasso di engagement è meno marcato rispetto agli altri paesi perché si acquista soprattutto da pc e meno da mobile.

E poi la massiccia presenza degli utenti "ibridi" fa emergere il ruolo centrale del negozio fisico, magari sottocasa», racconta Marcello Mari, responsabile Global Web Index Italia.
I mercati, filtrati attraverso le lenti delle conversazioni online, fanno spiccare l'alta influenza della Cina, dell'India e degli Stati Uniti. L'Italia occupa le retrovie, con una bassa soglia di influenza e con un peso minore delle conversazioni. «Siamo uno dei paesi al mondo che meno discute dei propri acquisti in rete e soprattutto sui social, collocandoci tra gli ultimi tre paesi per quanto riguarda l'influenza esercitata online», precisa Mari.

Comunque da noi si acquistano viaggi, scarpe e prodotti enogastronomici. Ma tra quelli più cliccati (e acquistati) si impongono i libri, grazie soprattutto ad Amazon e Ibs. Numeri rilevanti anche per l'abbigliamento, con le griffe che propongono ottime soluzioni. Abbracciano gli acquisti in mobilità soprattutto i paesi emergenti. «I mercati meno maturi come quelli asiatici acquistano da smartphone e tablet. Noi ci fidiamo meno dal telefonino».

Ma qualcosa sta cambiando, grazie alla spinta dei social network, fruiti in particolare in mobilità e che stanno contribuendo a determinare nuove fasi di acquisto. «L'impatto del mobile commerce è crescente, soprattutto per i micro-pagamenti», afferma Margherita Pagani, docente di digital marketing all'Università Bocconi. I nuovi device virano verso questa possibilità. «Il mercato sperimenta l'Nfc, il near field communication. Con un chip del telefono è possibile pagare direttamente con la propria sim, facendo una semplice transazione telefonica», conclude Pagani.

Il consiglio per aziende e utenti è chiaro: puntare sull'e-commerce, anche in mobilità. «La presenza online è imprescindibile, gli utenti mondiali hanno integrato il web nel processo di acquisto. Se un brand oggi non opera in rete resta tagliato fuori dallo spettro decisionale del consumatore», conclude Mari. Vecchi bisogni per nuovi cittadini digitalizzati.

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