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Questo articolo è stato pubblicato il 09 marzo 2013 alle ore 19:53.
Paul McCartney non ha perso tempo su Vine: la rock star dei Beatles in un video di pochi secondi chiede al pubblico di riconoscere l'inizio di un brano dopo aver fatto ascoltare le prime note. Per catturare le immagini in tempo reale occorre avere l'applicazione software di Vine e toccare lo schermo con le dita: è un gesto che equivale a premere il simbolo «rec», spesso indicato da un cerchio rosso.
La durata massima della registrazione non può superare 6 secondi. E poi si possono aggiungere temi attraverso gli hashtag. I nomi di Colin Kroll, Dominik Hofmann, Rus Yusupov sono poco noti, eppure insieme hanno fondato la startup newyorkese acquisita da Twitter ancora prima del debutto ufficiale su internet. Vine diventa un'area di espansione per il social network. E nei 6 secondi replica il limite creativo dei 140 caratteri dei micropost. Secondo le stime dell'Interactive Advertising Bureau (Iab) il 92% delle persone che guardano video sui dispositivi mobili sceglie anche di condividerli con altri, ad esempio attraverso la reti sociali online. E il 12% di questi pubblica i suoi filmati su Twitter. Che ricostruisce un immenso jukebox visivo. Il duello di Vine è con altre applicazioni software capaci di introdurre gesti e procedure originali nei social network.
Cinemagram ha iniziato come uno spazio dove animare le fotografie, ispirato dal successo dei filtri di Instagram: l'intuizione del fondatore Temo Chalasani è stata di semplificare il processo di rielaborazione delle immagini. Dopo aver lanciato una società dedicata all'ecommerce ha sperimentato con gli smartphone. Gli iscritti di Cinemagram possono registrare fino a 30 secondi e scegliere poi soltanto 4 secondi da condividere. Altre startup hanno scommesso, invece, sui video fino a 15 secondi. Tout adopera algoritmi che derivano da un progetto dello Stanford Research Institute per ridurre i tempi di upload. A raccontare in un quarto di minuto retroscena o anticipazioni sono, ad esempio, emittenti televisive e quotidiani come il «Wall Street Journal». Ha rallentato Viddy: è stata tra le prime applicazioni software a introdurre effetti creativi per le immagini, ma dopo un iniziale decollo l'attenzione degli utenti è declinata.
Secondo Iab il 20% delle persone guarda video dalla durata fino a 2 minuti sugli schermi dei dispositivi mobili. La metà degli intervistati, invece, preferisce dai 2 ai 3 minuti. La grammatica degli hashtag è ubiqua: gli argomenti sono indicati con una o più parole precedute dal simbolo # e costruiscono in questo modo percorsi crossmediali da esplorare. Alcune applicazioni software non hanno limiti di pochi secondi alla registrazione di filmati. È stato un ex attivista per i diritti degli afroamericani, Michael Seibel, a varare Socialcam: ha conquistato presto terreno grazie agli iscritti di Facebook dove è diventata uno strumento per raccontare viaggi, vacanze e feste attraverso le immagini. I video nelle reti sociali online sono anche un'area di frontiera per i reporter: YouTube raccoglie ogni giorno circa 7mila ore di giornalismo e sul sistema operativo iOs ha varato l'applicazione YouTube Capture.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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