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Questo articolo è stato pubblicato il 17 marzo 2013 alle ore 16:08.

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Sempre più spesso i criminali vengono incastrati grazie alle tracce di Dna che hanno incautamente lasciato sul bordo di una tazza o su un mozzicone di sigaretta. Fino a qualche tempo fa un'analisi simile era alla portata solo di laboratori sofisticati, ma oggi il prezzo degli strumenti necessari sta per diventare alla portata di chiunque o quasi. Con quali conseguenze?

Se lo è chiesto Heather Dewey-Hagborg, artista statunitense autrice del progetto «Stranger Visions», che mette in guardia contro le intrusioni cui siamo esposti ogni volta che lasciamo in giro tracce del nostro Dna. L'artista va in cerca di reperti come chewing-gum masticati, bicchieri di carta e simili, documentando il luogo del ritrovamento. Poi, con l'aiuto di un laboratorio, il Dna viene estratto dai reperti, e ne vengono trascritte le parti in cui sono presenti polimorfismi a singolo nucleotide (Snp), cioè quelle in cui una singola coppia di basi determina un carattere variabile all'interno della specie umana. Infine, Dewey-Hagborg usa un software creato da lei stessa, che estrae dalla sequenza del Dna i dati che possono influenzare l'aspetto del viso, quali colore della pelle o degli occhi, larghezza del naso e così via, per creare un modello 3D del volto della persona da cui proviene il materiale genetico. Il ritratto è poi esposto sul sito strangervisions.com, nonché trasformato, con una stampante 3D, in una "maschera" tridimensionale che viene esposta in una mostra itinerante. «L'idea – spiega Dewey-Hagborg – mi è venuta un giorno in cui, nello studio della mia terapista, ho visto che nel vetro che copriva una stampa alla parete c'era una crepa che imprigionava un capello, e mi sono chiesta di chi fosse. Da allora ho cominciato a notare possibili fonti di Dna umano ovunque. Spargiamo in giro continuamente il nostro patrimonio genetico senza neppure accorgercene».

Lo scopo del progetto è ammonire contro la possibilità che insorgano forme di "sorveglianza genetica". «Analizzando un campione di Dna è possibile ricavarne informazioni intime, che potrebbero essere ignote anche alla persona stessa. Inoltre, attraverso indagini di polizia ed esami medici, si stanno moltiplicando i database in cui queste informazioni vengono conservate. Se possiedo la sequenza del tuo genoma, non solo posso conoscere cose molto personali su di te, ma posso impersonarti, o addirittura clonarti. Sono scenari fantascientifici, ma che stanno diventando realtà».

Dewey-Hagborg ammette che i ritratti ottenuti hanno solo una vaga somiglianza con la persona da cui sono stati generati. Ce lo conferma Paola Riva, docente di Biotecnologie farmaceutiche all'Università di Milano: «È vero che alcune varianti genetiche sono associate al colore dei capelli, degli occhi, della pelle, ma questo non basta per determinare i tratti fisionomici di un volto: non abbiamo ancora sufficienti conoscenze relativamente all'identificazione di tutti i geni e di specifiche varianti implicate nella morfogenesi di una facies, e inoltre ci sono fattori ambientali non prevedibili che si sommano a fattori genetici». Da una traccia di Dna è possibile estrarre informazioni sensibili quali la predisposizione a varie patologie. Tuttavia Riva ci ricorda che «tutte le informazioni ricavate dall'analisi genetica sono considerate dati sensibili e quindi tutelati dalla legge sulla privacy. Se qualcuno a nostra insaputa si impossessasse di una nostra traccia biologica e ne estraesse il Dna non potrebbe usarlo, perché occorre un consenso informato, anche se l'utilizzo è a fini di ricerca».

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