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Questo articolo è stato pubblicato il 29 marzo 2013 alle ore 21:23.

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Tre grandi file di specchi solari parabolici, lunghe oltre duecento metri ciascuna, larghe 11 e alte sei. Dall'alto appaiono come tre strisce di luce brillante, nel giallo ocra del Marocco, e contrastano con la massiccia torre grigia del cementificio di Ait Baha del gruppo Italcementi.

L'impianto solare che sorgendo a Ait Baha (l'avvio è previsto in estate) è infatti abbastanza diverso dai sistemi Csp parabolici (concentrated solar power) che sono stati sviluppati negli scorsi dieci anni.

Innanzitutto lo specchio è completamente diverso dalle ormai classiche parabole lineari in metallo o vetro. Si tratta di una sorta di lungo "pallone" in poliestere con il fondo coperto da alluminio riflettente, sviluppato al Politecnico di Zurigo. Il tubo ricevitore della luce solare concentrata passa dentro al "pallone" che così funge, nella parte superiore trasparente, da protettivo dello specchio inferiore. Nel tubo, poi, non passano fluidi costosi, come olio diatermico o sali fusi (come è il caso del sistema Archimede italiano) ma soltanto aria, che viene arroventata fino a 600 gradi.

Il tutto è poi basato non più su incastellature di acciaio, ma su basamenti, losanghe e grandi ingranaggi basculanti tutte in calcestruzzo ad alta precisione (la specialità della svizzera Airlight). Per cui ogni fila di specchi è massiccia, arriva a pesare circa mille tonnellate, ma è praticamente invulnerabile ai venti del deserto e meno soggetta agli sbalzi termici e alla corrosione.

«Lo specchio polimerico a pallone – aggiunge poi Giovanni Cinti, esperto di impianti dell'Italcementi – ha un vantaggio essenziale: il basso costo di produzione e di manutenzione. Si può sostituire facilmente rimuovendolo e mettendone un nuovo rotolo. Poi si gonfia con un ventilatore. Ed è in gran parte autopulente dall'acqua e dalla sabbia».

L'impianto, progettato per un ciclo di vita di più decenni, poi si abbina a un sistema di accumulo energetico il più possibile semplificato. In pratica una grande piscina circolare coibentata, circa venti metri di diametro per trenta, riempita di sassi di basalto. Dove l'inerzia termica della pietra assicura il calore dall'impianto almeno per tutta una notte.
L'energia prodotta dagli specchi, circa 6 megawatt termici, va poi alla già esistente centrale di cogenerazione del cementificio (che sfrutta il calore residuo dei forni per farne elettricità). Una turbina Turboden a fluidi organici basso bollenti che aziona un alternatore. Risultato finale: un milione di chilowattora elettrici annui aggiunti alla produzione cogenerativa, pari a 800 tonnellate di Co2 risparmiate.

«Sembrano grandi cifre, ma in realtà sono ancora piccole, in confronto ai fabbisogni di un grande cementificio – spiega Di beni – ma l'obiettivo del progetto è sperimentale. Vogliamo, insieme ad Airlight, verificare la tenuta e l'economicità del sistema in una situazione reale. E studiarne ulteriori miglioramenti. Fino a dimostrare che il nostro approccio solare è superiore ai Csp già sperimentati in passato. Tuttora non oltre il 20% di efficienza, al di sotto dei pannelli fotovoltaici».

«L'impianto oggi produrrà circa mille megawattora all'anno di energia elettrica. Ma all'origine fa sei volte tanto in termini di calore – osserva Cinti – con l'integrazione diretta, per esempio ai processi di essiccazione del cementificio, ci sarebbe un balzo nella produttività del sistema». Il che inizierebbe, forse, a giustificare i tre milioni di euro investiti da Italgen (e Airlight) nel progetto.

Non pochi per un esperimento. D'altro canto per il gruppo Italcementi l'energia rinnovabile non è una moda. Con impianti in 21 paesi, un peso dell'energia al 40% medio dei costi totali e una radicata tradizione nelle rinnovabili (nata dalle 15 centrali idroelettriche del Nord-Italia, alcune di oltre un secolo) la ricerca di nuove fonti è essenziale per un gruppo centrato su produzioni energivore. Per questo la centrale solare di Ait Baha si affianca a sei campi eolici Italgen in Bulgaria, Marocco, Grecia e a un maxi progetto sul vento del Mar Rosso in Egitto. E se il grande solare di Ait Baha dimostrerà, con il tempo, di progredire verso l'economicità c'è da scommettere che diventerà il capostipite di altri suoi simili.

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