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Questo articolo è stato pubblicato il 29 marzo 2013 alle ore 21:23.

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La futura scuola digitale - tra ritardi, difficoltà e ristrettezze - prova a battere un colpo. Dopo la partenza sperimentale dei primi due progetti Miur sulla diffusione delle Lim (Lavagne interattive digitali) e per gli ambienti innovativi (Cl@ssi 2.0), ora sembra arrivato il momento del terzo indirizzo: quello dell'editoria digitale per fornire nuovi contenuti didattici da condividere tra ambiente classe e ambienti online.

Nell'intenzione di spingere l'introduzione del libro digitale nella scuola, il ministro Profumo ha firmato un decreto per l'adozione nelle scuole elementari (prima e quarta), medie (prima) e superiori (prima e terza) di libri di testo in formato misto (digitale e cartaceo) o completamente digitale. Iniziativa che dall'anno scolastico 2014/2015 dovrebbe produrre un taglio netto sui tetti di spesa per le dotazioni librarie degli studenti. Le famiglie interessate potranno risparmiare il 20% se gli istituti scolastici propenderanno per la forma mista e fino al 30% se il formato prescelto sarà solo digitale. Inoltre, il Ministero metterà a disposizione una piattaforma con la quale gli insegnanti potranno «consultare e scaricare online le demo illustrative dei libri di testo in versione mista e digitale ai fini della loro successiva adozione».

Spinta importante, ma che riporta in primo piano la questione dei ritardi e carenze infrastrutturali: mancato cablaggio in fibra degli edifici scolastici, e scarsa alternativa wifi per la poca copertura degli ambienti scolastici con conseguente oggettiva difficoltà - in assenza di adeguate connessione a internet - nella fruizione di libri digitali. Non solo. Rimane anche al palo l'indispensabile formazione tecnologica dei docenti. E su tutto grava la coperta sempre più corta delle risorse: difficile trovare finanziamenti per la scuola di domani, e per ora nello striminzito bilancio ci sarebbero solo alcune decine di milioni di euro mentre per il solo cablaggio pare ne servirebbero almeno tre, ma di miliardi.

C'è poi, tra le reazioni al decreto, il disagio degli editori. L'Aie precisa che il Ministro «non ha affatto convinto gli editori della bontà» del provvedimento. L'Associazione italiana editori si è detta non solo preoccupata per la filiera (editori, grafici, cartai, librai, agenti) di un settore come quello dell'editoria scolastica che registra un giro di affari di 650 milioni di euro, ma anche per le note insufficienze tecnologiche (banda larga) della scuola e per i costi in più che le famiglie dovranno sobbarcarsi per dotare i propri ragazzi delle indispensabili attrezzature tecnologiche (portatili, tablet, e-reader eccetera)
Tuttavia, il tassello del libro digitale resta fondamentale e va inserito nella prospettiva più ampia di una rivoluzione in corso della didattica che promette di ridisegnare la "forma della scuola".

Parole chiave: didattica digitale e delle competenze. Gli esperti della formazione vi insistono da tempo, e nelle strategie sia Ue che nazionali è al centro dei programmi educativi. Il suo impatto è così forte che va oltre i modelli di insegnamento: spinge a trasformare le strutture scolastiche ridisegnandone gli spazi.
È una didattica dinamica che mette fine alla tradizionale centralità della classe come unità di studio in uno spazio circoscritto. Niente schemi rigidi e chiusi. Il lavoro può articolarsi in gruppi e/o individualmente per poi riconnettersi attraverso le infrastrutture cloud. Lo "spazio scuola" diventa funzionale all'elaborazione, alla manipolazione, alla condivisione, ma anche al rispetto dei tempi e ritmi del singolo fino allo "spazio pausa" dedicato ad attività non strutturate. Il modello architettonico nel quale si estrinseca - già sperimentato nel Nord Europa - è quello dell'open space. Riassumibile in "meno pareti e più cablaggio". E poi "aree connettive" invece di corridoi, spazi comuni, laboratori e soprattutto l'agorà: centro simbolico del nuovo mondo-scuola.

Per entrare nel futuro la scuola italiana guarda a questi modelli. Tuttavia, l'introduzione finora in via sperimentale delle Ict nelle aule ha reso consapevoli che la sola innovazione tecnologica non basta se poi non si rimuovono le vecchie strutture che impediscono la fluidità dei processi comunicativi innescati dalla sinergia tra didattica delle competenze e digitale. Arriva allora al momento giusto la proposta strategica dell'Ance (Associazione nazionale costruttori edili) che in uno recente studio ha presentato un piano-paese per una riqualificazione delle infrastrutture scolastiche in linea con le esperienze più innovative in campo internazionale inclusa la dimensione open space.

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