"Si trovava su una gran spiaggia gialla dietro cui si ergevano dune alte come montagne. La spiaggia era completamente deserta. Si allontanava curva da entrambe le parti prima di scomparire confondendosi col mare agli estremi limiti della visione... Non una roccia, non una foglia, non un uccello, non un animale, e nessun riparo dal sole...".
Così lo scrittore sudafricano Wilbur Smith in "La spiaggia infuocata" descrive la Costa degli Scheletri, propaggine sull'Altlantico del Namib, il grande deserto che si estende per oltre duemila chiolometri dall'Angola fino al Sudafrica. La storia racconta di un naufragio e si svolge negli Anni Venti. A quei tempi ancora molte navi andavano a schiantarsi su questo litorale dell'Africa sudoccidentale, battutto dall'impetuosa corrente di Benguela.
LA SVIZZERA DELL'AFRICA
Chi si salvava dalle gelide acque dell'oceano, spesso moriva di stenti accanto ai relitti dei vascelli e alle carcasse delle balene, che numerose venivano a finire la loro vita su questo tratto di costa. Poi, in poche settimane, la fine sabbia del Namib ricopriva tutto, uomini e cose, trasformando la spiaggia infuocata in un museo all'aperto di scheletri di navi, di uomini e di balene.
Oggi la Costa degli Scheletri, il Namib e la Namibia, il paese che prende il nome dal suo deserto, non sono più il luogo duro e implacabile raccontato da Wilbur Smith. O meglio, esistono ancora le sue spiagge infuocate, i suoi angoli più selvaggi e i suoi spazi infiniti. Ma non sono di certo un luogo inospitale. Anzi, oggi la Namibia è un paese talmente organizzato e tranquillo da essersi guadagnato il titolo di "Svizzera dell'Africa". Grande tre volte l'Italia (la sua superficie è di 825 mila chilometri quadrati) la Namibia ha solo due milioni di abitanti, con un pil pro capite annuo di circa 7.500 dollari, tra i più alti del Continente Nero. Inoltre, repubblica autonoma dal marzo 1990 (prima dipendeva dal Sudafrica, che nel 1915 aveva strappato questo enorme territorio ai tedeschi), la Namibia ha un governo democratico misto, di bianchi e di neri insieme, con un presidente - Hifikepunye Pohamba - nero.
Per chi ha sempre sognato di fare una vacanza in Africa, ma ci ha rinunciato per i disagi, i pericoli e la fatica che un viaggio del genere potrebbe comportare, la Namibia può quindi essere un'occasione unica. Perché questo paese è tante Afriche messe insieme. Ha dune bianche che si gettanto nell'Oceano Atlantico. Dune rosse che raggiungono i 500 metri: quelle di Sossusvlei sono le più alte del mondo e il suo deserto, il Namib, è tra i più antichi del pianeta.
I PARCHI: TRA L'ETOSHA E IL CANYON
Ha 17 tra grandi parchi e riserve naturali: l'Etosha è uno dei primi e più ricchi parchi africani. Ha una savana verdissima e profondi canyon: il Fish River Canyon, con i suoi 160 chilometri di lunghezza, è secondo al mondo solo al Grand Canyon americano. Ha foche e leoni, ghepardi e gazzelle, elefanti e giraffe, fenicotteri e aquile. Ha molta acqua e giacimenti di diamanti tra i più vasti del mondo. E vanta addirittura la Namibian Islands' Marine, un'area protetta che si estende su circa un milione di ettari di mare e 400 chilometri di costa da Meob Bay, a nord di Lüderitz, fino a Chaimas Bay, a sud della città portuale, spingendosi per 30 chilometri nell'Oceano Atlantico.
Una riserva che tutela le coste e uno dei mari più ricchi del mondo, e ospita uccelli marini e otarie, pinguini africani in via di estinzione e il 90 per cento della popolazione di cormorani di Bank, anch'essi in via di estinzione, numerose specie di balene molto rare come la australe, delfini come il lagenorinco scuro, orche.
La Namibia a tutto ciò unisce una rete di alberghi, lodge e fattorie che permettono di conoscere da vicino un'Africa ancora autentica, senza però rinunciare alle comodità, con sistemazioni per tutti i gusti e tutte le tasche. Le guest farm sono strutture molto semplici, spesso a conduzione familiare, mentre i lodge possono essere anche molto lussuosi. I rest camp invece sono strutture semi-governative con un ottima ubicazione all'interno dei parchi nazionali e sono normalmente abbastanza semplici.
Chi ama il contatto diretto con la natura può inoltre scegliere tra diversi tipi di campi tendati, dai più spartani ai più raffinati a cinque stelle, mentre in città come Windhoek e Swakopmund esiste un'ampia scelta di soluzioni dalle piccole pensioni fino a hotel di alto livello.
Il modo migliore per conoscere la Namibia è quindi quello di costruire un itinerario che, di tappa in tappa, tocchi tutte le diverse Afriche del paese, scegliendo - e prenotando - in quel punto un lodge o una fattoria. Un'unica avvertenza: meglio evitare il periodo più caldo dell'anno che va da novembre a febbraio, e che corrisponde all'estate australe: la colonnina di mercurio sale sopra i 40 gradi. Da marzo a ottobre invece ogni momento è buono: il clima è secco, la temperatura oscilla tra i 20 e i 29 gradi, con un costante piacevolissimo venticello.
Per spostarsi, il mezzo migliore è l'auto. O meglio una 4x4. Perché se è vero che strade e segnaletica sono ottime, molte sono delle vere piste percorribili solo con veicoli a trazione integrale. Ma, proprio grazie alla buona condizione delle strade, la Namibia è il posto giusto per il self drive. Molti sono gli operatori italiani che lo propongono, così come molti organizzano viaggi per piccoli gruppi e con guide locali esperte, spesso parlanti italiano. E per chi volesse avere una visone dall'alto, c'è anche chi costruisce dei tour con piccoli aerei che consentono di ammirare al meglio il peasaggio spettacolare della Namibia.
LA CAPITALE: OASI SERENA CIRCONADATA DALLE ACACIE
Tappa obbligatoria per tutti Windhoek, la capitale, collegata con i principali aeroporti europei e soprattutto sudafricani. Un'occasione da sfruttare, per chi fosse in Sudafrica per i Mondiali di Calcio, e volesse andare alla scoperta di questo paese. Windhoek è una piccola città moderna e pulita dove costruzioni recenti affiancano chiese luterane, originali edifici in stile tedesco risalenti all'inizio del XX secolo e grandi giardini traboccanti di aloe. La bellezza di Windheok è proprio questa sua atmosfera un po' sonnacchiosa, che porta a rilassarsi e fa pensare a un'Africa serena e rassicurante.
Ma la sua magia sta anche nell'essere circondata da una delle meraviglie namibiane: il bush. È la boscaglia australe, un'infinita distesa di acacie, di alberi a basso fusto e di cespugli spinosi con sullo sfondo montagne dalle forme addolcite, rilievi tra i più antichi del mondo, erosi da milioni di anni dai venti del deserto. Uno spazio immenso, verde, misterioso, regno indiscusso dei "bush men", i boscimani, il popolo nero che in passato abitava la savana. Questa è la parte più ricca e fertile della Namibia, una terra ideale per allevare il bestiame, tanto che gran parte della regione centrale è divisa in grandi fattorie, con recinzioni che corrono spesso per chilometri e chilometri lungo strade e piste.
Da Windhoek, attraversando il bush, si arriva in uno dei luoghi imperdibili dalla Namibia, soprattutto per chi ama gli animali: il Parco nazionale dell'Etosha. Grande quanto la Toscana (misura ben 23 mila chilometri quadrati), si trova all'estremo nord del paese. Creato dai tedeschi nel 1907 e riorganizzato dagli inglesi nel 1958, l'Etosha è uno dei parchi naturali meno conosciuti, ma più ricchi e belli del Continente Nero. Tra le sue meraviglie, 324 specie di uccelli, 94 di piante, 114 di mammiferi.
Per i namibiani l'Etosha è una preziosa Arca di Noé che custodiscono gelosamente. Un paradiso per gli appassionati dei safari fotografici. Ma un paradiso anche per gli amanti del deserto. Il suo nome significa in realtà "luogo dell'acqua asciutta" e il pan, la parte centrale della riserva, è un'immensa depressione salata di settemila chilometri quadrati. Un bianco abbacinante, che ferisce gli occhi.
Un mondo unico percorso da innocue trombe d'aria e sovrastato da un cielo limpido, ma grigio per via del pulviscolo in sospensione. Gli animali lo attraversano incessantemente: 500 leoni, 30 mila fra antilopi e gazzelle, 7 mila zebre, 2 mila giraffe, 8 mila kudu e orici, 4 mila elefanti.
LA COSTA DEGLI SCHELETRI: DOVE LE DUNE SI TUFFANO NELL'OCEANO
Appena fuori dall'Etosha si è già nel Damaraland, una zona collinosa punteggiata dai mopani, grandi alberi dalla chioma verdissima e che, proseguendo verso sudovest, approda sulla Costa degli Scheletri. Qui il paesaggio cambia completamente e la Namibia mette in scena ancora un'altra Africa: dune di sabbia bianchissima, alte fino a 300 metri, si tuffano nell'oceano scuro, impetuoso, in un contrasto assoluto. Chi poi arriva al mattino prima delle dieci assiste a uno spettacolo unico nel suo genere: la nebbia sul deserto. La spessa coltre si forma grazie alla gelida corrente di Benguela che, risalendo dall'Antartide, lambisce le coste della Namibia, raffredda e poi condensa le masse d'aria calda spinte dal vento verso l'interno. È proprio questa umidità, questa innaffiata quotidiana, che rende possibile la vita di animali e di piante: non per nulla Namib significa "deserto che vive". Nonostante il nome funesto, la Costa degli Scheletri è una delle zone più spettacolari e anche più pescose dell'Africa. Gettando l'amo direttamente dalla lunghissima spiaggia bianca si prendono cernie, tonni, enormi salmoni e persino squali.
SWAKOPMUND, UN ANGOLO DI BAVIERA
Continuando in direzione sud si arriva a Swakopmund. La città, che conta circa 15 mila abitanti, è un angolo di Baviera che spunta tra le bianche dune del deserto. Vanta persino una fabbrica di birra, la Hansa Bier, fondata dai colonizzatori teutonici alla fine dell'Ottocento. L'unico segno di Africa è la gente nera, per lo più herero, l'etnia più numerosa della Namibia. Ma i tedeschi sono riusciti a stravolgere i costumi di questa tribù (oltre ad averne sterminato la maggior parte).
Quando, nel 1844, Emma Hahn arrivò in Namibia insieme al marito Carl, missionario protestante, rimase scandalizzata dalle nudità delle procaci donne herero. Provetta sarta, Emma decise così di coprire le svergognate, lanciando la moda vittoriana: gonna ampia e lunga, gigatesca cuffia a punta, guanti, blusa stretta e abbottonata fino al mento. Una mise che le herero, in città e in campagna, esibiscono ancora oggi con paradossale orgoglio.
Ma la leggendaria storia della Namibia racconta anche di una terra ricca di giacimenti di diamanti (alluvionali), che si trovano anche sulle lunghe spiagge atlantiche. Ma attenzione: chi si illude di portarsi a casa diamanti rinvenuti sulla battigia (cosa poi non proprio facile), è meglio che rinunci subito all'idea. Questo paese ha una regolamentazione rigidissima in materia di pietre preziose, che si possono comprare solo nei negozi: chi fosse così fortunato da trovarne sulla sabbia è obbligato a portarlo al più vicino posto di polizia dove, in un apposito ufficio, il diamante verrà valutato e pagato. E per chi volesse a tutti i costi comprarne uno, a meno di non essere veri esperti, non si trovano occasioni incredibili. Riconoscere una bella pietra, e quindi valutarla in rapporto al prezzo, non è molto semplice.
È invece possibile, sia a Windhoek, lungo Indipendence Avenue, sia a Swakopmund, lungo la Kaiserstrasse, trovare molte gioiellerie che vendono sciolti - o montati su anelli, orecchini e collier - diamanti, tormaline, malachite e agata color arancio (occhio di tigre). Ma forse il souvenir da comprare assolutamente è il ciondolo che raffigura l'Africa: se ne trovano in oro e in argento, in osso e in legno, di tutte le dimensioni. Per ricordare così che la Namibia racchiude in sé le più intense anime africane: quella dolce di Karen Blixen, quella selvaggia e crudele di Wilbur Smith, quella spettacolare del "Tè nel deserto" e quella magica del "Paziente Inglese".
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