Si intensificano le pressioni sulla Germania per allentare la posizione rigida assunta sugli aiuti alla Grecia. Mentre a Parigi Sarkozy e Barroso concordano sulla necessità di un'azione rapida, in serata interviene da New York anche il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, facendo sentire la sua voce per sollecitare con garbo una «soluzione rapida della crisi». Angela Merkel dunque deve muoversi con molta cautela, perciò mentre tenta di mostrarsi più morbida, non può dare troppo spazio agli oppositori interni che in vista delle scadenze elettorali usano il salvataggio greco per fomentare l'opinione pubblica tedesca contro la maggioranza di governo.
In Grecia è necessario "cambiare tutto", ha affermato il premier George Papandreou, per rimettere l'economia su un percorso sostenibile, ma allo stesso tempo il paese ha bisogno di "tempo e di serenità" per effettuare le necessarie riforme. Papandreou parlava al gruppo socialista che detiene la maggioranza in parlamento, dopo che il governo, venerdì scorso, ha deciso di chiedere l'attivazione del meccanismo di aiuti di Unione europea e Fondo monetario internazionale.
Cosa ha detto la Merkel
Un'uscita della Grecia dall'Eurozona e dall'euro «non è un'opzione» a disposizione ha detto il cancelliere tedesco, in un discorso sulla crisi greca che in parte ha aggiustato il tiro rispetto a quanto affermato, con dichiarazioni anche contraddittorie, da alcuni esponenti del governo, dal ministro Schäuble al vice-cancelliere Westerwelle. Nei giorni scorsi l'ipotesi di uscita della Grecia dall'euro era stata ventilata da un esponente dei cristiano-sociali in un'intervista a Der Spiegel. Oggi la Merkel ha tagliato corto: un proposito simile, ha detto, getterebbe l'incertezza sui mercati.
Cosa non è piaciuto ai mercati
La Germania aiuterà Atene, ha però aggiunto il cancelliere nell'intervento, ma solo «quando saranno soddisfatte tutte le premesse», prima fra tutte un accordo tra Grecia, Commissione Ue e Fmi sul programma, e «in uno scenario da ultima spiaggia». Berlino «ha fiducia» in un esito positivo delle consultazioni in corso tra il governo greco, la Ue e l'Fmi, e dunque nella capacità di Atene di presentare un piano di risanamento «credibile» ma, ha ammonito, la Grecia «deve accettare misure pesanti per diversi anni». L'Fmi, ha ricordato Merkel, «mette a disposizione finanziamenti sempre su base triennale».
Il movimento necessariamente ondivago del cancelliere e del suo governo - schiacciati tra la necessità di assecondare l'opinione pubblica, contraria agli aiuti anche in vista delle elezioni regionali in Nord Reno Vestfalia il 9 maggio, e la responsabilità di paese-guida della zona euro messo sotto pressione anche dagli altri partner - continua ad essere intepretato in modo negativo dai mercati. Dopo queste frasi, infatti, il differenziale di rendimento dei titoli decennali greci e i bund tedeschi è arrivato a 713 punti base, a fronte di rendimenti dei bond di Atente al 9,7%. Poi il picco si è leggermente ridotto, ma era dal 2001, prima che Atene entrasse nell'euro, che non si vedevano livelli simili. Le pressioni della speculazione si sono fatte sentire anche sugli altri paesi con alto debito pubblico, a cominciare dal Portogallo e dalla Spagna.
Ma oggi è tornato a 100 punti base anche lo spread tra il BTp italiano e il Bund a 10 anni. Un movimento di pochissimi punti base che però, secondo Laurent Fransolet, responsabile Europa di Barclays per il reddito fisso, è il sintomo di «pressioni che continueranno a manifestarsi se non addirittura intensificarsi nel breve, fino a quando non sarà finalizzato il pacchetto di aiuti alla Grecia». Secondo Barclays, Atene potrebbe aver bisogno di 90 miliardi di euro, il doppio di quanto previsto da Ue e Fmi.
Ancora più pessimista Kenneth Rogoff, ex capo economista del Fmi, secondo il quale «è molto probabile che la Grecia non sia l'ultimo paese ad aver bisogno del salvataggio da parte del Fondo». Irlanda, Spagna e Portogallo sono i paesi «particolarmente vulnerabili» secondo Rogoff.
«Soluzioni di breve termine non possono risolvere i problemi strutturali della Grecia» ha affermato oggi in un report Mark Schofield, responsabile delle strategie sui tassi d'interesse di Citigroup Global Markets a Londra. «A fronte di questo - ha aggiunto - una ristrutturazione o un riscadenziamento del debito o un aiuto esterno ad un certo punto saranno inevitabili».
Le pressioni di Barroso e Sarkozy
Le dichiarazioni di Angela Merkel sono giunte quasi in contemporanea alle pressioni del presidente francese Nicolas Sarkozy e del presidente della Commissione europea José Manuel Barroso per «un'azione rapida e risoluta contro la speculazione che colpisce la Grecia, per garantire la stabilità dell'eurozona». La situazione della Grecia è stato uno dei temi della colazione di lavoro tra il capo di stato francese e Barroso.
In questa occasione, come spiega un comunicato diffuso dall'Eliseo, Barroso e Sarkozy «hanno constatato il loro accordo sulla necessità di un'azione rapida e risoluta» in una vicenda in cui «è in gioco anche l'importanza di una strategia economica europea ambiziosa, basata su un vero governo economico». Un messaggio, quest'ultimo, non di poco conto. Anche dall'Italia, venerdì scorso, era giunta una sollecitazione verso Berlino: «Quando la casa del vicino brucia - aveva detto il ministro Giulio Tremonti a Washington per le riunioni del G20 e del Fondo monetario - i paesi grandi devono dimostrare di essere anche grandi paesi».
È ormai evidente, però, che la soluzione alle vicende greche dovrà aspettare i dieci giorni compresi tra il 9 maggio (elezioni regionali nel più ricco land tedesco) e il 19 dello stesso mese, quando è prevista la prossima importante asta di titoli di stato di Atene.
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