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Questo articolo è stato pubblicato il 03 aprile 2011 alle ore 15:00.
L'ultima modifica è del 03 aprile 2011 alle ore 15:13.
Miramare è il ritratto di Massimiliano: solo che, invece di quello a olio realizzato dal pennello di Georg Decker, questo è un ritratto in candido calcare del Carso, la pietra aurisina estratta da una cava già romana. Come il suo castellano, Miramare inganna. Lo hanno definito benevolmente di stile eclettico, e brutalmente kitsch. Ma il kitsch esprime l'ansia di abbracciare troppi e troppo vasti orizzonti spaziali e temporali. Se lo visitate in una mattinata di fine inverno, vi sembrerà un castello di fiaba. Fatevi coraggio e percorrete il sentiero della Salvia, tra Santa Croce e Aurisina, in una giornata bigia e magari (moderatamente) ventosa. Lì, Miramare vi apparirà circonfuso da un nimbo livido e vi obbligherà a ripensare ai tetri versi di Giosuè Carducci: «O Miramare, a le tue bianche torri - attediate per lo ciel piovorno - fosche con volo di sinistri augelli - vengon le nubi».
Non v'era nulla di così pauroso, sul promontorio di Grignano, quando Massimiliano cominciò a costruirvi la sua dimora. Quanto allo stile, il suo ingegnere, l'austriaco Carl Junker, aveva scelto un neogotico lineare, più adatto al Baltico o alle dimore degli zar sul Mar Nero che non a quell'Adriatico settentrionale che a noi può già apparire quasi nordico, ma che per un austrotedesco era un'apoteosi mediterranea. Kennst du das land, wo die Zitronen blühen (conosci il paese dove fioriscono i limoni)?
Aveva cominciato a cullare l'idea di una dimora sospesa tra fiori e mare nel '55, quando a Trieste sovrintendeva alla marina imperiale; nel marzo dell'anno successivo la costruzione era già avviata. La nomina a governatore del Lombardo-Veneto lo distolse dal sogno. Ma due anni dopo l'imperatore Napoleone III e il re di Sardegna Vittorio Emanuele II gli resero un servizio, battendo gli austriaci e inducendo Francesco Giuseppe a rilevar il fratello da una carica che non troppo gli si confaceva e che l'obbligava a risiedere nella brumosa Milano.
A Miramare, dunque: di nuovo e, sperava, per sempre. Vi fece ingresso nella notte di Natale del '60, con la moglie Carlotta del Belgio. S'installarono al primo piano, già perfettamente completato e arredato da Franz e Julius Hoffmann con luminose tappezzerie azzurre. Il resto dell'edificio, gli interni, il piano superiore di rappresentanza tappezzato di rosso e arricchito dai simboli imperiali, erano da completare. Proprio quello che voleva lui: quello sarebbe stato il suo capolavoro.
Soprattutto il vasto parco, dove Massimiliano aveva fatto sistemare piante africane e americane per studiarle. Un angolo di tropici a sfidar la bora, una stazione climatica modello. Un luogo dove l'arciduca avrebbe voluto vivere come un vecchio marinaio a riposo: tra i libri di viaggio custoditi nella biblioteca di 7mila volumi, le mappe, le essenze venute dalle foreste più remote del mondo, i sogni d'incantesimi e maree, di dèmoni e meraviglie.
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