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Questo articolo è stato pubblicato il 02 marzo 2011 alle ore 06:42.
Sarà un'edizione record, quella del 2011, per il Salone del Libro di Torino, che si terrà dal 12 al 16 maggio. Conta di superare i 350mila visitatori della precedente. Ci sarà la metropolitana, che collegherà il Lingotto al centro torinese e, dopo anni di attesa, oltre ai tradizionali spazi del Lingotto Fiere, per la prima volta entreranno in Librolandia anche quelli dell'Oval Lingotto, lo stadio del pattinaggio delle Olimpiadi di Torino. Una superficie importante (5mila metri quadrati), che verrà utilizzata per alcune delle iniziative più rilevanti dell'anno. Con un investimento che si aggira intorno al milione di euro, saranno allestiti lì il Bookstock Village, spazio per giovani lettori e Lingua Madre.
Ma sarà il meno, perché ieri ha preso vita la mostra «1861-2011. L'Italia dei libri», un modo per guardare ai libri, ai personaggi e agli editori che hanno fatto l'Italia in questo secolo e mezzo. La mostra, che dopo Torino dovrebbe girare per l'Italia, è curata da Gian Arturo Ferrari, presidente per il Centro per Libro e la Lettura ed ex manager editoriale di lungo corso. Nata da un'idea di Rolando Picchioni e prodotta con la collaborazione di Telecom Italia è allestita dall'architetto Massimo Venegoni. Alla presentazione di ieri a Torino, Ferrari ha spiegato i criteri con i quali è stata concepita. E i risultati, che sicuramente faranno discutere.
I testi, prima di tutto. Le opere-simbolo sono 150, scelte con ordine cronologico: grandi libri che hanno caratterizzato il percorso dell'identità dei lettori italiani e poi15 superlibri, veri «testi fondativi su cui l'Italia si è formata, ora si è unita, ora si è divisa; libri che al loro apparire hanno rappresentato un cambio di passo». Non solo capolavori letterari: con Montale e Gadda, ci sono Cuore e Pinocchio, c'è Guareschi e Moravia, si chiude con Eco e Saviano. Di ciascun testo si forniranno immagini, foto dell'autore, oggetti-simbolo, prime edizioni ma anche dati statistici di vendite e traduzioni. Le scelte dei libri «sono opinabili», ha dichiarato Ferrari.
Purtroppo dei 15 super-libri, per esempio, non uno è stato scritto da una donna. E, nei 150 libri la presenza femminile è drammaticamente bassa: solo 14 (tra cui Tamaro, Mazzantini, Deledda, Maraini, Morante). Un "canone" improprio che mischia letteratura (alta e bassa, ma decisamente prevalente) a testi di altra natura. Per esempio: Fantozzi, D'Orta, Carlo M. Cipolla, Luciano De Crescenzo, Porci con le ali ma anche Don Milani, Rosario Romeo, De Felice, Vilfredo Pareto e Asor Rosa, la Sarfatti di Dux. Oltre ai libri, ecco 15 personaggi, non autori di un solo testo, ma «protagonisti che con la loro vita e il loro pensiero» costituiscono dei capisaldi della cultura italiana. Ci sono Carducci, D'Annunzio, Marinetti, Salgari, Croce, Pirandello, Longanesi, Pavese, Sciascia, Pasolini, Montanelli e infine l'unica donna, Oriana Fallaci.
Eppure è stata la scelta degli editori che ha creato già polemica. Ferrari ha messo le mani avanti. «È stata la selezione più dolorosa». Solo 15 ammessi, poi allargati a 16. Ci sono tutti i grandi nomi (Mondadori, Rizzoli, Bompiani, Zanichelli, Hoepli, Laterza, Feltrinelli...) ma mancano, tra tutti, Longanesi (ammesso però nei 15 personaggi), Garzanti, Salani (guarda caso tutte etichette oggi del gruppo Gems), gli editori religiosi (Sei, San Paolo) o scientifici (il Mulino, Bollati Boringhieri ma anche l'esperienza de Il Saggiatore è dimenticata). Mancano gruppi enormi e popolari come Giunti o De Agostini e l'editoria del sud è rappresentata dalla sola Sellerio (nessun editore romano, non si va sotto la Firenze di Vallecchi). Stefano Mauri, boss di Gems, è amareggiato. «Un criterio sbagliato. Se non si poteva fare una cena con pochi seduti al tavolo, si poteva fare una cena in piedi. Sotto i 50 editori aveva poco senso. E le esclusioni di Garzanti e Salani sono clamorose».
Molte di queste esclusioni verranno recuperate in pannelli che testimonieranno i «fenomeni editoriali»: bestseller, librerie, gialli, premi letterari. E a proposito di premi ieri sono anche stati dati i nomi dei tre finalisti del premio annuale del Salone. Si tratta di Ian McEwan, Javier Cercas e Assia Djerbar. La scelta ai lettori partecipanti del Salone. Come a loro spetterà il giudizio definitivo sulla mostra dei 150 anni.
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