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Questo articolo è stato pubblicato il 06 marzo 2011 alle ore 14:33.

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Sorelle d'Italia, ecco le donne che hanno costruito il paese e lottato per la democraziaSorelle d'Italia, ecco le donne che hanno costruito il paese e lottato per la democrazia

La conquista del divorzio arriva trenta anni dopo, ma le radici della conquista sono in quella scelta lessicale. "Ha diretto la Camera spesso in polemica con le richieste del Partito Comunista", ricorda la giornalista. La sfida al Pci della giovane amata di Palmiro Togliatti non si consumava solo tra le aule parlamentari, ma tra le mura domestiche, tra i "compagni" che continuavano a considerare sbagliata la loro unione: "Posso dire con certezza, afferma Mafai, che Nilde fu accettata come moglie del segretario del partito solo da vedova: il giorno dei funerali era finalmente diventata la signora Togliatti".

Certo, la storia d'Italia è segnata anche da donne che se ne sono infischiate dell'accettazione famigliare, politica o sociale. È il caso di Rita Levi Montalcini. Ai genitori che la volevano in una scuola femminile per diventare una buona moglie e una buona mamma rispose che sentiva "di non voler essere né l'una e né l'altra". Anna Maria Artoni ha incontrato il premio Nobel per la medicina a un dibattito sulle quote rota non molto tempo fa. L'industriale è rimasta impressionata dalla forza della scienziata: "Si è sempre impegnata non solo nella ricerca, ma anche per il Paese: la sua devozione al futuro e alla vita è una bussola per i tempi bui". Artoni, con l'imbarazzo di chi è nato in un paese che ha riconosciuto troppo tardi il legame tra donna e impresa, sente di dover ricordare il ruolo delle imprenditrici italiane: "Hanno contribuito alla crescita della nazione e sono espressione di quella capacità tutta femminile di gestire lavoro, figli, mariti, genitori e di pensare contemporaneamente al futuro personale e della comunità".

Una pagina di storia ancora da scrivere è quella dedicata alle economiste italiane. Lo ricorda Fiorella Kostoris, docente di politica economica all'Università "La Sapienza" di Roma: "Ho pensato a lungo ad economiste italiane del secolo scorso, ma, anche sforzando memoria e ricerca, non è spuntato alcun nome. Allora ho digitato su Google la parola "economiste italiane": le prime tre pagine di risultati sono tutte legate a maternità, violenza sessuale, diritti negati, ricette culinarie, mentre, alla quarta pagina di risultati, "economiste" diventa l'aggettivo francese". Una laurea honoris causa in economia spetterebbe certo a Maria Montessori. "Con il suo impegno per la scuola italiana, le riforme, l'eco internazionale ha fatto molto per il capitale economico dell'Italia. Una buona scuola è sempre premessa di sviluppo, quella pensata dalla Montessori - incentrata sull'autonomia del bambino e sull'innovazione - lo era davvero ". Nella parole della professoressa, tra le donne eccezionali d'Italia spunta anche Marisa Bellisario, la giovane e ambiziosa dipendente dell'Olivetti che, a trenta anni, parte per gli Stati Uniti e diventa presidente della Olivetti Corporation of America.

Torna in Italia negli anni Ottanta per dirigere i trentamila dipendenti di Italtel, un gruppo industriale in crisi che riuniva trenta aziende elettromeccaniche. Una storia che assomiglia a quella di tanti uomini italiani degli anni Settanta, una carriera che allora potevamo definire "maschile" mentre adesso è un percorso comune a tante ragazze". Bellisario è un'apripista che arriva tardi. "Per avere un punto di svolta nella vita lavorativa delle donne – dice l'economista che ricorda come il tasso di occupazione femminile in Italia sia ancora al 46% – bisogna aspettare un secolo dopo l'unità d'Italia".

Ci vuole una giovane artista, che i suoi fan chiamano "la cantantessa", per omaggiare le cosiddette donne normali. Carmen Consoli, siciliana di 37 anni partita come "confusa e felice" e oggi indignata con un paese che "nonostante l'età, è ancora alla terza media", spiega: "Vorrei ricordare tutte le testimoni silenziose che, dopo il lavoro e la cura della casa e del compagno, ogni notte leggono le favole ai loro bambini, spingendoli verso la creatività e verso il potere dei sogni". Anche Consoli non resiste all'eccezionalità e ne affida la bandiera a Felicita Impastato, mamma di Peppino, il ragazzo che combatté la Mafia nella Sicilia degli anni Settanta e finì ammazzato con una carica di tritolo il 9 maggio 1978 per volere dei boss. L'artista ricorda la forza di una donna che nascose il figlio al padre colluso con la mafia, e che, dopo la tragica morte, con la quinta elementare, ripeteva sempre la lezione di Peppino: "La cultura ci salverà dalla mafia".

"Studiate siciliani, studiate italiani, perché solo quando hanno conoscenza e coscienza popolare, le persone alzano la testa e si ribellano", conclude Consoli. E già sembra il ritornello di una ballata civica, che da Parigi fino a Catania, unisce oggi le grandi donne che stanno facendo l'Italia.

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