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Questo articolo è stato pubblicato il 16 aprile 2011 alle ore 10:04.

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Governo in campo per la filiera dei suiniGoverno in campo per la filiera dei suini

Prosegue l'emergenza redditività per gli allevatori suinicoli. Anche nei primi mesi del 2011 le quotazioni dei capi «pesanti» destinati al circuito dei prosciutti Dop, sono rimaste al di sotto dei costi produttivi (1,27 contro 1,30 euro/kg). Un trend destinato a peggiorare con l'impennata dei prezzi di cereali e soia. Per questo gli allevatori, alla rassegna suinicola di Reggio Emilia, hanno lanciato ieri l'allarme: «Senza un piano di rilancio il settore chiude». Il ministro delle Politiche agricole, Saverio Romano, ha raccolto la sfida: «Bisogna intervenire su una situazione che dura da troppi anni» ed ha annunciato un progetto.

A mettere fuori mercato le aziende italiane sono i costi diventati via via insostenibili per la produzione del suino da cui derivano i prosciutti Dop di Parma e San Daniele. Fino a pochi anni fa bastavano le due cosce a ripagare i costi dell'intero capo allevato mentre ora c'è il paradosso che il suino pesante padano che costa il 20-25% in più per arrivare a 170 kg è pagato allo stesso prezzo dei suini leggeri europei (110 kg). «Gli allevatori hanno ragione – aggiunge Romano – proseguiremo la battaglia sull'etichetta d'origine e ascolterò al più presto gli allevatori».

L'idea di un tavolo tecnico piace alla Cia che propone di allargare le convocazioni anche alla grande distribuzione. La Gdo, infatti, da più parti è indicata come una delle cause degli squilibri attuali avendo eroso circa dieci punti di «marginalità». Il Centro di ricerche produzioni animali (Crpa) conferma la situazione precaria di molti anelli della filiera: «I ricavi degli allevatori sono invariati, i macelli incassano solo lo 0,2% in più rispetto al 2009, le entrate dell'industria di trasformazione calano dello 0,2%, il fatturato dei dettaglianti sale dello 0,8%».

Gdo a parte, comunque, la debolezza della filiera è confermata anche dall'incapacità di intercettare la crescita dei consumi che per l'Associazione nazionale allevatori suini (Anas), nel 2010 è stata del 6%. «Per soddisfare questa domanda – sottolinea il presidente, Andrea Cristini – l'import di carni ha superato il milione di tonnellate (+11,7%). Dobbiamo produrre suini più leggeri e ottenere l'etichetta d'origine».

Anche per Lisa Ferrarini, presidente di Assica, «la situazione è a rischio e richiede risposte straordinarie e condivise: è arrivato il momento di abbassare gli scudi e lavorare tutti insieme al rilancio della filiera». Incassato l'insediamento della Commissione unica per i prezzi delle carni suine («un fatto epocale») avanza altre proposte: la prima, condivisa con Anas e fatta propria anche da Romano, è di allevare capi più leggeri. «Poi occorre lavorare sui nitrati e per il rilascio delle autorizzazioni – conclude Ferrarini – nonché sviluppare la selezione genetica combattendo le malattie che impediscono al made in Italy di aggredire i mercati esteri».

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