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Questo articolo è stato pubblicato il 17 aprile 2011 alle ore 18:40.

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Crac Parmalat: domani a Milano sentenza per quattro banche estere. Nella foto Il giudice Gabriella Manfrin legge la sentenza (Ansa)Crac Parmalat: domani a Milano sentenza per quattro banche estere. Nella foto Il giudice Gabriella Manfrin legge la sentenza (Ansa)

I giudici della Seconda Sezione Penale del Tribunale di Milano hanno assolto quattro banche estere (Morgan Stanley, Bank of America, Deutsche Bank e Citigroup) imputate della violazione dell'articolo 231 per responsabilità nelle irregolarità commesse dai propri dipendenti, e sei loro funzionari nel processo Parmalat in cui erano accusati di aggiotaggio. La formula con cui sono stati assolti i funzionari è quella di «non aver commesso il fatto» o «il fatto non sussiste». Dopo la lettura del verdetto scene di giubilo tra gli avvocati che si sono abbracciati per un verdetto a sorpresa.

La Procura di Milano aveva chiesto la condanna dei manager e delle banche imputate in virtù del decreto legislativo 231/2001 sulla responsabilità degli enti giuridici, per il ruolo che hanno avuto nella vicenda. Il pm aveva chiesto anche confische per quasi 120 milioni di euro, l'illecito profitto che deriverebbe dalle commissioni incassate dalle banche per strutturare operazioni finanziarie a favore della Parmalat e servite, secondo l'accusa, per coprire la reale situazione finanziaria della società fallita nel dicembre 2003, oltreché una sanzione di 900mila euro per ognuno degli istituti. In particolare a Citigroup è stata chiesta una confisca di 70 milioni di euro, a BofA di 30 milioni, a Morgan Stanley di 5,9 milioni e a Deutsche Bank di 14 milioni. Inoltre, il pm Eugenio Fusco, sostenendo l'accusa assieme al collega Carlo Nocerino e al procuratore aggiunto di Milano Francesco Greco, aveva chiesto condanne da un anno a un anno e 4 mesi, con la concessione delle attenuanti generiche perché incensurati, per i manager coinvolti nella vicenda del crac Parmalat: si tratta di Carlo Pagliani, Paolo Basso (entrambi di Morgan Stanley), Marco Pracca, Tommaso Zibordi (Deutsche Bank) e Paolo Botta (Citibank). È stato chiesto invece il non doversi procedere, perché il reato è estinto per prescrizione, per Giaime Cardi (Crédit Suisse).

La gioia dei legali
Dopo la lettura della sentenza, prima in aula si è sentito un brusio poi è scoppiata la gioia dei legali. Due addirittura, fuori dall'aula, gremita di persone, si sono abbracciati dicendo «Non è successo niente».

Le banche soddisfatte per la sentenza
Bank of America «esprime la propria soddisfazione per l'ulteriore sentenza emessa dal tribunale di Milano per il reato di aggiotaggio», sottolinea una nota della banca dopo l'assoluzione, precisando che l'istituto «disponeva di modelli organizzativi idonei». Inoltre, spiega la banca, con la sentenza di oggi si ribadisce che «nessuno dei dipendenti era a conoscenza della frode Parmalat».

Anche Deutsche Bank esprime soddisfazione per la sentenza con la quale il tribunale di Milano ha oggi assolto l'istituto di credito e i suoi manager da tutte le accuse nell'ambito del crac di Parmalat. «La sentenza - afferma l'istituto in una nota - ha dimostrato che Deutsche Bank e i suoi dipendenti hanno agito con professionalità e nel rispetto della legge italiana».

Citigroup «è lieta che il tribunale abbia pienamente riconosciuto le ragioni proprie e del proprio collaboratore Paolo Botta». «Citi ha sempre sostenuto di essere stata defraudata da Parmalat - si legge in una nota - la sentenza conferma inequivocabilmente che Citi e i propri collaboratori non ebbero alcun ruolo nella perpetrazione della più significativa bancarotta fraudolenta nella storia italiana». «Questa decisione - continua l'istituto di credito - è solo l'ultima di una serie di 20 sentenze in nostro favore (arriva dopo 19 precedenti decisioni in due diverse giurisdizioni - in Italia e negli Stati Uniti - in tribunali sia civili che fallimentari). Confortati da questa decisione, continueremo a difendere le nostre ragioni davanti a qualsiasi tribunale italiano o straniero».

Quarantamila risparmiatori parte civile
ll processo è aperto dal gennaio del 2008, mentre l'inchiesta - che a Milano rappresenta il secondo filone sul caso Parmalat - era stata chiusa nel maggio del 2005. Parte civile sono circa 40mila risparmiatori Parmalat (leggi l'articolo sui riflessi della sentenza caso per caso), di cui oltre 30mila rappresentati da Carlo Federico Grosso, che difende gli ex obbligazionisti Parmalat del gruppo bancario San Paolo Imi.

Il Codacons: una vergogna, proseguire battaglia in sede civile
Duro commento del Codacons all'assoluzione delle banche estere nel processo Parmalat. «È una vergogna - dice in una nota il presidente Carlo Rienzi -. I magistrati italiani scendono in campo contro processi brevi e prescrizioni, appellandosi proprio a cause di valenza sociale come Parmalat e crack vari, e poi, quando si trovano a decidere su tali vicende, danno torto ai cittadini e assolvono le banche che hanno venduto carta straccia». Rienzi invita infine «i risparmiatori a proseguire la battaglia in sede civile al fine di far valere i propri diritti contro i potentati bancari».

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