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Questo articolo è stato pubblicato il 21 aprile 2011 alle ore 08:14.

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Alta specializzazione. Il distretto di Lumezzane compete all'estero grazie a elevata qualità e innovazioneAlta specializzazione. Il distretto di Lumezzane compete all'estero grazie a elevata qualità e innovazione

A Lumezzane i bar vendono i tostoni, toast adeguati alle calorie richieste dal lavoro fisico e dall'aria di montagna, gli stabilimenti che producono milioni di valvole, rubinetti e posate si spingono nel centro del paese, intervallati da orti e case popolari, in via Industriale i camion passano a fatica, la strada da Brescia fa rimpiangere il traffico milanese. La crisi globale ha picchiato duro, Virgilio Bugatti, imprenditore di terza generazione, alla guida di un gruppo di quattro imprese, non esita a parlare di «un 2009 da calamità naturale».

Il 2010 ha permesso di recuperare terreno, ma fin dai primi segnali di ripresa sul distretto si è abbattuata la corsa dei prezzi delle materie prime: l'alluminio un anno fa costava 1.400 sterline la tonnellata e veleggia intorno alle 2.500. L'ottone è intorno ai 6mila euro a tonnellata, il rame sta diventando più prezioso dell'oro (a marzo era vicino ai 10mila dollari a tonnellata). Materie prime di cui le 1.089 aziende del distretto (per oltre 10mila addetti), specializzate nella lavorazione di metalli non ferrosi hanno bisogno come il pane.

«La situazione è insostenibile – spiega Aldo Bonomi, presidente e ad (con il fratello Carlo) della Rubinetterie Bresciane, terza generazione lumezzanese – perché non possiamo scaricare questi rincari assurdi sui prezzi finali». Colpa dei cinesi che accaparrano tutto? «La domanda cinese sta diventando strutturale, dovremo abituarci. Ma in questo caso mi sembra che ci sia tanta speculazione internazionale. Mi domando perché Governo e Unione europea non intervengano duramente contro le attività più speculative, che minacciano la ripresa e alimentano l'inflazione».

Il gruppo guidato da Aldo Bonomi, che è anche vicepresidente di Confindustria, nel 2009 ha perso il 27% del fatturato, nel 2010 ha sfiorato i livelli precrisi, 110 milioni di euro, quest'anno tornerà a crescere, nonostante il dollaro debole: «Dagli anni 80 abbiamo investito massicciamente sugli Stati Uniti, che ora sono diventati il nostro primo mercato. Ma il cambio ci penalizza».

Anche Bugatti è tornato su un fatturato simile al 2007, 50 milioni, di cui il 60% dall'export (metà nei paese extraUe), ma limando al massimo la redditività. Il centro studi dell'Aib, l'associazione degli industriali di Brescia, ha analizzato per «Il Sole-24 Ore» i bilanci 2008 e 2009 dei primi cento gruppi di Lumezzane, fotografando le gravi difficoltà del distretto: i ricavi delle aziende che operano nella metallurgia sono crollati del 41,6% in un anno, mentre il giro d'affari di rubinetti, valvolame e casalinghi è sceso del 25,2%, peggio ancora sono andati i costruttori delle macchine utensili (-32,1%). Ma pur di far girare gli impianti gli imprenditori hanno accettato di dimezzare il loro Roa, che misura la redditività degli investimenti: dal 7% del 2007 al 3,2% del 2009, con punte minime dello 0,6% delle imprese metallurgiche.

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