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Questo articolo è stato pubblicato il 23 maggio 2011 alle ore 13:22.
L'Italia sui conti pubblici ha tenuto e «abbiamo tutte le basi per tenere»: lo ha detto il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, intervenendo in collegamento al convegno dell'Abi a Roma sulle semestrali delle banche e a due giorni dalla revisione da stabile a negativo dell'outlook sull'Italia da parte di Standard&Poor's.
Tenere il bilancio negli anni di crisi, ha rilanciato il ministro, non é stato «solo un esercizio contabile ma tenere il risparmio delle famiglie, la coesione sociale e il canale di finanziamento alle imprese». «E questo - ha aggiunto - continuerà a essere il lavoro dei prossimi anni».
La crisi sta passando, ma le cause sono presenti
Tremonti ha ribadito che la crisi sta passando, ma le cause sono ancora presenti. E sull'economia reale «incombe ancora una massa indefinita di finanza che può determinare gli stessi effetti che ci sono stati nella crisi».
Imporre un limite al debito e ai derivati
RIvolgendosi poi alla platea dei banchieri, il titolare del Tesoro ha sottolineato come il rafforzamento del capitale da parte delle banche «sia importante», ma bisogna imporre «un limite al debito e ai derivati». La crisi non va semplicemente gestita ex post ma bisogna far sì che ci siano le condizioni di evitarla ex ante, ha spiegato Tremonti: «Io nelle sedi internazionali, ho sempre detto che la strategia deve essere diversa. Il problema é intervenire e mettere limiti ai debiti e ai derivati e questo non é ancora accaduto».
Risultati grazie a lavoro comune con le banche
Tremonti rivendica comunque le cose positive fatte nel lavoro comune con gli istituti di credito: «Molto è stato fatto insieme alle banche e il lavoro comune ha dato risultati verificabili». Parlando ancora in generale della crisi e della situazione del sistema bancario il ministro ha ricordato che «l'Italia nello scenario della crisi ha manifestato alcune particolarità positive». In particolare, ha proseguito Tremonti, «altri sistemi hanno sviluppato attività e sostenuto l'economia con la droga del debito mentre da noi il sistema ha tenuto e non ha dovuto mettere denaro pubblico nell'impresa privata. Altrove la struttura pubblica ha dovuto sostenere la struttura privata».
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