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Questo articolo è stato pubblicato il 14 giugno 2011 alle ore 12:58.

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Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti (Ansa)Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti (Ansa)

Giulio Tremonti torna a difendere la linea del rigore. Lo fa intervenendo all'assemblea di Confartigianato all'indomani della nuova scossa indotta nella maggioranza dall'esito dei referendum e dopo le voci di nuove pressioni sull'Economia perché si arrivi rapidamente a un taglio delle tasse. La riforma fiscale, avverte così il titolare di Via XX Settembre, «non si può fare in deficit» perché porterebbe «effetti di contraddizione». Alla prudenza del ministro fa però ancora da contraltare l'accelerazione del collega dell'Interno, Roberto Maroni, che, come aveva già fatto qualche giorno fa, invoca nuovamente un cambio di passo. «Un Governo politico deve avere il coraggio di fare scelte popolari o impopolari, ma scelte che vanno nelle direzione giusta. Confermo la mia convinzione che questo sia il modo migliore per uscire da questa situazione difficile per noi».

Tremonti disegna la sua riforma: 5 imposte e 3 aliquote
Ma la strada verso un riassetto sembra già chiara. Si può ridurre tutto «a 5 imposte e credo siano giuste 3 aliquote le più basse possibili». Dal palco di Confartigianato, il ministro dell'economia tratteggia dunque la riforma fiscale che verrà. «I calcoli - spiega - vanno fatti in base a quanto riusciremo a tagliare per finanziarla». La base imponibile, insiste, «deve essere la più larga, senza i regimi di favore, e le aliquote le più basse possibili che sono il miglior investimento per ridurre l'evasione fiscale». Bisogna, avverte ancora il ministro, «dare assistenza a chi deve essere veramente assistito e togliere gli assegni a quelli che hanno i gipponi». La presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, che lo ascolta seduta in platea, promuove subito la road map del ministro. «Le sue riflessioni mi sembrano interessanti. Credo ci siano degli spunti interessanti per un dibattito insieme».Domani, intanto, annuncia il ministro, i dati dei risultati tecnici sulla riforma verranno inviati al premier e ai ministri, ma serve un percorso graduale anche perché ci sono degli impegni da rispettare.

Gli impegni con Bruxelles e il rischio Grecia
Tremonti lo ricorda nel suo intervento. «Una moneta comune è una responsabilità comune», ma per il ministro «la grande questione non è Bruxelles, ma Londra, Bruxelles e l'Asia». Senza scordare che, a pochi chilometri da noi, c'è un'altra crisi che rischia di travolgere l'eurozona. Tremonti non nasconde le difficoltà. «La Grecia - dice - non è marginale. Oggi vado a discutere. Non c'è solo il rischio di una crisi finanziaria, ma anche politica» dell'Europa.

Il ministro avverte: scassare il bilancio non è nell'interesse della gente
Una crisi che, ragiona ancora il ministro, è tutt'altro che conclusa. «Tutti i fattori che l'hanno causata sono ancora in atto - spiega Tremonti - e ancora in esser e questo aumenta i rischi di incertezza e instabilità». Per questo, è la convinzione del titolare dell'Economia, non sono ammessi cedimenti sul fronte del controllo dei conti. «Scassare il bilancio pubblico è una strategia che non è nell'interesse della gente ed è prodotto dell'irresponsabilità». Un messaggio chiaro alla maggioranza e soprattutto a chi, leggi Berlusconi e Bossi, vorrebbe accelerare sul fronte delicatissimo della riforma fiscale.

I tagli lineari? Molto facile dire no
Quanto ai tagli lineari, spesso oggetto di critiche anche tra i suoi colleghi dell'esecutivo, Tremonti tiene il punto. «È molto facile dire "no" ai tagli lineari. Ma, quando vai a parlare con qualcuno ti dice: "Tagli? No, taglia l'altro"». Ad ogni modo serve ridurre i costi, politica inclusa. E Tremonti lo dice con una battuta. «Meno aerei blu e più Alitalia. Io stesso oggi sono rientrato a Roma con l'Alitalia». Poi, aggiunge il ministro, «gli incarichi pubblici devono essere remunerati nella media europea».

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