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Questo articolo è stato pubblicato il 08 luglio 2011 alle ore 07:31.

di Dino Pesole
Stretta alle pensioni di reversibilità e di invalidità, accompagnata dalla 'centralizzazione' presso l'Inps dell'erogazione di un gran numero di prestazioni assistenziali, e dall'istituzione di alcuni indicatori «di bisogno nazionale» sul modello del Trentino. L'intera operazione di razionalizzazione dovrebbe propiziare un risparmio a beneficio della delega fiscale, e dunque della manovra, non inferiore a 5 miliardi.

Intanto ieri il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è intervenuto sottolineando che «la legge di riforma fiscale va decisa nel momento opportuno, va seguita da decisioni ulteriori e sicuramente da completamenti economici necessari».

La versione finale del decreto prevede maggiori entrate per 14,7 miliardi quale contributo alla manovra da 40 miliardi costruita sull'obiettivo del «quasi pareggio» di bilancio nel 2014. Di fatto la delega fiscale e assistenziale dovrà garantire un terzo della correzione complessiva. Ai 5 miliardi del riordino delle agevolazioni nel campo assistenziale si affiancheranno i 3,5 miliardi (nella versione minima) attesi dal taglio delle «tax expenditures» (476 agevolazioni che erodono l'imponibile per 164 miliardi). Dall'allineamento al 20% della tassazione sulle rendite finanziarie sono attesi 1,5-2 miliardi, ed è probabile che sarà questo il primo intervento concreto da realizzare attraverso il relativo decreto legislativo. Non a caso i 2 miliardi di maggior gettito attesi dalla delega sono già 'prenotati' nella correzione del 2013. Le altre forme di copertura sono l'eventuale e opzionale aumento delle aliquote Iva del 10 e 20%, per un maggior gettito quantificabile in 6 miliardi, e un non definibile ricorso al maggior gettito della lotta all'evasione, che evidentemente si può quantificare solo a consuntivo.

Decisamente più 'certo' è il meccanismo ipotizzato nella «clausola di salvaguardia» da blindare in legge di stabilità, qualora le modalità di copertura della delega non vengano rispettate. Si agirà - secondo quanto ha annunciato il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti - attraverso il taglio orizzontale dal 10 al 15% delle agevolazioni fiscali e assistenziali. In entrambi i casi, pare ormai evidente che magna pars della copertura dovrà essere assicurata proprio da questa doppia azione di razionalizzazione dei vari regimi agevolativi. Operazione facile da annunciarsi ma difficilissima da realizzarsi, anche perché comporta evidenti e sostanziosi costi in termini di consenso politico ed elettorale.

In ogni caso, poiché un terzo della manovra dovrà essere assicurato attraverso maggiori entrate, il quadro rispetto a quanto previsto solo qualche mese fa appare senz'altro modificato. Nel 2014 - si legge nel «Documento di economia e finanza» inviato in aprile a Bruxelles - l'indebitamento netto è previsto collocarsi al -0,2% del Pil, «per effetto di una manovra aggiuntiva netta sul saldo primario pari in termini cumulati a circa 2,3 punti percentuali di Pil». In sostanza i 40 miliardi concentrati nel 2013-2014 attraverso i quali il governo conta di raggiungere appunto il «quasi pareggio» di bilancio.

Più avanti, con riferimento agli «ulteriori interventi» che il governo intende assumere, si sostiene che la correzione continuerà ad essere concentrata «sul lato della spesa, con una riduzione prevista dell'aggregato della spesa primaria complessiva di quattro punti percentuali di Pil»: in sostanza circa 64 miliardi. Quanto alle entrate, non si ipotizzano interventi diretti di incremento del gettito. Al contrario la «lieve riduzione» prevista per il triennio 2012-2014 viene imputata a una «ricomposizione del gettito verso una riforma dei sistemi di imposizione in direzione meno distorsiva». In sostanza, attraverso la razionalizzazione delle «tax expenditures».

Stando dunque a tali enunciazioni, il ricorso a 16,9 miliardi di maggiori entrate attese dalla delega fiscale sotto forma di secondo addendo della manovra (il primo è affidato ai 25,3 miliardi del decreto) è una «new entry» nella strategia di risanamento messa in atto dal governo. Nulla di cui scandalizzarsi, perché sarebbe stato assai arduo reperire 40 miliardi tutti sulla spesa corrente primaria, e tuttavia va quanto meno registrato questo cambio di impostazione rispetto alle indicazioni di partenza.

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