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Questo articolo è stato pubblicato il 30 luglio 2011 alle ore 10:56.

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L'accordo sul piano d'impresa di Intesa Sanpaolo raggiunto ieri notte ha fatto di Ca de' Sass la sede di uno dei patti generazionali più importanti del paese e soprattutto la prima casa per i contratti di solidarietà espansiva. In aprile, Intesa Sanpaolo «considerate le eccedenze di personale di oltre 10mila unità», aveva previsto la riduzione degli organici alla fine del piano d'impresa, valido per il periodo 2011-2013, di almeno 3mila unità, la riqualificazione produttiva di almeno 5mila unità da adibire ad attività di sviluppo commerciale, e la riduzione del costo del lavoro di almeno 300 milioni di euro con effetto a partire dal primo gennaio 2014.

Dopo una trattativa durata poco più di tre mesi, ieri notte le parti hanno siglato un accordo che «ha un assetto equilibrato tra le uscite volontarie e incentivate, fatta salvo la quota che potrebbe residuare tra i pensionabili, e la buona occupazione per i giovani», interpreta Mauro Bossola segretario generale aggiunto della Fabi.

In particolare l'accordo prevede che la riduzione delle 3mila unità «venga affrontata in via prioritaria con la volontarietà e gli incentivi», spiega il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale. «Saranno coinvolti in via preliminare circa 2.500 lavoratori che sono pensionabili e che proprio in virtù della volontarietà riceveranno un incentivo all'esodo», aggiunge Bossola. Se non verranno raggiunti i 2.500 in via volontaria questo numero verrà colmato mandando in pensione coloro che hanno maturato il diritto alla pensione fino al raggiungimento dei 2.500. Se verranno raggiunti i 2.500 in via volontaria si passerà alla seconda fase dell'accordo che riguarda l'accesso al fondo esuberi volontario e incentivato per almeno 500 lavoratori.

Alle 3mila uscite previste dal piano «se ne possono aggiungere però altre 2.000 che dovranno essere sempre volontarie e incentivate e avverranno utilizzando il fondo di solidarietà», continua Megale. Al raggiungimento del numero complessivo di 4mila uscite scatterà però un piano occupazionale che potrebbe a circa mille asunzioni. In particolare «a 4mila uscite ci saranno 250 assunzioni, a 4.500, ulteriori 250, poi qualora si raggiunga il limite massimo di 5mila uscite, ulteriori 250 nuovi inserimenti con assunzione a tempo parziale.

Poi le parti si sono impegnate a 250 nuove assunzioni attraverso i contratti di solidarietà espansiva», spiega Marco Ciani responsabile Fiba Cisl di Intesa Sanpaolo. Sul piano occupazionale, oltre a questo intervento «c'è anche l'impegno per la rioccupazione del personale del gruppo Delta, di Ber, Bentos, 16 Banca», dice Fulvio Furlan della Uilca. Inoltre l'azienda ha annunciato «l'apertura di 3 nuovi call center uno a Cagliari, uno a Pavia o Alessandria e uno a Bologna», continua Bossola. La verifica dell'applicazione dell'accordo avverrà «tramite incontri periodici tra azienda e organizzazioni sindacali in sede di comitato di consultazione, organismo istituito con il protocollo sulle relazioni sindacali di gruppo», dice Megale.

Ogni accordo «va inserito in un contesto e questo è figlio di un contesto di grande difficoltà del settore e del paese – interpreta Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi –. L'aspetto migliore è che gli esuberi da 8mila li abbiamo portati a 3mila». Megale aggiunge anche che «questo risultato è stato possibile perchè ha tenuto bene e unitariamente la delegazione sindacale e come si vede anche stavolta l'unità del sindacato è un valore aggiunto che può permettere di ottenere risultati importanti». Per Giuseppe Gallo, segretario generale della Fiba, «con questa intesa verrà attivata tutta la strumentazione preventiva, prevista dall'accordo dell'8 luglio sul fondo di solidarietà e tutto questo avverrà senza applicare un modello di obbligatorietà preventiva».

Per queste ragioni Gallo dice che l'accordo «dimostra che la capacità di recuperare il filo della dialettica concertativa consente di tutelare il lavoratore e di governare la difficile congiuntura reddituale delle aziende». Massimo Masi segretario generale della Uilca, conclude che con quest'accordo «il sindacato ha dimostrato una visione costruttiva e di grande respiro, anteponendo logiche di crescita che possano avere positivi riscontri nel sistema del credito e nel paese».

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