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Questo articolo è stato pubblicato il 11 agosto 2011 alle ore 08:14.

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Hanno indicato la tabella di marcia: un rapporto deficit-Pil al 3,8 nel 2011, per scendere ad un livello tra l'1,5 e l'1,7% nel 2012, fino al traguardo del pareggio di bilancio nel 2013, come annunciato dal governo già la scorsa settimana.

Numeri che danno la misura della manovra in vista sui conti pubblici: circa 20 miliardi per l'anno prossimo, che si aggiungono ai 5 già previsti dai documenti del governo, prima dello tsunami finanziario.

«Abbiamo assunto impegni gravosi: l'anticipo del pareggio del bilancio», ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, aprendo l'incontro con le parti sociali, quasi 40 sigle, da Confindustria, Abi, commercianti, artigiani, coop, a Cgil, Cisl, Uil, Ugl.

Non è voluto mancare, sia per la gravità della situazione, sia per dimostrare che è lui a tenere il timone in mano. Ed è stato Berlusconi ad annunciare i tempi stretti: «Io e il ministro Tremonti ci siamo impegnati a convocare un consiglio dei ministri entro il 18 agosto, forse anche prima. Dalla scorsa settimana ad oggi sono intervenuti fatti che ci costringono a riflettere insieme: faremo tutto presto e bene». Una mossa necessaria, per dare una risposta ai mercati. Vista l'urgenza, si pensa che il governo varerà un decreto. E non è escluso nemmeno che la decisione del consiglio dei ministri possa arrivare già in questo fine settimana, prima che riaprano le Borse e ci si trovi a fare i conti con l'ennesima giornata di ribassi.

Il governo al tavolo ha preferito non scoprire le carte sulle misure. Ma i tecnici sono al lavoro: si parla di un aumento della tassazione sulle rendite finanziarie dal 12,5% al 20% (con l'esclusione dei titoli di Stato); di un anticipo dell'Imu, l'imposta municipale unica, prevista nei provvedimenti sul federalismo; alcune liberalizzazioni nei servizi pubblici locali, addizionali sbloccate per i comuni, misure sul mercato del lavoro, che potrebbero riguardare l'erga omnes per i contratti aziendali e forse anche le regole sui licenziamenti.

Sulle pensioni, dopo lo stop della Lega, dentro il governo la questione è tutta aperta. L'argomento è destinato a scatenare anche la dura reazione del sindacato, con la leader della Cgil, Susanna Camusso, che ha già preannunciato lo sciopero generale. Per definire la questione ieri sera Berlusconi ha visto a Palazzo Grazioli il senatur, Umberto Bossi, il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, il segreatrio del Pdl, Angelino Alfano.

Mentre la riunione tra governo e parti sociali era in corso (è durata dalle 17 alle 19,30) rimbalzavano nella sala verde le notizie dei listini: -6,5 Milano, il peggior dato dal crack della Lehman Brothers, un tonfo del 5,1 per Francoforte, in profondo rosso Parigi e New York.

«In cinque giorni tutto è precipitato», ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta. «Bisogna ristrutturare la manovra», ha confermato Tremonti, con interventi a tutto campo, indispensabili per raggiugnere il pareggio di bilancio nel 2013.

Sono stati i mercati e la Bce ad imporre tempi e numeri al governo. L'Eurotower, nella lettera mandata la scorsa settimana a Palazzo Chigi, avrebbe voluto già dal 2012 un segnale più consistente: un rapporto deficit-Pil all'1%, a fronte dell'impegno ad acquistare i nostri titoli di Stato per frenare la speculazione. Ma Berlusconi e Tremonti hanno frenato: un intervento così pesante avrebbe avuto effetti troppo depressivi sull'economia italiana, già ferma ad un andamento del Pil sotto l'1% per quest'anno.

Proprio sulla crescita hanno incalzato il governo le parti sociali, chiedendo si unire lo sviluppo al rigore dei conti. Ieri dettagli non ne hanno avuti. Ed è stato il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, a sintetizzare l'atteggiamento dell'esecutivo governo: nell'incontro è stata motivata la necessità di provvedimenti urgenti. «A questo punto è il governo a dover decidere».

L'agenda indicata la scorsa settimana resta in piedi: sulla modifica dell'articolo 81 della Costituzione, che prevede l'inserimento del pareggio di bilancio, e su quella dell'articolo 41, sulla libertà d'impresa, Berlusconi ha detto il governo si sta già muovendo e oggi Tremonti ne parlerà in Parlamento, nella seduta straordinaria delle commissioni Affari costituzionali e Bilancio di Camera e Senato. Una seconda occasione pubblica, dopo quella di ieri, per illustrare la strategia anticrisi del governo, anche se difficilmente emergeranno dettagli.

Il provvedimenti dei prossimi giorni non esaurirà comunque il lavoro del governo: Letta ha annunciato tre tavoli tecnici: lavoro e modernizzazione della pubblica amministrazione, presieduto dai ministri Sacconi e Brunetta; infrastrutture, presieduto dai ministri Matteoli e Romani; liberalizzazioni e servizi pubblici.

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