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Questo articolo è stato pubblicato il 28 ottobre 2011 alle ore 19:47.

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Viviane RedingViviane Reding

«A novembre la Consob darà al ministero dell'Economia le sue osservazioni operative per i decreti attuativi della legge sulle quote di genere. Entro gennaio, cioè prima dei tempi stabiliti dalle legge, emetterà il regolamento». Lo ha annunciato Maria Mazzarella, responsabile delle strategie regolamentari di Consob, in occasione della la 12° edizione del seminario "Donna, Economia & Potere", promosso dalla Fondazione Marisa Bellisario, che si è aperto oggi pomeriggio a Milano.

«Un regolamento importante e molto difficile da elaborare perché le società quotate in Borsa dovranno tutte riscrivere il loro statuto. Quindi un iter molto complesso ma che porterà benefici», sottolinea Mazzarella. «Come Consob dobbiamo dare linee guida alle quotate – spiega - per assicurare la rappresentanza femminile prima del 20% poi del 30%, linee guida che porteranno a un regolamento che poi si adatterà alle esigenze dei diversi consigli di amministrazione. Per questo, stiamo sentendo le esigenze del mercato con incontri che ci aiutino a comprendere le esigenze delle aziende. Ci auguriamo di non dover mai arrivare a fare diffida alle quotate per non essersi adeguate alla legge e imporre il limite di quattro mesi».

«La legge ci consente di anticipare i tempi». Frase secca. Così il presidente Abi Giuseppe Mussari ha smentito di essere stato sfavorevole alla legge. «Chiedevo gradualità», dice. Sono già caduti i malumori nati con la lettera firmata da Abi, Anie e Confindustria nei giorni precedenti all'approvazione della legge. «Ci sono due modi per ottenere il cambiamento culturale. Uno è quello della rivoluzione, ma poi finisce con Napoleone e il Congresso di Vienna. E cosa si è risolto? Niente. L'altro è quello delle riforme oculate. La legge sulle quote di genere è una riforma oculata e quindi avrà risultati positivi nel lungo periodo. Miglioreranno i risultati delle banche e degli enti economici», sottolinea Mussari. Le società quotate stanno iniziando a fare la loro parte. In 21, a partire da gennaio 2011, hanno aperto le porte dei loro cda e collegi sindacali alle donne.

«Non prendete i vizi degli uomini». Con questo consiglio, rivolto alle donne che stanno sfondando il tetto di cristallo, il presidente Abi Giuseppe Mussari si è conquistato l'applauso della ampissima platea intervenuta a palazzo Clerici. I vizi a cui fa riferimento sono quelli di un modello che si replica. Le donne devono guardare oltre.

«Donne, uscite dall'ombra». L'invito arriva da una donna che ce l'ha fatta a sfondare il tetto di cristallo. Annamaria Tarantola, vicedirettore generale della Banca d'Italia sottolinea che «il Paese ha bisogno di più giovani e donne al lavoro che inneschino un meccanismo virtuoso». La sfida sarà fertilizzare. «Le donne hanno valore e attitudini diverse, non necessariamente migliori, ed è da questa diversità che emerge l'aspetto migliore per le aziende. Bisogna che queste caratteristiche fertilizzino l'azienda. Se la leadership femminile è il valore aggiunto per l'impresa, deve dialogare, esporsi come modello di leadership a tutta la struttura dell'impresa», afferma Annamaria Tarantola.

Ma c'è un tappo che ancora inibisce la leadership femminile. «Serve un piano nazionale sulla formazione del lavoro – afferma il vicedirettore generale di Bankintalia - e progetti genitoriali nelle singole famiglie per arrivare progressivamente a un cambiamento culturale globale» . Il nodo principale è la conciliazione tra lavoro e vita familiare. «Ora il 78% di lavori di cura domestica è sulle spalle delle donne. Per quanto noi possiamo aiutarle con programmi di conciliazione vita-lavoro in realtà non facciamo altro che aiutarle a fare tutto loro. Quindi, serve un cambiamento culturale nel Paese a partire dall'educazione dei giovani, in particolare degli uomini, che devono imparare a fare come si fa negli altri Paesi, dove tra genitori ciascuno fa un passo avanti e uno indietro a seconda degli snodi di carriera, e mentre uno fa il passo avanti sul lavoro l'altro assume il carico familiare», suggerisce.

Cultura dei risultati. Questo il modello di leadership suggerito da Donatella Treu, amministratore delegato del Gruppo 24 Ore. «Non potrebbe essere altrimenti – dice - per noi che già occupiamo posizioni e siamo sotto lente di ingrandimento per essere giudicate. È chiaro che il risultato portato a casa da una donna beneficerà delle caratteristiche della leadership femminile, come la mediazione, la capacità di lavorare in team e ascoltare, la capacità di innovare velocemente, l'etica. Il come contribuirà a qualificare oltremodo il risultato che si sarà raggiunto».
Quali le caratteristiche per emergere? «Essere se stesse e non mettersi in ombra. Osare avendo il coraggio di mostrare in maniera aperta le proprie qualità», suggerisce Treu. Sulla stessa linea d'onda Alessandra Perrazzelli di Intesa Sanpaolo, responsabile International Regulatory and Antitrust Affairs di Intesa Sanpaolo, nonché presidente di Valore D.

«Sì. Ce la puoi fare. Con concentrazione e con i giusti suggerimenti è possibile raggiungere gli obiettivi più ambiziosi se ci si crede e ci si circonda di persone che credono negli stessi obiettivi». Più di un semplice incoraggiamento le parole di Cristina Finocchi Mahne, Responsabile dei Giovani della Lombardia della Fondazione Marisa Bellisario, nonché consigliere di amministrazione di Pms Group.

Ci ha creduto l'onorevole Lella Golfo, quando a maggio 2009 ha presentato la legge sulle quote di genere, a cui nove mesi dopo si è unita Alessia Mosca, ci ha creduto fino alla sua approvazione, e continua a crederci. «Ora vogliamo andare oltre, agendo sulla leadership femminile, e non solo in economia», sottolinea. Cristina Finocchi Mahe punta l'accento sul cambiamento epocale. «Con orgoglio dobbiamo sottolineare che una maggiore rappresentanza femminile nelle posizioni apicale non è più una questione di donne ma una questione che attiene allo sviluppo economico del paese. Ed è un sentimento avvertito anche all'estero, come ho avuto modo di constatare personalmente nei giorni scorsi alla Business Harvard University, dove uno dei corsi più seguiti è quello sulla leadership femminile». Quale l'arma vincente? Lo ha sintetizzato nel suo incoraggiamento. Il network, naturalmente.

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