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Questo articolo è stato pubblicato il 19 novembre 2011 alle ore 09:04.

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di Eugenio Bruno e Marco Mobili
ROMA. Uno dei primi «pacchetti» di interventi del nuovo esecutivo sarà la rimozione di un'«anomalia» tutta italiana come l'ha definita il premier entrante Mario Monti: l'esenzione della prima casa dall'imposizione immobiliare introdotta parzialmente da Romano Prodi nel dicembre 2007 ed estesa a tutti i titolari di un'abitazione principale da Silvio Berlusconi nel maggio 2008. Una scelta che vale dai 3,5 miliardi in su, a seconda della soluzione che il nuovo presidente del Consiglio deciderà di adottare.

Sul tavolo ce ne sono almeno due: anticipare la nuova imposta municipale (Imu) dal 2014 al 2012 estendendola all'abitazione principale oppure puntare su una service tax aggiuntiva. La «Res» proposta dall'esecutivo uscente oppure l'«Ics» immaginata a suo tempo dal Pd. Portando il futuro tributo sulla proprietà ad assumere sempre più i contorni della patrimoniale.

Il punto fermo è che la soluzione arriverà (in tutto o in parte) con i decreti correttivi del federalismo fiscale. Per la verità se si decidesse di applicare l'Imu anticipata - come piacerebbe anche al presidente della commissione tecnica Copaff, Luca Antonini, che ambienti del Pdl vedrebbero bene nella veste di sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle riforme - servirebbe un decreto legge che ripristini l'Ici prima casa cosicché la futura Imu possa nascere irrobustita e anticipata di 24 mesi (per effetto di una modifica ad hoc al decreto legislativo 23 del 2011).

In questo caso, stando alle quantificazione dell'ex ministro Giulio Tremonti, il vantaggio sarebbe di 3 miliardi e mezzo. Che finirebbero però nelle casse dei sindaci. Per esportare il benificio sulle asfittiche finanze erariali andrebbero contestualmente ridotte le aliquote di compartecipazione su cedolare secca e Iva (in predicato però di essere sostituita dall'Irpef) assegnate ai municipi con il Dlgs 23.

Un'altra soluzione per reperire nuove risorse sempre su base locale sarebbe insistere sull'introduzione del nuovo tributo rifiuti e servizi (Res) che avrebbe il compito di sostituire Tarsu e Tia e colpire tutti i proprietari in virtù dell'erogazione, da un lato, del servizio di raccolta dei rifiuti e, dall'altro, di quelli indivisibili. Il Dlgs correttivo varato dal Consiglio dei ministri del 24 ottobre scorso prevede un'aliquota di partenza del 2 per mille che, tradotto in termini di gettito, significa, qualora non si abbassasse contestualmente l'asticella dell'Imu dal 7,6 al 6,6 per mille, un miliardo di euro in più a disposizione per i municipi.

In alternativa potrebbe tornare in auge l'imposta comunale sui servizi (Ics) chiesta all'inizio dell'anno dai democratici per affiancare all'Ici prima e all'Imu poi una nuova service tax comporta da Tarsu/Tia e addizionale Irpef. A suo tempo questa soluzione fu scartata dall'allora ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, perché giudicata «troppo complessa» ma i nuovi equilibri parlamentari potrebbero portare l'esecutivo a rispolverarla.

Il nodo principale resta comunque quello del ripristino integrale dell'Ici. Che i democratici vorrebbero e Fli pure, a patto di renderla integralmente deducibile dall'imposta sui redditi. I più contrari militano ancora nelle fila del Pdl. In primis l'ex premier Silvio Berlusconi che boccia nuovamente questa soluzione chiudendo anche le porte alla patrimoniale. Ma nel partito di via dell'Umiltà non tutti la pensano allo stesso modo. Tant'è che il primo cittadino della capitale Gianni Alemanno preferirebbe un mini-prelievo sulla ricchezza accumulata. Laddove il presidente della bicamerale per il federalismo, Enrico La Loggia, ipotizza di estendere l'imposizione sull'abitazione principale solo a chi ne possiede una sola, concentrandosi quindi su chi di proprietà ne ha almeno due.

Davanti all'ipotesi di una patrimoniale sulle «ricchezze accumulate», che si può già leggere tra le righe del piano programmatico presentato da Monti alle Camere (spostamento del prelievo sulle proprietà per ridurre il peso su lavoratori e attività produttive) il ritorno dell'Ici alla fine potrebbe vestire anche i panni di una patrimoniale ordinaria così da ridurre le distanze tra le forze che appoggiano Monti.

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