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Questo articolo è stato pubblicato il 01 gennaio 2012 alle ore 15:09.

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I dieci fatti economici piu' importanti del 2011.I dieci fatti economici piu' importanti del 2011.

Qual è dunque il conto reale della disinvoltura o moral hazard dei banchieri americani sula bolla dei mutui subprime e derivati? Si tratta di ben 7.700 miliardi di dollari di liquidità immessi sul mercato bancario a tassi vicino alla zero (0,1%) dalla Federal Reserve, la Banca centrale Usa guidata da Ben Bernanke, nel sistema finanziario americano durante la crisi del 2007-2009, tenuto conto che Lehman Brother fallì il 15 settembre 2008 con effetti devastanti in tutto il mondo. La cifra di 7.700 miliardi di dollari a favore di Wall Street, pari alla metà del Pil americano che viaggia attorno ai 14mila miliardi di dollari, è ben 10 volte il cosidetto TARP, il fondo di salvataggio per le banche varato nel 2008 dal governo Bush e poi amministrato dal ministro del Tesoro democratico di Barack Obama, Timothy Geithner. Soldi che hanno mascherato in realtà un salvataggio alla greca ma molto più costoso, a carico degli ignari contribuenti americani e hanno procurato agli istituti di credito americani plusvalenze extra per 13 miliardi di dollari.

5) Quanto è costato (finora) salvare la Grecia. Il 26 ottobre 2011 al secondo summit dei capi di stato e di governo della Ue a Bruxelles si decide di salvare la Grecia. Il costo dell'operazione è di 340 miliardi di euro: ai 110 miliardi Ue-Fmi decisi nel maggio 2010, si aggiungono i 130 miliardi di euro di ulteriori aiuti decisi nel corso del summit e i 100 miliardi di euro che le maggiori banche private dell'IIF perderanno se l'accordo andrà in porto a marzo 2012 con l'haircut del 50% dei bond ellenici per un totale complessivo di aiuti pubblici e privati di 340 miliardi di euro.

Poi il premier greco George Papandreou corre a casa e indice un referendum popolare sull'accordo appena sottoscritto. Il premier ellenico viene rapidamente convocato a Cannes al vertice del G20 dove gli viene intimato dal cancelliere tedesco Angela Merkel e dal presidente francese Nicolas Sarkozy di ritirare il referendum o l'ipotesi dell'uscita dall'euro non sarà più un tabù. Papandreou fa marcia indietro, ritira la consultazione popolare e si dimette. Al suo posto arriva Lucas Papademos, ex banchiere centrale della Bce che guida un governo di coalizione per salvare la Grecia dal baratro del defaul. Stessa sorte tocca all'Italia con un governo di coalizione guidato da un tecnico di fama, l'ex commissario europeo alla concorrenza, Mario Monti. I due governi tecnici in Grecia e in Italia non rappresentano tanto la sospensione della democrazia come alcuni commentatori hanno lamentato quanto la sospensione della demagogia che ha fatto deragliare i conti pubblici.

6) Le dimissioni di Strauss–Kahn dalla carica di direttore del Fondo monetario. Complotto o harakiri di un libertino impenitente? Ci sono molte e strane coincidenze sulla vicenda Strauss-Kahn a New York poiché c'erano stati atriti molto forti tra il direttore del Fondo monetario internazionale e il Tesoro americano guidato da Timothy Geithner, anche per la gestione del caso del debito greco e degli altri Paesi traballanti della periferia europea. Resta il fatto che dalle dimissioni di Strauss-Kahn in poi la crisi europea dei debiti sovrani ha subìto una accelerazione dando maggior respiro alla gestione del debito americano che dei problemi dell'euro ha tratto qualche giovamento.

7) La Polonia chiede alla germania di agire. «L'Europa parla di Sikorski", titola a tutta pagina il quotidiano progressista Gazeta Wyborcza all'indomani dello "storico" discorso tenuto a Berlino dal ministro degli esteri polacco il 29 novembre 2011. Ma cosa ha fatto o detto di così importante il ministro polacco? Radoslaw Sikorski ha addirittura invitato la Germania ad agire rapidamente per combattere la crisi dell'euro. Spinto dal timore che "lo scioglimento dell'euro possa provocare una crisi di dimensioni apocalittiche", Sikorski ha dichiarato che ciò di cui ha più paura «non è il potere della Germania ma l'inattività della Germania». Parole che non si sarebbero mai aspettate da un diplomatico polacco dopo gli eventi tragici della Seconda guerra mondiale.

"È l'inizio di un dibattito europeo cruciale", commenta a caldo lo storico direttore di Gazeta Wyborcza Adam Michnik. Altri polacchi hanno lodato il ministro degli esteri per "avere avuto il coraggio" di parlare chiaramente e pubblicamente di problemi che gli altri politici affrontano solo in privato. Il quotidiano conservatore Rzeczpospolita disapprova invece "il tono supplicante del ministro, che vede il governo tedesco come l'unico salvatore dell'Ue". Il principale partito di opposizione, Legge e giustizia, vorrebbe addirittura portare Sikorski davanti a un tribunale per aver infranto la costituzione e aver "privato la Polonia della propria sovranità". Non c'è dubbio che Sikorski ha avuto coraggio a fare un discorso storico proprio a fine presidenza semestrale della Polonia.

8) Il summit Ue dell'Assunta. Nel summit europeo dell'assunta l'8 dicembre viene sancito il ritorno al Patto di stabilità e ai conti in ordine come risposta alla crisi dei debiti sovrani. Un solo paese dei 27 dice no: la Gran Bretagna di David Cameron che sbatte la porta e lascia una scia velenosa di polemiche soprattutto con la Francia di Nicolas Sarkozy. La Germania impone ai partner il suo rigore finanziario ma il Fondo salva stati fatica a decollare con una somma più congrua. Molti analisti pensano che la Germania abbia perso la visione europea della prima ora e sostengono che solo il ritorno dei socialdemocratici al potere a Berlino potrà dare nuovo vigore alla costruzione europea in senso federale con il via libera agli eurobond, prima pietra di quella politica di bilancio comune europea, unica vera soluzione alla crisi del debito.

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