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Questo articolo è stato pubblicato il 30 aprile 2011 alle ore 10:58.

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Giovanni Perissinotto, Gabriele Galateri e Sergio Balbinot (Space24)Giovanni Perissinotto, Gabriele Galateri e Sergio Balbinot (Space24)

«Sono felice di essere qui di nuovo tra voi. Le Generali sono un vanto per il nostro Paese, fra i primi player del mondo nel nostro settore, con una continuità storica e una capacità di rinnovarsi che non hanno uguali». Così il presidente di Generali, Gabriele Galateri di Genola, ha dato il via all'assemblea annuale dei soci della compagnia triestina.

Tornato «in veste nuova, dopo sette anni come consigliere, a presiedere un'azienda che ha saputo superare a testa alta la peggior crisi da quasi cent'anni», Galateri, nominato presidente 20 giorni fa, sembra fare un riferimento alle forti tensioni sfociate nelle dimissioni di Cesare Geronzi quando dice: «ho grande rispetto per il management che merita di operare con armonia, concentrandosi sul proprio mestiere di assicuratore e investitore istituzionale.. intendo essere un garante e un promotore di tale armonia e un facilitatore di tale concentrazione».

Arrivando alla stazione marittima di Trieste, dove si tiene l'assemblea, assieme agli a.d. Giovanni Perissinotto e Sergio Balbinot e all'a.d. di Mediobanca, Alberto Nagel, Galateri smentisce di essere emozionato per il nuovo incarico: «e come potrei? vengo qui da anni», dice ai cronisti che gli si accalcano attorno. Di ritrovata serenità e volontà di lavoro fa professione anche Vincent Bolloré, vice-presidente di Generali, al suo arrivo: «Va tutto bene. Regnano la concordia e il lavoro. Generali è una grande compagnia ed è importante che tutti lavorino bene per far salire la quotazione di Borsa, far crescere il dividendo e per fare sì che tutti siano contenti», dice il finanziere francese, al centro di molte polemiche anche per la sua astensione dal voto sui risultati 2010 nel cda del 16 marzo e che le indiscrezioni, ieri riferite con grande risalto da "Les Echos", danno in difficoltà nelle sue posizioni italiane.

Su quello che farà oggi in assemblea, come socio (ha lo 0,14% di Generali) al momento del voto, Bollorè non leva ancor il velo: «vedrete», si limita a dire. «Non si è assolutamente» parlato di Ppf nel cda di ieri, risponde poi sulla scia delle indicazioni riportate oggi da ‘Repubblica' secondo cui le Generali si apprestano a ricontrattare i termini degli accordi con il gruppo ceco guidato da Petr Kellner, che sono stati tra i "casus belli". Volti distesi anche per Diego Della Valle, Lorenzo Pellicioli e Paolo Scaroni, giunti assieme dal vicino molo dove è attraccato l'Altair, il mega-yacht del patron della Tod's.

La mega-liquidazione accordata da Generali a Cesare Geronzi al momento della sue dimissioni da presidente, il 6 aprile, fa irruzione all'assemblea degli azionisti, in corso a Trieste, prima ancora che il nodo venga sollevato dai soci, come ci si attendeva. È il ceo Giovanni Perissinotto ad affrontare subito l'argomento e a spiegare che alla fine dei conti le Generali risparmieranno. I 16,65 milioni accordati a Geronzi come buonuscita sono una somma rilevante, ammette l'a.d., ma vanno inclusi nel quadro più ampio in cui sono avvenute le dimissioni. «Quando da parte di una maggioranza del cda si è formata un'iniziativa che equivaleva a una manifestazione di sfiducia» nei confronti di Geronzi, «si è venuta a creare una situazione particolarmente delicata», che si è risolta con la scelta delle dimissioni e della liquidazione che «è l'importo attualizzato che Geronzi avrebbe percepito se avesse portato a termine il mandato di tre anni, più l'indennità prevista per il mancato rinnovo», spiega Perissinotto.

Se fosse andata diversamente, se cioè si fosse arrivati a una «risoluzione conflittuale» della vicenda, «le conseguenze sarebbero state ben più onerose per la compagnia», precisa l'a.d, indicando che dettagli e spiegazioni vengono dati all'assemblea su invito della Consob. Inoltre, l'importo consentito a Geronzi non si scosta da quanto pagato in situazioni analoghe da altre società e - è la sottolineatura - la riorganizzazione della struttura di presidenza che il gruppo si propone di fare, farà realizzare "risparmi nei costi" nel tempo che "saranno ancora maggiori dell'importo pagato". Insomma, alla fine, l'assegno di 16,65 milioni di euro con cui si è conclusa, dopo nemmeno un anno, l'avventura triestina di Cesare Geronzi, sfocerà in un risparmio per le Generali.

Risultati operativi e di bottom line in crescita nel primo trimestre 2011 per le Generali e anche attese positive per l'intero esercizio. Questa l'anticipazione che l'a.d. e group ceo, Giovanni Perissinotto, ha dato all'assemblea. Nei primi tre mesi del 2011, il gruppo Generali ha registrato premi lordi consolidati per 19,1 miliardi, con un calo dell'8,3% «interamente ascrivibile alla caduta dei premi unici nel ramo Vita, che avevano avuto un andamento eccezionale nei primi tre mesi del 2010», ha detto Perissinotto, che si aspetta comunque che «già dai prossimi mesi il trend esprima una situazione più omogenea».

L'andamento dei premi Vita annui è peraltro positivo e mostra un incremento del 3,1%. Nei rami danni, i premi si sono attestati a 6,8 miliardi, in crescita del 2,1%. Quanto all'intero esercizio in corso: «i risultati positivi del trimestre - ha detto Perissinoto - consentono di guardare con ottimismo a un ulteriore miglioramento delle nostre performances e dei nostri risultati». I conti del primo trimestre saranno esaminati dal cda al 13 maggio.

I fondi presenti in assemblea con il 9,7%
Intanto, in base ai dati comunicati da Generali, i principali azionisti presenti in assemblea sono Mediobanca (13,24%), Banca d'Italia (4,48%), De Agostini (2,43%), Effetti (2,30%), Caltagirone (2,23%), Petr Kellner (2,02%), Delfin-Del Vecchio (1,87%), Ferak (1,56%), Fondazione Cariplo (1,52%), Intesa Sanpaolo (1,40%), Inv ag (1,35%), FonSai-gruppo Ligresti (1,11%) e Benetton Group (0,96%). Di grande rilievo la presenza dei fondi istituzionali che quest'anno rappresentano il 9,7% del capitale sociale.

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