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Questo articolo è stato pubblicato il 25 maggio 2011 alle ore 15:21.

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Mario Draghi (Ansa)Mario Draghi (Ansa)

La Banca centrale europea è pronta ad alzare i tassi di interesse ancora, «se necessario», per prevenire la recrudescenza temporanea dell'inflazione della zona euro e impedirle di diventare «più persistente». Juergen Stark, membro del comitato esecutivo della Bce, lo ribadisce in un'intervista al quotidiano greco Kathimerini. E lo stesso fa il presidente in pectore dell'Eurotower Mario Draghi, invocando una normalizzazione della politica monetaria normale per contrastare la corsa dei prezzi che - dice - mina la crescita globale.

Allarme inflazione
La minaccia quindi è l'inflazione. Stark, come ha fatto nei giorni scorsi il collega italiano Bini Smaghi, lo dice chiaramente: la Bce deve monitorare «l'impennata dell'inflazione» recente per vedere se si tratta di un fenomeno temporaneo oppure alimentato dal rialzo dei salari o dagli effetti di secondo impatto. Sulla stessa lunghezza Mario Draghi. In un convegno a Berlino il presidente in pectore della Bce ha detto che «l'inflazione rischia di minare la solidità della crescita». Di fronte a questa prospettiva Draghi inoltre ha invitato a «procedere con una normalizzazione della politica monetaria» che globalmente rimane «accomodante».

Stark: pronti alla stretta
Rialzare i tassi quindi. Questo sarà l'obiettivo di Draghi che a ottobre subentrerà a Trichet alla guida dell'Eurotower. «Se necessario» ha ribadito a sua volta il tedesco Stark siamo pronti ad alzare il costo del denaro. La politica monetaria della Bce - ha aggiunto - deve tener conto della situazione nella zona euro nel suo complesso, e non deve puntare su particolari regioni. Inevitabile il riferimento alla Grecia e agli altri paesi periferici le cui banche, che hanno difficoltà a trovare finanziamenti sul mercato, e sono praticamente dipendenti dal rubinetto Bce. Un'ulteriore stretta avrebbe l'effetto di aumentare il costo del credito per un settore già in seria difficoltà.

Le attese del mercato
Per la Bce insomma la via della stretta monetaria sembra obbligata. La domanda è quando questa si verifichera? Al direttivo di maggio Trichet aveva spiazzato tutti facendo capire che a giugno l'Eurotower non avrebbe ritoccato i tassi, come invece atteso dai mercati. Secondo le previsioni contenute nel recente weekly economic monitor di Intesa Sanpaolo, il prossimo rialzo dei tassi dovrebbe avvenire a settembre 2011 (tassi all'1,5%). Poi a dicembre (all'1,75%) e successivamente a marzo 2012 (2%).

Il dilemma della Fed
Come si comporterà la Federal Reserve americana? Il presidente Ben Bernanke ha ribadito l'intenzione di mantenere il costo del denaro basso ancora a lungo all'ultimo direttivo della banca centrale americana. Secondo gli economisti di Intesa Sanpaolo i fed funds dovrebbero rimanere allo 0,25% per tutto il 2011. La stretta dovrebbe arrivare a marzo 2012 quando i tassi di interesse dovrebbero salire di un quarto di punto percentuale. Ma in molti hanno manifestato dubbi su questa scelta. Nel suo ultimo rapporto l'Ocse ha scritto che la banca centrale americana dovrebbe alzare i tassi di interesse all'1% già nel secondo semestre dell'anno in corso.

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