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Questo articolo è stato pubblicato il 02 giugno 2011 alle ore 09:05.
Il processo di dismissione delle misure non standard è già in corso. Un anno fa le nostre operazioni di liquidità garantivano circa 900 miliardi di euro alle banche della zona euro. Oggi l'ammontare dato in prestito è di circa 430 miliardi. L'uscita dalle misure di emergenza decise tra il 2008 e il 2009 sta quindi avvenendo in modo graduale. Il sistema interbancario funziona meglio, anche se in alcuni paesi – quelli in crisi debitoria – ci sono ancora difficoltà.
Cosa può fare la Bce per questi gli istituti di credito sempre in crisi di liquidità?
Non posso anticipare le decisioni del consiglio direttivo. Il quadro operativo deve rimanere uguale per tutte le banche. Inoltre, non abbiamo intenzione di interrompere l'attuale modalità di erogazione di liquidità alle banche dall'oggi al domani, ma vogliamo ridurre la dipendenza dalla liquidità della Bce di alcune banche. Al contempo vogliamo che i governi nazionali siano partecipi nei necessari processi di ricapitalizzazione o di ristrutturazione.
Tra i paesi in difficoltà c'è certamente la Grecia, oggetto di un infinito tira-e-molla con i suoi partner europei sul programma di risanamento delle finanze pubbliche.
La palla è nelle mani del governo e del parlamento in Grecia. Non ci sono alternative: il governo deve risanare i conti e privatizzare le tante attività di cui è proprietario. Vorrei farle notare che se il piano di privatizzazioni fosse applicato come previsto, il debito potrebbe scendere del 20% entro il 2015, e dare quindi un contributo alla sostenibilità.
Il consiglio direttivo continua a essere contrario a qualsiasi ristrutturazione o riscadenzamento del debito greco.
C'è molta confusione sui mercati e nella pubblica opinione su questi temi. Noi siamo convinti che un fallimento, o qualsiasi cosa che potrebbe apparire come un fallimento, deve essere evitato. Provocherebbe infatti conseguenze spaventose sulle banche greche, sull'economia greca e poi naturalmente sugli altri paesi già oggi in difficoltà debitoria.
E' probabile che la Grecia non riesca a tornare sul mercato nel 2012, come previsto. Nuovi aiuti potrebbero essere necessari. I partner europei sono però restii a dare nuovi prestiti, per paura di inimicarsi la propria pubblica opinione. Si discute della possibilità di applicare l'Iniziativa di Vienna, un'intesa usata nel 2008-2009 in Europa dell'Est e che prevede il rinnovo dei prestiti da parte delle banche. E' un compromesso accettabile?
Prima di tutto, è da vedere se la Grecia sarà in grado o no di tornare sui mercati l'anno prossimo. Comunque l'Iniziativa di Vienna prevede la decisione volontaria da parte delle istituzioni finanziarie di rinnovare le proprie obbligazioni a un paese. Se questa possibilità non è percepita come un fallimento o un parziale fallimento sovrano, allora potrebbe in effetti rivelarsi un modo per coinvolgere il settore privato nel finanziamento della Grecia.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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