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Questo articolo è stato pubblicato il 25 giugno 2011 alle ore 16:15.
L'ultima modifica è del 25 giugno 2011 alle ore 10:02.
Ore 12.45 - Prende la parola la prima donna, socio dipendente e sindacalista della Popolare. E prende le distanze dalla posizione dei vertici dell'Associazione Amici. "Siamo chiamati a fare una scelta coraggiosa - spiega - Il contesto internazionale è molto difficile e Bpm non vive su un altro pianeta. La posizione contro le deleghe sarebbe stata giustificata se mesi fa avessimo approvato l'aumento di capitale da 600 milioni, ma per ottusità e per non aver capito che il momento era cambiato e richiedeva la ricapitalizzazione abbiamo votato contro e ora ci troviamo a dover fare un'operazione di importo doppio". Se non accettassimo "di fare qualche cambiamento coraggioso rishcieremmo poi di subirne le conseguenze - attacca - Penso che ci sia qualche associazione contraria alle deleghe che, dichiarandosi difensore dei dipendenti, li vuole invece strumentalizzare".
Ore 11.45 - Piero Lonardi, presidente del comitato soci non dipendenti, lancia l'allarme: "Forse qualcuno non si accorge che stiamo servendo al mercato la banca a prezzi di liquidazione". Lonardi giudica "anomalo" l'importo del maxi aumento di capitale in arrivo e ricorda che "Bpm nel corso degli anni ha perso grandi occasioni e con certe operazione ha sicuramente distrutto valore". "Cosa succederà - si chiede Lonardi - se gran parte dell'aumento resterà inoptato? Come farà la cooperativa a definirsi tale se i soci principali saranno investitori istituzionali e istituzioni finanziarie?". È necessario allora un "profondo cambiamento della governance, non quella scritta sullo statuto ma quella sostanziale. Non serve l'aumento delle deleghe, bisogna riportare l'azienda al centro della cooperativa".
Ore 11.30 - Ponzellini sul crollo del titolo in Borsa: "Noi paghiamo un prezzo che non è nostro. Di stupidaggini non ce ne siamo fatte mancare, ma non per ridurre il titolo a questo valore. Potremmo valere il 5% il 10% in meno degli asset, ma non così. Altrimenti vuol dire che c'è qualcuno che ci vuole male, che ci picchia sulla testa". Ancora: "Siamo proprietari di tutti i nostri immobili, ma 5 dei nostri palazzi valgono più della banca in borsa. Valiamo meno di una nostra controllata: la Banca di Legnano è stata valutata 1,2 mld e ha 120-130 sportelli". E questo nonostante "dal punto di vista economico la banca sia solida".
Ponzellini sulla Banca d'Italia: "Giovedì abbiamo dimostrato a Bakitalia che i rischi che loro avevano rilevato in realtà non ci sono. Che clienti che loro avevano definito inaffidabili non lo erano e hanno sempre pagato". Palazzo Koch, racconta il presidente, "ha continuato la sua tuba perché naturalmente di questi tempi ci tiene a fare bella figura". Ma ha anche detto "continuate, perché voi avete la rete più bella e invidiata in Italia". "E per la prima volta - conclude il presidente - ho sentito che dall'altra parte c'è chi ci apprezza".
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