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Questo articolo è stato pubblicato il 16 agosto 2011 alle ore 22:10.
L'ultima modifica è del 16 agosto 2011 alle ore 13:00.

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La Robin Tax? Alla fine la pagheranno i consumatori
L'opinione degli analisti di Citigroup Global Markets, nonostante il calo degli energetici a Piazza Affari, è che l'impatto della Robin Tax sulla valutazione dei titoli dell'energia italiani «sarà modesto». Lo scenario peggiore prevede un impatto del 13% sull'Eps (utile per azione) e del 2,9% sulla valutazione dei titoli stessi. Nel caso di Terna, l'Eps scenderebbe del 16% e la valutazione del 3,4%, mentre per quanto riguarda Enel, l'Eps subirebbe un taglio del 6% e la valutazione del 2,5%. Citi non si aspetta cambiamenti nel dividendo di Terna, mentre quello di Enel potrebbe scendere di 0,25 euro per azione. Secondo Citi, tuttavia, «ci sono buone possibilità che il decreto del governo italiano possa essere modificato e che l'aumento della tassa, se mai, possa essere ridotto». Nel lungo termine, poi, l'eventuale aumento «potrebbe essere trasferito a carico dei clienti». Insomma il peso alla fine lo pagheranno i consumatori con bollette più care.

Spread sui titoli di stato
Il differenziale tra il rendimento dei Btp decennali e i bund tedeschi è in calo a 272 punti. Sui livelli di stamattina gli spread sui titoli di stato spagnoli a 271 punti e quelli sui decennali francesi a 66 punti. La Bce ha fatto sapere di aver acquistato 22 miliardi di euro di titoli di stato la scorsa settimana per raffreddare le tensioni sui titoli di Italia e Spagna. Intanto l'agenzia di rating Fitch conferma la tripla A sul rating degli Stati Uniti con outlook stabile. Nelle scorse settimane Standard & Poor's ha clamorosamente tolto il giudizio di massima avvidabilità agli Usa.

Mercati valutari
L'Euro è stabile sul dollaro rispetto alle quotazioni di ieri. La moneta unica viene scambiata intorno alle 8 a quota 1,4390. Venerdì secondo la Bce, veniva scambiata a 1,4250 dollari. Lo Yuan intanto ha toccato un nuovo record sul dollaro per la quinta seduta consecutiva. La Banca Centrale cinese ha fissato il cambio di riferimento col biglietto verde a 6,3925 yuan per dollaro. Per la Cina è arrivato il momento di allargare la fascia di oscillazione dello yuan nei confronti del dollaro per contenere le scommesse al rialzo sulla divisa cinese, ha scritto il quotidiano statale cinese China Securities Journal. Sul mercato di Shanghai la valuta cinese è salita fino a 6,3870 yuan per dollaro, la quotazione più forte dal 1993.

Gli esperti vedono l'oro a quota 2000 dollari
Continua a correre il prezzo dell'oro. Lo spot è indicato nel pomeriggio sopra 1.780 dollari, in netto rialzo rispetto ai minimi toccati nel durante (1.760,40). Nel medio periodo sia gli esperti sia gli investitori lo vedono flirtare con quota 2.000 dollari. Lo storno dal record storico (1.814,89 dollari) appena aggiornato la scorsa settimana non ha infatti cambiato l'orientamento di fondo del mercato, che resta rialzista. Gli analisti ritengono che la rottura definitiva della soglia chiave di 1.800 euro sia solo questione di tempo: gli elementi per riuscirti, dicono, ci sono tutti.

D'altronde la domanda di oro resta elevata e non solo perché rappresenta un rifugio più sicuro di altri strumenti. Oggi, sottolineano gli esperti, viene percepito sempre più come una valida alternativa alle valute. Quello del metallo prezioso è forse l'unico mercato meno correlato all'incertezza che sta mettendo di nuovo in crisi l'economia, dall'azionario a tutti i prodotti legati all'industria (compreso il greggio).

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