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Questo articolo è stato pubblicato il 09 ottobre 2011 alle ore 15:18.

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I governi di Belgio, Francia e Lussemburgo hanno annunciato di aver trovato un accordo sullo smantellamento della Dexia. La «soluzione poposta» è scritto in una nota «sarà sottoposta al Cda della Banca» iniziato nel pomeriggio di domenica e in tarda serata ancora in corso.

Lo Stato belga, secondo le anticipazioni pubblicate dal quotidiano online Le Soir, sborserà quattro miliardi di euro per assumere il controllo della Dexia Banque Belgique (Dbb): Bruxelles diverrà quindi l'unico azionista dell'istituto attraverso la Società federale di partecipazione e investimenti. Il valore della Dbb è stimato fra i 3 e i 7,5 miliardi di euro. In un secondo momento il capitale in mano allo Stato sarà aperto anche alle regioni belghe che possiedono attualmente il 5,7% del pacchetto azionario dell'istituto. Il governo belga aveva già salvato Dexia nel 2008, ricapitalizzando la banca con tre miliardi di euro.

La Francia dal canto suo, secondo il sito del quotidiano economico L'Echo, sborserebbe invece tra 650 e 700 milioni di euro per rilevare la branca francese di Dexia. Le garanzie per la "bad bank'" nella quale verrebbero isolate le attività a rischio dovrebbero arrivare - secondo quanto riportato da L'Echo e dalla tv pubblica Rtbf - a 90 miliardi di euro, che sarebbero garantiti per il 60% dalla Francia, per il 36,5% dalla Francia e per il 3,5% dal Lussemburgo.

Un consiglio dei ministri straordinario del governo belga è previsto al termine del consiglio d'amministrazione di Dexia, per finalizzare la nazionalizzazione della branca belga. La riunione dei ministri è stata fissata per le 22, comunque al termine del consiglio d'amministrazione della banca franco-belga, che è iniziato alle 15 ma si è protratto oltre le previsioni. Il governo dovrà dare l'incarico ufficiale alla Societè Federale de Participations et d'Investissement di acquistare Dexia Banque Belgique.

Il punto centrale del vertice franco-belga concluso nella mattinata di domenica era stata la ripartizione dei pesi per la divisione di Dexia ed in particolare il prezzo di vendita della branca belga Dbb (Dexia Banque Belgique, per la quale il ministro delle Finanze Didier Reynders non ha escluso la partecipazione al 100% del governo), e la ripartizione delle garanzie da fornire ad una futura "badbank'" che verrà creata per raccogliervi tutti gli asset tossici. In questo modo verrebbero isolate le attività a rischio, che pesano sul bilancio del gruppo bancario, il cui titolo azionario è sospeso da giovedì scorso dopo aver perso il 42% in una settimana.

Il prezzo dell'operazione è stato al centro delle discussioni nel lunghissimo Cda di domenica. Secondo il quotidiano online belga Le Soir, il governo belga avrebbe concordato un prezzo di 4 miliardi di euro per l'acquisto della branca locale di Dexia, la Dbb. Belgio e Francia, inoltre, avrebbero raggiunto l'accordo sulle percentuali di garanzia per il rifinanziamento dei circa 120 miliardi di euro, tra bond e prestiti, detenuti da Parigi e dalla banca con sede a Bruxelles.

L'acquisto del 100% della branca belga di Dexia - Dbb - secondo il ministro Didier Reynders «non sarà a tempo indeterminato» ma neppure «per tre o sei mesi». Reynders lo ha dichiarato in una intervista radiofonica alla catena pubblica Rtbf durante la quale ha anche affermato che, di fronte all'ampiezza della crisi del debito sovrano, «non escludo che fra tre, cinque o anche più anni noi saremo ancora presenti» nel capitale di Dbb.

Intanto il report in uscita sull'edizione di lunedì del settimanale Der Spiegel fa il punto sull'indebitamento dell'unità tedesca della banca franco-belga Dexia Sa (Dexb.Bt). Un'unità «in lotta per la sua stessa sopravvivenza» scrive il settimanale, a causa dell'esposizione prolungata sul debito dei paesi europei. La controllata Dexia Kommunalbank Deutschland avrebbe infatti erogato finanziamenti per 5.4 miliardi di euro a Grecia, Italia, Portogallo e Spagna. Secondo il rapporto, l'authority di controllo sul sistema finanziario tedesco (Bafin) aveva messo sotto pressione la capogruppo già dal 2010 per aumentare il patrimonio netto. Un allarme inascoltato, visti problemi di liquidità che alla fine hanno gettato l'azienda nella drammatica turbolenza di queste ultime settimane.

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