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Questo articolo è stato pubblicato il 01 novembre 2011 alle ore 13:56.
L'ultima modifica è del 01 novembre 2011 alle ore 13:00.

Pessima chiusura per Wall Street nel martedì nero delle Borse europee. Lo S&P500 ha chiuso in calo del 2,79%, il Nasdaq ha perso il 2,89% e il Dow Jones il 2,48%. A frenare i listini sono stati in particolare i titoli bancari (Morgan Stanley ha ceduto circa il 6,5%, JpMorgan il 4,5%, Bank of America il 6,8%, Goldman Sachs il 4%, e Citigroup il 6,9%).
A provocare il crollo delle piazze finanziarie il timore per la tenuta del debito dell'Eurozona dopo l'annuncio del primo ministro greco Papandreou di sottoporre a referendum il piano Ue. Se l'elettorato dovesse bocciarlo salterebbe l'intera struttura di salvataggio messa a punto al recente vertice sulla crisi dell'Eurozona. In una nota di Fitch afferma che un possibile respingimento del programma Ue-Fmi negoziato di recente dal Governo greco aumenterebbe il rischio di un default sovrano forzato e disordinato e potenzialmente dell'uscita della Grecia dall'euro. Entrambe queste possibilità avrebbero implicazioni finanziarie gravi per la stabilità finanziaria e la solvibilità di Eurolandia.
Piazza Affari maglia nera
Pesante il bilancio a Piazza Affari. A fine seduta gli indici Ftse Mib e Ftse It All Share cedono rispettivamente il 6,8 e il 6,13 per cento. Affondano anche Parigi (-5,38%), Francoforte (-5%) e Madrid (-4,19%) anche se la piazza milanese è nettamente la peggiore. Ribassi più contenuti a Londra (-2,44%) e Wall Street. Alla chiusura delle piazze europee il Dow Jones cede il 2,18%, il Nasdaq il 2,6% mentre l'S&P500 segna un ribasso del 2,4 per cento.
Tracollo delle banche a Milano
La notizia del referendum greco sul piano di aiuti affossa soprattutto i titoli di banche e assicurazioni. Gli indici settoriali Eurostoxx cedono rispettivamente il 7,37 e il 6,74 per cento. A Piazza Affari è un tracollo per Intesa Sanpaolo che chiude a -15,8%. Pesanti anche Unicredit (-12,44%), Fondiaria - Sai (-11,5%), Banca Mps (-10,2%) e Fiat (-9,46%).
Impennata di rendimenti e spread
L'incertezza sul futuro del piano europeo, dopo il referendum deciso da Atene, ha un impatto devastante sul mercato dei titoli di stato. L'opinione dei mercati è che, caduto il tassello Grecia, tutto il domino dell'Eurozona possa seguire a ruota. L'Italia, tra gli osservati speciali, finisce così sotto tiro. Rendimenti e spread toccano livelli record in mattinata. La Bce deve intervenire sul mercato secondario per spegnere il fuoco. Il differenziale tra i titoli decennali italiani e quelli tedeschi sale fino a 459 punti e per attestarsi a quota 440 al termine delle contrattazioni. Il rendimento dei Btp è al 6,33%. Schizza a livello record il differenziale tra decennali francesi e Bund a 123 punti. A 384 punti lo spread del decennale spagnolo. Si impennano anche i credit default swap, derivati che assicurano sul rischio fallimento. Quelli sull'Italia toccano quota 510 punti base, non lontani dal massimo storico di 521 toccato lo scorso 21 settembre.
Spread Bund-Btp, grafico storico
Mercati valutari
La tempesta sui mercati non risparmia i mercati valutari. L'euro scende così sotto la soglia di 1,37 dollari attestandosi a quota 1,3690 dollari alla chiusura delle borse europee. Il fixing precedente era 1,40 dollari.
Materie prime
La frenata dei mercati si fa sentire anche sulle quotazioni delle materie prime. Il petrolio Wti scende sotto i 90 dollari a New York, per poi risalire sopra tale soglia, restando comunque in calo del 3% a 90,43 dollari. Male anche il Brent, che sulla piazza di Londra cede il 2,5% a 106,83 dollari.
Le Borse asiatiche
Tokyo ha chiuso in calo dell'1,70%, Sydney dell'1,52% mentre Hong Kong cede il 2,4%. Sulle borse asiatiche hanno pesato i timori per la situazione dell'Eurozona ma anche i dati macroeconomici provenienti da importanti regioni dell'Asia: la manifattura cinese, le esportazioni della Corea del Sud e e l'economia di Taiwan hanno registrato i tassi di crescita più bassi dal 2009. Non aiutano, inoltre, le previsioni negative di alcune società, come Panasonic (-5,1%) che ha messo in conto di chiudere - per la prima volta in dieci anni - il bilancio in perdita.
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