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Questo articolo è stato pubblicato il 21 novembre 2011 alle ore 17:25.
L'ultima modifica è del 21 novembre 2011 alle ore 13:19.
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Nel mondo della difesa qualcuno lo chiamava Napoleone per i suoi poteri assoluti. Che avesse un potere indisturbato lo dimostra la decisione nel 2005 di promuovere la moglie, che già era dirigente nel gruppo, all'incarico di amministratore delegato di una società controllata. Indipendentemente dai meriti e dal curriculum dell'ingegner Grossi, questa scelta appare inopportuna: il marito capo di un'azienda pubblica che nomina la moglie alla guida di una controllata è un'operazione fatta in conflitto d'interessi, infatti per questo Guarguaglini uscì dalla stanza del cda di Finmeccanica nel momento di deliberare questa nomina. Nel consiglio si levò solo la voce contraria di Massimo Pini, l'ex uomo di fiducia di Craxi nel Cda della Rai. Pochi mesi dopo Guarguaglini fece dare le dimissioni alla maggioranza del Cda per ottenere la conferma anticipata al vertice di Finmeccanica. E nel nuovo consiglio Pini non c'era più.
Nel governo dell'epoca nessuno si oppose al binomio marito-moglie e molti (compresi quasi tutti i mezzi d'informazione, non Il Sole 24 Ore) per anni hanno ignorato l'imbarazzante situazione: il caso è esploso nel maggio 2010, quando la magistratura ha aperto le indagini giudiziarie sugli appalti dell'Enav e sulla Selex guidata da Marina Grossi. Tra i fatti per i quali Guarguaglini è criticato, la scelta come consulente di Lorenzo Cola, un faccendiere vicino ai servizi segreti che negli ultim mesi ha già ricevuto due condanne. Cola ha aiutato Guarguaglini a comprare un'azienda americana della difesa, la Drs, ha organizzato un incontro tra Guarguaglini e l'allora capo della Cia, necessario a "sdoganare" il manager italiano presso il Pentagono prima dell'importante acquisizione negli Usa.
Guarguaglini è in disaccordo con le scelte del nuovo capoazienda Orsi. Lunedì scorso ha fatto un gesto clamoroso: non ha partecipato al consiglio di amministrazione di Finmeccanica che ha dato il via a un piano di riorganizzazione del gruppo e ha approvato i conti dei primi nove mesi, in profondo rosso per i maxiaccantonamenti decisi da Orsi (e dal presidente di Alenia Amedeo Caporaletti).
«Novembre è il mio mese sfortunato», ha detto il presidente di Finmeccanica ai collaboratori. Fu in novembre nel 1983 che lasciò l'azienda dove aveva trascoso vent'anni, la Selenia, produttrice di missili, in disaccordo con Michele Principe. Altri fatti negativi che hanno segnato la sua vita sono capitati in novembre. Per l'ingegnere elettronico toscano, laureatosi a Pisa, passato indenne anche attraverso una brutta storia come capo dell'Oto Melara all'epoca di tangentopoli nella quale era coinvolto Francesco Pacini Battaglia, sembra arrivato il momento più difficile. Con la caduta del governo Berlusconi sono usciti dall'esecutivo i suoi primi sostenitori, Altero Matteoli e soprattutto Gianni Letta. E nel nuovo esecutivo non è entrato un'altra personalità con cui ha rapporti consolidati, Giuliano Amato. E i nove giorni che mancano alla fine di novembre devono sembrargli un tempo terribilmente lungo.
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