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Questo articolo è stato pubblicato il 05 gennaio 2012 alle ore 18:58.
L’aumento di capitale da 7,5 miliardi di euro di Unicredit è interamente sottoscritto e quindi in un modo o nell’altro Unicredit “avrà i suoi soldi”. Ma lo sconto del 43% aumenta le preoccupazioni dei mercati per il settore bancario dell’eurozona. Per il Financial Times, “la crisi bancaria europea non si placherà finché non lo farà la crisi del debito”, mentre il Wall Street Journal si domanda se non sia ora di frazionare Unicredit: “Forse se si chiamasse EinKredit e avesse sede in Germania, gli investitori sarebbero più indulgenti”.
La questione del debito domina le banche europee, ricorda la Lex Column del Financial Times. “Grazie mille”, esordisce in italiano il commento. “UniCredit ha reso noto il prezzo della sua emissione azionaria da 7,5 miliardi di euro”. Dettagli a parte, l’importante - secondo Lex - è che l’emissione è stata interamente sottoscritta e che la principale banca italiana “avrà i suoi soldi, accada quel che accada”. (Per inciso, nel blog Alphaville, sotto il titolo “UniCredit, Omnicredit”, il Ft si domanda perché ci sono tante banche che lavorano alla nuova emissione azionaria).
I rivali europei di Unicredit, che si dibattono per arrivare entro giugno al minimo ‘core tier capital ratio’ del 9%, come vuole l’Autorità bancaria europea, “potrebbero non essere così fortunate”, puntualizza Lex.
Il problema – scrive il Ft - è che le economie rallentano e le banche non possono contare sugli utili non distribuiti come fonte costante di capitale. Ma la generazione di capitale è solo uno dei problemi. Il principale è quello dei finanziamenti. “Le banche non si fanno più prestiti l’un l’altra”, sottolinea il quotidiano, ricordando che martedì notte hanno depositato la cifra record di 453 miliardi di euro alla Banca centrale europea. “La sola speranza delle banche è che i governi risolvano la crisi del debito sovrano dell’eurozona”.
Dopo l’annuncio del prezzo dell’aumento di capitale, i titoli UniCredit sono calati del 14% mercoledì, calo continuato oggi (-17%). L’aumento di capitale – spiega la cronaca del Ft – fa parte di un piano strategico che dovrebbe consentire a Unicredit di adeguarsi ai nuovi “duri” requisiti di capitale europei ed è visto come “un test cruciale” della capacità delle banche europee di raccogliere nuovi fondi dagli azionisti nel mezzo della crisi finanziaria dell’eurozona. “Se avrà successo, altre banche seguiranno”, dice uno speranzoso banchiere londinese.
Ma il Financial Times ricorda che non tutti gli azionisti hanno assunto impegni vincolanti. Con lo sblocco dei fondi da parte del governo italiano, anche la banca centrale libica, che detiene una quota del 4,98% di Unicredit, avrà la possibilità di partecipare all’aumento di capitale. L’autorità d’investimento libica, che ha il 2,59%, dovrebbe annunciare la sua posizione “nei prossimi giorni”.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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