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Questo articolo è stato pubblicato il 08 maggio 2012 alle ore 08:29.

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Il «circo» di Facebook ha lanciato ieri la sua tournee, un road show che dovrebbe portare il re dei social network a uno sbarco record da oltre 100 miliardi di dollari in Borsa. Più di 500 investitori – e parecchi curiosi – si sono assiepati davanti all'Hotel Sheraton di Manhattan un'ora prima dell'arrivo, all'una di pomeriggio, del co-fondatore e chief executive Mark Zuckerberg, sceso in jeans da un Suv nero.

E la spasmodica attesa dell'Ipo ormai durata mesi ha reso già questo primo appuntamento, che sarà seguito da eventi a Boston, Chicago e San Francisco, senza precedenti: il roadshow tradizionale, la presentazione lontano dai riflettori d'una nuova azienda, ha ceduto il passo a un'aperta gara di scommesse sul futuro del titolo tra la folla di gestori convenuta allo Sheraton come di analisti rimasti nei loro uffici a controllare cifre.

Scommesse, per lo più, all'insegna dell'ottimismo: c'è chi, gli analysts di Sterne Agee, ha rotto ogni consuetudine affibbiando al titolo prima della quotazione un rating «buy», da comprare, con un target a 46 dollari contro i 28-35 dell'attuale fascia di prezzo del collocamento. E chi, Evercore Partners, pronostica una capitalizzazione di mercato che si impenni subito a 140-160 miliardi, avviando Facebook a diventare la società di media di maggior valore al mondo. O ancora, il fondo Turner Investment, che «vede» 200 miliardi entro quattro anni.

Puntate simili, se si rifletteranno in una insaziabile domanda di titoli, potrebbero anche convincere Facebook ad alzare il prezzo del collocamento entro il D-Day a Wall Street del 18 maggio. L'Ipo, oltre a far entrare l'azienda nell'esclusivo club dei gruppi da 100 miliardi, punta a passare alla storia con altri numeri: i capitali mobilitati in un collocamento iniziale. Agli attuali prezzi massimi raggiungerebbero i 13,6 miliardi, secondi solo agli sbarchi di Visa e General Motors.

L'entusiasmo non è però senza riserve. Con il titolo che potrebbe facilmente viaggiare a multipli di 99 volte gli utili e 27 volte il fatturato 2011, l'outlook di crescita comincia a essere oggetto di intensa discussione dentro e fuori il roadshow. Per Facebook la pubblicità online è centrale, oltre l'80% delle entrate. E se Evercore e Sterne credono che il gruppo rafforzerà il suo dominio, questa dipendenza innervosisce investitori e analisti più prudenti, quali Susquehanna Financial o Pivotal Research che ha un target sul titolo fermo a 30 dollari.

La stessa Facebook, per allargare le basi tecnologiche, ha di recente preso a investire in proprietà intellettuale: un miliardo per la startup di condivisione di foto Instagram. Per reggere l'ottimismo dovrà fare di più: aumentare il giro d'affari al passo del 41% l'anno e proteggere margini di profitto ora al 27 per cento. Gli analisti di Eva Dimensions definiscono simili margini «monopolistici», straordinari e difficili da difendere.

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