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Questo articolo è stato pubblicato il 22 gennaio 2013 alle ore 10:54.

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Alexander Kockerbeck (Imagoeconomica)Alexander Kockerbeck (Imagoeconomica)

Già. L'Italia ha pagato a caro prezzo, in termini di rating, anche il contagio per la crisi del debito sovrano europeo e dell'euro.
Anche nel valutare i problemi dell'Europa, opinioni molto diverse possono emergere durante le discussioni fra analisti. Temo che per chi non vive in Europa continentale può essere ancora più difficile capire ed accettare la sequenza delle decisioni prese a livello di Unione europea per combattere la crisi. Infatti non è facile siglare un accordo tra 17 o 27 Paesi, si va avanti ma a piccoli passi, com'è sempre stato durante periodi di crisi nella storia dell'integrazione europea. Da qui nasce il rischio di un'opinione molto pessimista sull'Europa, e ancora una volta non tenendo conto delle opzioni rimaste. Per esempio, la Bce, ho insistito che prima o poi sarebbe potuta intervenire in modo decisivo e cambiare le regole del gioco: aveva il potere e gli strumenti per farlo, ma tardava per timore del moral hazard. Ma alla fine la Bce ha il dovere di assicurare l'esistenza dell'euro e tramite questo assicura anche la propria esistenza. Ecco uno scenario importante che non deve mancare in un' analisi del rischio. All'epoca si poteva dimostrare che la differenza del volume degli interventi massicci fatti fino ad allora dalla Fed e quelli piuttosto modesti dalla Bce equivaleva a 3 o 4 anni di rifinanziamento totale del debito pubblico Italiano. Oggi sappiamo che la Bce è addirittura disposta a servire come ponte di liquidità in modo illimitato in caso di necessità – sotto la condizionalità della realizzazione di riforme necessarie.

Il problema è che adesso l'Europa continentale si è fatta un'idea delle agenzie di rating che è pessima. Sono in tanti a temere che dietro le agenzie di rating si celino poteri occulti, conflitti d'interesse, che le agenzie di rating si prestino alla speculazione. Io non mi trovo d'accordo su queste posizioni estreme, ma intanto la nuova regolamentazione sulle agenzie di rating in Europa sarà molto punitiva.
La regolamentazione, tramite la standardizzazione e la forte influenza sui processi, toglie ulteriore informazione dall'analisi. Ma ciò che è ancora peggio è il fatto che i parlamentari in Europa abbiano visto proprio la necessità di andare avanti con una regolamentazione severa che probabilmente toglierà decisamente la libertà di agire alle agenzie di rating. Non mi permetto di dare una valutazione finale. Comunque, qualcosa sembra essere andata male nell'attività o nella sua comunicazione presso le agenzie di rating. Ma non c'è motivo di disperare. Per quanto riguarda il rischio paese, oggi esistono molte fonti autorevoli disponibili per farsi un' opinione.

Alexander Kockerbeck ha 50 anni. E' nato in una cittadina vicino alla Foresta Nera in Germania poi da piccolo la sua famiglia si è trasferita a Francoforte dove è cresciuto. Ha studiato in Italia e si è laureato con una tesi sul debito pubblico italiano.
Il suo primo datore di lavoro è stato l'Istituto bancario San Paolo di Torino a Torino dove ha lavorato per quattro anni.
Si è poi trasferito in Francia dove ha lavorato per la Société Générale per altri quattro anni.
Ha lavorato alla Dresdner Kleinwort Benson a Francoforte per tre anni.
I suoi incarichi in banca sono sempre stati senior economist per l'Europa e strategist per il fixed income
Ha lavorato per Moody's per 12 anni, con un periodo a New York, per il resto in Europa.

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