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Questo articolo è stato pubblicato il 08 dicembre 2013 alle ore 14:19.
L'ultima modifica è del 08 dicembre 2013 alle ore 17:46.
Rifiuta l'etichetta di anti-Draghi. Anzi, proprio come ha fatto il presidente della Banca centrale europea tre giorni fa, dichiara che la Bce «è pronta ed è in grado di agire», se necessario, per difendere la stabilità dei prezzi, per contrastare un'inflazione che per una volta anche in Germania viene considerata troppo bassa, non troppo alta.
E dice, proprio come Mario Draghi, che la Bce ha gli strumenti a disposizione per farlo e che è giusto che, in una fase di crescita economica lenta, la politica monetaria sia espansiva.
Non sono affermazioni di poco conto, venendo dal presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, da sempre ritenuto il maggior freno, nel consiglio Bce, a ogni azione di stimolo. In quest'intervista al Sole 24 Ore (leggi la versione integrale), Weidmann ricorda certo che la Bce ha già tagliato i tassi a novembre e che bisogna valutare gli effetti indesiderati di ogni ulteriore mossa, ma anche in questo non si discosta dalla linea di Draghi. Con il quale, sostiene, i rapporti sono buoni, anche se i due non sono sempre d'accordo sui modi per raggiungere l'obiettivo comune: «Non siamo il Politburo».
Di certo, il banchiere centrale tedesco, 45 anni, non ha cambiato idea sul piano Omt, che, riconosce, ha calmato i mercati, ma senza il quale i governi sarebbero stati costretti a fare più rapidamente le riforme.
Èd è proprio la strada sulla quale sollecita l'Italia, che sta uscendo dalla recessione e, a suo parere, ha la capacità di farcela da sola, a patto che completi le riforme del settore pubblico, della giustizia, del mercato del lavoro, della concorrenza.
In una rara sortita nel campo della politica, poi, critica il programma della futura "grande coalizione" di governo in Germania, che indebolisce la sostenibilità del sistema pensionistico e riduce la flessibilità del mercato del lavoro.
Presidente Weidmann, l'inflazione nell'Eurozona è lontana dall'obiettivo della Bce di stare «sotto, ma vicino al 2%». La disinflazione è andata troppo in là? La Bce è stata troppo lenta a reagire? Sta violando il suo mandato della stabilità dei prezzi, principale eredità della Bundesbank?
La Bce ha rispettato il suo mandato in passato ed è impegnata a farlo in futuro. La definizione di stabilità dei prezzi da parte del consiglio è un'inflazione sotto, ma vicina, al 2% nel medio periodo. Quindi, il tasso d'inflazione non deve essere a quel livello in ciascun momento ma, guardando avanti, dovrebbe convergere verso quel livello nel medio termine. Ciò assicura che nel complesso rispettiamo il nostro obiettivo. La nostra previsione più recente indica un'inflazione all'1,3% nel 2015. A più lungo termine le aspettative dei mercati sono anche più alte. Date le prospettive di inflazione moderata, accompagnate da ripresa economica lenta, la posizione della politica monetaria dell'Eurosistema è espansiva.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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