Federalismo fiscale: una riforma destinata a cambiare l'Italia

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L'Economist boccia il federalismo fiscale

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Questo articolo è stato pubblicato il 13 maggio 2010 alle ore 19:03.
L'ultima modifica è del 14 maggio 2010 alle ore 15:14.

L'Economist boccia il federalismo fiscale. «Ogni forma di decentramento - scrive il settimanale - rischia di far aumentare, almeno nell'immediato, la spesa pubblica del paese». E questo allontanerebbe l'Italia dall'Unione europea, sempre più orientata verso una stretta sui conti pubblici dei paesi membri, alla luce della crisi dei debiti sovrani che ha colpito il Vecchio continente.
Spagna e Portogallo hanno varato un piano «lacrime e sangue» per ridurre il deficit. Misure rese necessarie dopo che i giudizi negativi delle agenzie di rating hanno messo in discussione la loro stessa solvibilità e la speculazione ha preso di mira i loro titoli di Stato mettendo in crisi la sopravvivenza stessa dell'euro. Solo un intervento in extremis di Banca centrale europea ed Ue ha tranquillizzato i mercati.

La strada verso la soluzione della crisi dei debiti sovrani che ha colpito l'Eurozona è comunque ancora lunga. Le mosse della Commissione europea verso la revisione del patto di stabilità vanno nella direzione di un maggiore rigore sul fronte dei conti pubblici. Sul nostro Paese, che pure è riuscito a tenere sotto controllo il deficit, pende la spada di Damocle del debito pubblico, che ha superato il 118% del Pil. Un parametro che, alla luce degli ultimi orientamenti dell'esecutivo comunitario, rendono anche il nostro paese un sorvegliato speciale.

L'Italia, come tutti i paesi dell'Unione europea, dovrà mettere in atto le riforme necessarie per mettere in ordine i suoi conti pubblici. E il federalismo fiscale, che il governo Berlusconi si prepara a varare nell'anno del 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia va in questa direzione? Si secondo la Lega Nord, che del federalismo ha fatto la sua bandiera. La riforma sarà a costo zero per lo Stato e in prospettiva garantirà una gestione più oculata della spesa pubblica.

Di diverso avviso l'Economist. In un articolo dedicato al 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia ma titolato «Forze centrifughe», il settimanale britannico fa il punto sulle divisioni tra i leader della maggioranza, Berlusconi, Bossi e Fini. Lontani anche sul federalismo. La riforma è giudicata in contrasto con gli orientamenti che stanno emergendo in Europa sulla spinta della crisi del debito. «Nell'immediato - scrive il settimanale - ogni forma di decentramento non farà altro che incrementare la spesa pubblica piuttosto che ridurla» .

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