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Questo articolo è stato pubblicato il 14 settembre 2010 alle ore 08:04.
Il federalismo è stato, è e sarà la bussola della Lega. Ieri per individuare gli alleati; oggi per proseguire o meno la legislatura; domani per coltivare la suggestione di abbandonare il parlamento nazionale e concentrarsi sulle assemblee regionali. A confermarlo è il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli che vuole chiudere «entro quattro mesi» la partita sull'attuazione delle riforma e si dice «soddisfatto per il boom di interventi edilizi realizzati grazie alle semplificazioni».
Le acque nella maggioranza sembrano più calme. Il governo andrà avanti con 316 voti alla Camera. Finiani inclusi?
A noi interessano soprattutto i fatti e non i voti su una risoluzione. Anche perché per noi conta la qualità dei voti e non la quantità. L'importante è che ci sia la volontà di procedere sulle riforme, a cominciare dal federalismo in commissione bicamerale. Che doveva essere a maggioranza e invece l'abbiamo fatta paritetica.
Ma non c'è il rischio che il finiano Baldassarri voti con l'opposizione e dunque diventi a minoranza?
Non credo. Con Baldassarri ho parlato spesso. L'ultima volta martedì scorso e ci siamo sempre trovati d'accordo. Se vengono messe da parti le pregiudiziali politiche sono convinto che la quadra si troverà anche con l'opposizione. Se trovo un atteggiamento costruttivo io un provvedimento sono pronto anche a rivoltarlo come un calzino.
Per Bossi il federalismo è questione di ore. A che punto siete?
Quanto prima vedrò i rappresentanti di regioni ed autonomie locali per discutere un provvedimento unico sull'autonomia tributaria di regioni e province e sulla cancellazione dei trasferimenti regionali agli enti locali. Visto il tema li devo per forza incontrare tutti insieme. Se il confronto sarà positivo potrei portare il testo in Consiglio dei ministri la prossima settimana insieme a quello sui costi standard per la sanità.
Partiamo dalle regioni: che cosa avranno?
Un mix di Iva e Irpef. Oggi la maggior parte delle risorse viene dalla compartecipazione Iva al 44,7 per cento. Penso che si può passare al 25-30 per cento. È un tributo su cui non c'è margine di manovra sia perché discende dall'Europa sia perché il cittadino non ha la percezione che una parte di ciò che spende va alle regioni. Se invece utilizzo una tassa sulle persone fisiche come l'Irpef questo raccordo diretto c'è così come un collegamento con i servizi erogati.
Irpef sotto quale forma?
Con una compartecipazione sui gettiti prodotti dai vari scaglioni, in modo da garantire la progressività dell'imposta, e con un'addizionale più ampia di quella attuale. Che i governatori potranno manovrare nel rispetto degli scaglioni nazionali. La potranno anche abbattere totalmente oppure introdurre detrazioni per agevolare le famiglie con bambini o anziani a carico, arrivando a qualcosa di simile al quoziente familiare.