House Ad
House Ad

Dossier Bric

Finanza e Mercati In primo piano

I grandi capitali snobbano la Russia e Putin dà via libera a un piano di privatizzazioni da 44 miliardi

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 22 ottobre 2010 alle ore 13:11.

MOSCA - I grandi capitali snobbano la Russia: tra i paesi Bric nel 2010 sarà il fanalino di coda per investimenti, in Europa il re degli emergenti è la Turchia. Ma la crisi economica ha colpito duro e ha costretto il governo ad aumentare la spesa sociale, i russi si sono ritrovati in bilancio un deficit che non smaltiranno almeno per cinque anni: un'altra crisi li ritroverebbe ad affidare a gas e petrolio il 65% delle esportazioni.

Con una stagione elettorale alle porte, e scarsi margini per tagliare i conti: la squadra al potere dovrà riconfermarsi alle parlamentari di fine 2011, e poi alle presidenziali del 2012, che sia con Vladimir Putin o con Dmitrij Medvedev. Modernizzare e diversificare l'economia non è mai stato così urgente, e i russi non possono farlo senza denaro straniero. Così il corteggiamento è cominciato. «Il governo si sta sforzando di creare condizioni veramente aperte e attraenti per chi vuole investire». La Russia sta cambiando, ha aggiunto, forse già immaginando le loro riserve: «Forse non così rapidamente come si vorrebbe, ma sta cambiando». Due giorni dopo, a tarda sera, una riunione del governo di Putin ha dato il via libera a un piano di privatizzazioni di grande respiro, il primo dopo la grande, controversa svendita degli anni 90. La prima preoccupazione è appunto dimostrare che gli errori e le illegalità di quel precedente non si ripeteranno.

Tra il 2011 e il 2015 lo stato russo venderà quote in circa 900 aziende, con l'obiettivo di ricavarne 1.800 miliardi di rubli, 43,9 miliardi di euro. Soldi con cui intende ridurre il deficit di bilancio dal 5,3% del pil di quest'anno al 3,6% già nel 2011. Soldi che tuttavia verranno anche investiti nello sviluppo delle imprese, prospettiva che, come ha scritto Uralsib Capital, «ha acceso un fuoco sotto i titoli in questione», con la borsa di Mosca tornata ai massimi di sei mesi. Al piano manca solo l'approvazione del presidente Medvedev: dopo di che, ha spiegato il vicepremier di Putin Igor Shuvalov, una delle due colonne liberali del governo insieme al ministro delle Finanze Aleksej Kudrin, «tradurremo il piano in azioni concrete da parte dei ministeri per poter iniziare immediatamente».

Tra le offerte più attraenti, il 25% delle Ferrovie nazionali russe e il 15% di Rosneft, primo produttore di petrolio dopo aver inglobato le attività di Yukos. Attualmente al 75%, lo stato manterrà il controllo di questa e della maggior parte delle compagnie strategiche e delle banche coinvolte: «Sarebbe stato molto meglio - notano Natalia Orlova e Dmitrij Dolgin di Alfa Bank – se avessero preso in considerazione la cessione di quote di controllo». Un'eventualità che però riguarda soltanto Vtb, seconda banca del paese: in caso di "offerte serie", ha detto Shuvalov, il governo potrebbe pensare di scendere sotto la quota di controllo. Mentre per Sberbank, prima banca russa, l'offerta si ferma al 9,3%, secondo Alfa Bank.

L’articolo continua sotto

Putin si prepara alle presidenziali 2012

MOSCA - Vladimir Putin, primo ministro e già capo di stato russo, presenterà la propria candidatura

«La democrazia parlamentare a Mosca? Una catastrofe» (Ansa/Epa)

«La democrazia parlamentare a Mosca? Una catastrofe»

Vladimir Putin aveva tenuto la scena per giorni, lasciandolo sbiadito sullo sfondo dei resoconti

Le grandi banche russe pronte ad aprire agli stranieri. Putin: «A patto, però, che siano solidi»

Mentre negozia il suo ingresso nell'Organizzazione mondiale del Commercio, la Russia si dice pronta

Tags Correlati: Aleksej Kudrin | Alfa Bank | Asia | Borsa di Mosca | Cremlino | Dmitrij Dolgin | Dmitrij Medvedev | Europa | Igor Shuvalov | Natalia Orlova | Privatizzazioni | Sberbank | Vladimir Putin | Vtb | Yukos

 

Un'ombra negativa sul piano è l'esclusione dalla lista di Transneft, il monopolio che controlla la rete degli oleodotti diretti in Europa e in Asia: Shuvalov ha escluso ogni ripensamento, a conferma che sul fronte della liberalizzazione energetica il Cremlino non è pronto a fare concessioni alle richieste europee.

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.