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Il Nobel Clark: Obama ha perso le elezioni perchè non ha un piano di lungo periodo sull'ambiente

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Questo articolo è stato pubblicato il 23 novembre 2010 alle ore 15:36.

Eccessivo focus di Obama sui temi ambientali? «È il contrario: i democratici hanno perso le elezioni proprio perché si sono occupati troppo poco di questi problemi» - risponde Woodrow Clark, premio Nobel per la Pace 2007 insieme ad Al Gore per il suo lavoro nell'Intergovernmental Panel on Climate Change delle Nazioni Unite.

Una posizione agli antipodi a quella dell'opposizione, che durante la campagna elettorale di midterm ha criticato con forza la sensibilità di Obama verso questi temi: se Sarah Palin aveva etichettato l'Epa (Agenzia per la protezione ambientale) come esempio clamoroso degli sprechi governativi, il suo collega Joe Barton, senatore in Texas, aveta direttamente scritto all'Agenzia protestando contro l'aumento del tasso di disoccupazione e dei costi industriali causato dalle regolamentazioni Epa. Perché continuando così, sosteneva il deputato repubblicano Fred Upton, non si farebbe altro che «obbligare a delocalizzare la produzione in India e Cina, dove l'energia costa meno».

Clark pensa il contrario, ma allora dove avrebbe sbagliato Obama? «Le risorse sono state investite in modo confuso. Non basta spendere a caso nella green economy per rendere un sistema sostenibile. Quello che manca davvero - continua Clark - è un piano di lungo termine».

Ed è proprio per la mancanza di un percorso organico di lungo periodo che, secondo il Premio Nobel, lo sforzo del governo si è rivelato un boomerang politico. «L'approccio deve essere sistemico. Per questo bisogna partire dalle policy. In una città come Roma, ad esempio, tutte le nuove case dovrebbero essere completate per legge con pannelli solari» - spiega Clark al Sole24Ore.

A questo filone appartiene proprio un progetto non ancora reso pubblico a cui il Nobel sta lavorando: convincere grandi proprietari di immobili a integrare soluzioni di sfruttamento dell'energia solare per poi vendere le strutture includendo, in modo ben evidente, il costo dei pannelli e le prospettive temporali di ricavi dalla vendita dell'elettricità. Questo perché la consapevolezza è fondamentale.

La strada, in ogni caso, è in salita. «Negli States abbiamo iniziato a parlarne alle banche, ma non so cosa riusciremo a concretizzare» - spiega Woodrow Clark, che è ospite a Roma al Festival dei Giovani Talenti organizzato dal Ministero della Gioventù. La prospettiva presentata ai ragazzi che ascoltano la sua lectio rimane quella tradizionale di sostenibilità ambientale che non solo rispetta l'equilibrio delle risorse naturali, ma è fonte di ricchezza economica e volano di innovazione.

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Clark sprona l'audience senza mezzi termini: «Nella vita bisogna avere un obiettivo. Io quando avevo la vostra età puntavo al Nobel. E l'ho avuto. Adesso, non sto scherzando, vorrei un Oscar, e ci sto lavorando. E voi, che sogni avete?».

Per raccontare la sua storia ritorna a quando – quindicenne – ha lanciato la sua prima iniziativa imprenditoriale: un servizio per tagliare i prati in tutto il vicinato, rendendo più vivibili gli spazi esterni pubblici e privati, che ha raggiunto un giro d'affari tale da essere rivenduto, permettendogli di sostenere le spese universitarie. Un ambientalista in erba già focalizzato sul tema della sostenibilità.

Sulla formazione il messaggio a chi studia è chiaro: «La chiave è nella multidisciplinarietà, nel creare connessioni fra materie diverse. Io ho tre Master in materie diverse, e questo mi ha decisamente aiutato». E nel messaggio che gli organizzatori, in conclusione, gli chiedono di inserire in una bottiglia scrive - manco a dirlo - "Think global, work local, starting at home". La preoccupazione, e lo dice scherzando lo stesso Clark, è che il messaggio nella bottiglia non venga ritrovato per parecchi altri anni.

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