Federalismo fiscale: una riforma destinata a cambiare l'Italia

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Primo ok sul Dlgs per l'attuazione del federalismo. Governatori e sindaci in rosso rischiano il posto

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Questo articolo è stato pubblicato il 01 dicembre 2010 alle ore 14:27.
L'ultima modifica è del 01 dicembre 2010 alle ore 14:27.

Il dissesto finanziario della sanità e dei bilanci comunali costerà il posto a governatori e sindaci. Ma anche l'interdizione per 10 anni dai pubblici uffici e la perdita del 30% dei contributi elettorali percepiti dal proprio partito o lista ai presidenti di regione. E l'ineleggibilità per i primi cittadini fuori regola. Molte sanzioni e anche la carota di qualche premio per il rispetto del patto di stabilità interno e per il successo nella partecipazione alla lotta all'evasione fiscale, sono i capitoli portanti del nuovo schema di decreto legislativo sul federalismo fiscale licenziato ieri («salvo intese» e dunque ancora da affinare) dal consiglio dei ministri, che in una fase politica delicatissima dovrà adesso cominciare il suo iter in parlamento.

Una navigazione che si annuncia tutta in salita. Anche perché ieri da governatori e sindaci è subito partito un fuoco di sbarramento concentrico contro il «nuovo atto unilaterale» del governo che stravolge il federalismo e lo trasforma in un «centralismo praticato», ha attaccato il presidente dell'Anci, Sergio Chiamparino. «Mi chiedo a questo punto – ha aggiunto polemicamente per i governatori Vasco Errani – in quale parte del decreto sia previsto e sanzionato l'eventuale fallimento politico del presidente del Consiglio». Oggi, tra l'altro, i governatori incontreranno Tremonti su federalismo fiscale (fisco regionale e costi standard sanitari) e tagli da 4 miliardi della manovra finanziaria per il 2011.

Lo schema di dlgs su sanzioni e premi licenziato ieri dal governo entra nel vivo dei problemi finanziari più pesanti, e più pressanti, per i bilanci locali. A cominciare dalle regioni: il default nei conti di asl e ospedali costerà automaticamente il posto ai governatori; saranno rimossi per fallimento politico, interdetti per dieci anni da qualsiasi carica in enti pubblici e il loro partito, la lista o la coalizione dovrà restituire il 30% del contributo elettorale incassato. Mano pesante che varrà del resto anche per gli assessori alla sanità e per i direttori generali, sanitari e amninistrativi delle asl: anche per loro scatterà la decadenza automatica e l'interdizione tra 7 e 10 anni da qualsiasi carica pubblica.

Come i governatori, potranno appellarsi soltanto davanti al Tar. La condizione di «grave dissesto finanziario» in sanità, in particolare, si verificherà in tre casi: mancato redazione anche parziale del piano di rientro dal debito, mancato conseguimento degli obiettivi del piano di risanamento, applicazione ai livelli massimi per due esercizi consecutivi dell'aliquota Irpef.

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Tags Correlati: ANCI | Consiglio dei Ministri | Corte dei Conti | Federalismo | Sergio Chiamparino | Vasco Errani

 

Il bastone delle sanzioni per governatori e amministratori fuori regola è espressamente indicato in riferimento ai disavanzi sanitari. Prevedendo preventivamente l'obbligo dell'«inventario di fine legislatura» per le regioni sotto piani di rientro: entro dieci giorni dalle elezioni dovranno pubblicare sul sito regionale una relazione dettagliata e certificata sulle misure prese per contenere la spesa durante il loro mandato, sulla convergenza verso i costi standard, sulla certificazione della spesa sanitaria e sull'indebitamento regionale.

Anche primi cittadini e presidenti di provincia saranno tenuti all'inventario pre-elettorale in cui dovranno indicare situazione patrimoniale e finanziaria ed eventuali rilievi della corte dei conti. Per chi avrà fuori controllo i bilanci scatterà (oltre all'interdizione dai pubblici uffici) l'ineleggibilità per dieci anni. Che varrà sia in ambito locale che al parlamento nazionale e a quello europeo. In caso di "rosso" certificato dalla corte dei conti e non sanato dagli amministratori il prefetto potrà disporre lo scioglimento del consiglio comunale.

Bastone, ma anche qualche carota per le regioni. Dai premi agli enti «virtuosi» che rispettano il patto di stabilità interno, agli incentivi (anche per le province) per i buoni risultati nella alla lotta all'evasione fiscale: se hanno contribuito agli accertamenti, le amministrazioni potranno incassare fino al 50% delle maggiori somme riscosse a titolo definitivo di tributi statali. Fermo restando che il decreto sul fisco municipale (attualmente all'esame della bicamerale) già attribuisce lo stesso incentivo per i sindaci, il dlgs varato ieri prevede anche, a partire dal 2014, uno "sconto" sul patto per gli enti con i conti in regola. In una misura che sarà determinata con decreto dell'Economia.

Il dlgs istituisce infine la commissione per il coordinamento della finanza pubblica. A cui spetterà tra l'altro il delicato compito di tenere sotto controllo la pressione fiscale complessiva.

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