Federalismo fiscale: una riforma destinata a cambiare l'Italia

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Per il federalismo è il momento della verità

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Questo articolo è stato pubblicato il 10 gennaio 2011 alle ore 09:03.

Federalismo fiscale, decreto milleproroghe ed emergenza rifiuti a Napoli e in Campania, biotestamento, Comunitaria 2010. Dopo tre settimane di vacanze, da oggi il Parlamento riapre i battenti e si ritrova punto e a capo. Con una maggioranza in cerca di maggioranza sicura alla Camera e con calendari di lavoro interamente da definire. Anche perché le incognite politiche sono tutte risolvere e la stessa sorte della legislatura è appesa agli esiti di quanto accadrà in questi primi giorni convulsi dell'attività non solo parlamentare del 2011. A 33 mesi e 200 leggi dall'avvio della legislatura, le Camere sono così nuovamente davanti a un bivio. Se è vero che la decisione della Consulta sul legittimo impedimento (si veda articoli in pagina) sarà la prima cartina di tornasole delle convenienze politiche della maggioranza di non spingere verso le elezioni anticipate, è altrettanto vero che in queste settimane si consumeranno in Parlamento le scelte decisive sui provvedimenti più attesi e più temuti, a seconda dei giudizi.

La prima scommessa è il federalismo fiscale che per la Lega rappresenta praticamente la sola ragion d'essere. Si comincerà così subito con lo schema di decreto legislativo sul fisco municipale, contro il quale i sindaci e il centrosinistra hanno fatto convergere un discreto fuoco concentrico, ma i tempi per il parere e, quindi, per il varo finale in consiglio dei ministri sono strettissimi: la scadenza è fissata per venerdì 28 gennaio, prendere o lasciare. Con l'incognita dei numeri nella bicameralina, al momento in assoluto pareggio tra maggioranza e opposizioni. Sempreché la situazione politica non precipiti prima, incassare un voto negativo sul testo in Parlamento non impedirebbe il successivo via libera in consiglio dei ministri: ma è chiaro che una riforma di così vasta portata approvata solo dalla metà delle forze politiche, e magari impallinata dai comuni, rischierebbe di depotenziarne significativamente il valore. Senza scordare che lo stesso percorso attende nelle settimane successive altri testi attuativi del federalismo, a cominciare dal fisco regionale e dai costi standard sanitari.

Le maggioranze variabili anche nelle commissioni parlamentari, e soprattutto in quelle della Camera, sono del resto il primo problema da risolvere per la maggioranza per quanto riguarda il cammino di tutti i provvedimenti già in cantiere in Parlamento come di quelli che potrebbero arrivare se il "Berlusconi quater" tirerà avanti. Sulla giustizia, ad esempio, non solo in attesa di valutare gli effetti della prossima sentenza della Consulta, sono stati lasciati in stand by tutti i ddl più spinosi: processo breve, lodo Alfano costituzionalizzato, intercettazioni telefoniche, lo stesso processo penale. Solo il definitivo chiarimento sulla situazione politica complessiva permetterà di conoscerne i destini.

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Tags Correlati: Camera dei deputati | Campania | Consiglio dei Ministri | Corte Costituzionale | Federalismo | Montecitorio | Riforma | Sandro Bondi | Senato | Udc

 

L'incertezza legislativa, insomma, è massima in queste giornate. Forse da domani il quadro sarà almeno in parte più chiaro dopo le conferenze dei capigrupo della Camera e del Senato. I calendari delle due assemblee sono interamente da decidere, ma non senza pesanti ombre. A Montecitorio, ad esempio, si deciderà sul voto di sfiducia al ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi. Ma allo stesso tempo verrà stabilita la data di voto sul biotestamento, altro tema che spacca i partiti e su cui il centrodestra sta cercando di scavare fossati nel terzo polo, tra i finiani del Fli e l'Udc.

Non meno complicato si annuncia il quadro al Senato. Col decreto milleproroghe che avvia il suo cammino in commissione Affari costituzionali ma con affanni numerici per la maggioranza. E con altre leggi del Governo da tempo in naftalina e di cui si devono decidere presto le sorti: l'anticorruzione, che tutti vogliono ma che nessuno approva, è l'esempio più lampante delle riforme fallite.

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